Il ricorso al vaccino è in calo e difficile è anche dare
un guidizio sulla vicenda. Potrebbe sembrare una pessima notizia, ma andando
poi ad approfondire la cosa e ad indagare con cura, si scopre che le mamme più
restie a vaccinare i propri figli sono proprio quelle armate di maggiore
istruzione e, spesso, che lavorano proprio nella sanità. Particolare da non
sottovalutare nella maniera più assoluta, anche se non certo da prendere in
considerazione come una verità. Insomma, il tema è dibattuto e il Ministero
chiede di non abbassare mai la guardia e di tenere alta la memoria del passato.
Ma le coperture vaccinali nazionali contro la poliomielite, il tetano, la difterite
e l’epatite B scendono al di sotto del 95%, la soglia minima prevista dal Piano
Nazionale prevenzione vaccinale 2012-2014.
A fronte di questo calo vaccinale, iniziato in alcuni casi già negli anni scorsi, un’analisi scientifica svolta nel 2012 dalla Regione del Veneto ha indagato le motivazioni alla base della mancata vaccinazione. Il Report, intitolato “Indagine sui Determinanti del Rifiuto dell’ Offerta Vaccinale nella Regione Veneto”, ha effettuato una ‘fotografia’ dettagliata, a livello regionale, relativa principali fasce di popolazione che rientrano nelle percentuali di chi non aderisce alla vaccinazione. Con un questionario online e a libero accesso, gli esperti hanno effettuato l’analisi di un campione rappresentativo di genitori di bambini vaccinati e non vaccinati in sei ULSS regionali e in parte anche nel territorio al di fuori della Regione Veneto.
Tra i genitori che non hanno vaccinato uno o più
figli ci sono spesso madri di età superiore ai 30 anni e con titolo
universitario, che sono solite utilizzare internet e talvolta impiegate in
ambito sanitario, mentre meno frequentemente vi sono madri di età inferiore ai
30 anni e di professione operaie oppure casalinghe. Riguardo alle motivazioni
alla base della scelta di non vaccinare, vi è sovente l’idea che seguendo stili
di vita sani si possano evitare le malattie senza che il bambino si vaccini.
Tale idea non è supportata dalla medicina e dalle evidenze scientifiche, dato
che uno stile di vita sano non è sufficiente a proteggere il bambino dalle
infezioni, data la virulenza degli agenti patogeni in gioco.A fronte di questo calo vaccinale, iniziato in alcuni casi già negli anni scorsi, un’analisi scientifica svolta nel 2012 dalla Regione del Veneto ha indagato le motivazioni alla base della mancata vaccinazione. Il Report, intitolato “Indagine sui Determinanti del Rifiuto dell’ Offerta Vaccinale nella Regione Veneto”, ha effettuato una ‘fotografia’ dettagliata, a livello regionale, relativa principali fasce di popolazione che rientrano nelle percentuali di chi non aderisce alla vaccinazione. Con un questionario online e a libero accesso, gli esperti hanno effettuato l’analisi di un campione rappresentativo di genitori di bambini vaccinati e non vaccinati in sei ULSS regionali e in parte anche nel territorio al di fuori della Regione Veneto.
Un altro elemento da considerare consiste nel fatto che le nuove generazioni non hanno avuto esperienza di alcune delle più severe e diffuse epidemie di malattie infettive, tra cui ad esempio la poliomielite, che è oggi assente, a parte rari casi e non nel nostro Paese. Così in qualche modo, si è persa la memoria di queste epidemie.
Inoltre, anche dai dati della Relazione Sanitaria 2014 (svolta dal Dipartimento di Prevenzione della ULSS n. 20 di Verona), emerge la tendenza a ritardare l’inizio del ciclo vaccinale, con il raggiungimento di coperture soddisfacenti soltanto dopo il sesto mese di vita del bambino: si tratta di un aspetto da non sottovalutare tenendo conto che alcune malattie infettive possono avere esiti fatali soprattutto nei bambini piccolissimi.
Eppure, secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale
della Sanità, nel 2014 l’Italia ha presentato il maggior numero di casi
di morbillo, pari a 1676, con un’incidenza pari a 28,1 persone su
un milione, come riportato dall’European Center for Disease Prevention and
Control). In questa occasione, è importante ricordare che
le Istituzioni, in particolare l’Istituto Superiore di Sanità (Iss) insieme al
Ministero della Salute, richiamano con forza l’attenzione sull’importanza della
vaccinazione, nei tempi previsti, non solo per proteggere se stessi ma anche
per proteggere gli altri, garantendo la cosidetta immunità di gregge –
si legge in un commento dell’Iss - una sorta di ombrello che ripara la
collettività da numerose malattie infettive.
È importante rimarcare che “come tutti i farmaci, anche i vaccini possono causare effetti indesiderati, ma questi sono, nella maggior parte dei casi, di lieve entità e transitori”, si legge in una nota online del Ministero della Salute. “Eventi avversi più seri si manifestano solo molto raramente (un caso ogni migliaia o milioni di dosi somministrate)”.
In ogni caso bisogna considerare le controindicazioni (temporanee o definitive) e valutare situazione per situazione, spiega il Ministero della Salute, che ricorda che “le vaccinazioni hanno consentito di salvare milioni di vite e di prevenire innumerevoli casi di malattie e di complicazioni che possono avere esiti fortemente invalidanti, tanto nei paesi industrializzati quanto in quelli in via di sviluppo”.
Sempre nella nota del Ministero si legge inoltre che “un reale rapporto causa-effetto tra lesioni invalidanti e vaccinazioni è stato dimostrato soltanto nel caso dell’associazione tra vaccinazione antipoliomielitica orale (OPV) e polio paralitica associata a vaccino”.
È importante rimarcare che “come tutti i farmaci, anche i vaccini possono causare effetti indesiderati, ma questi sono, nella maggior parte dei casi, di lieve entità e transitori”, si legge in una nota online del Ministero della Salute. “Eventi avversi più seri si manifestano solo molto raramente (un caso ogni migliaia o milioni di dosi somministrate)”.
In ogni caso bisogna considerare le controindicazioni (temporanee o definitive) e valutare situazione per situazione, spiega il Ministero della Salute, che ricorda che “le vaccinazioni hanno consentito di salvare milioni di vite e di prevenire innumerevoli casi di malattie e di complicazioni che possono avere esiti fortemente invalidanti, tanto nei paesi industrializzati quanto in quelli in via di sviluppo”.
Sempre nella nota del Ministero si legge inoltre che “un reale rapporto causa-effetto tra lesioni invalidanti e vaccinazioni è stato dimostrato soltanto nel caso dell’associazione tra vaccinazione antipoliomielitica orale (OPV) e polio paralitica associata a vaccino”.
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