venerdì 13 novembre 2015

In Italia la spesa sanitaria diminuisce ancora. E si allarga la forbice con l’Ue


“In Italia dunque si spende in sanità decisamente meno rispetto ai Paesi europei più direttamente confrontabili con il nostro Paese e i divari stanno crescendo nel tempo”. È quanto emerge dall’analisi dell’X Rapporto Meridiano Sanità della European House Ambrosetti presentato recentemente a Roma.
Il rapporto, come di consueto, ha scattato una fotografia delle performance sanitarie italiane ed europee mettendole a confronto attraverso il Meridiano Sanità Index. Quest’anno inoltre si è anche valutato come il contenimento della spesa sanitaria pubblica nel tempo ha compromesso le performance del sistema sanitario nazionale. E i dati, infatti, non sorridono, rispetto all’anno scorso l’Italia rispetto ai paesi dell’Ue 14 ha perso una posizione (dal 9° al 10° posto). Un peggioramento che dello stato di salute che se unito all’evoluzione del quadro demografico ed epidemiologico rischiano di portare la spesa sanitaria pubblica al 9,9% del Pil nel 2050 (la previsione dello scorso anno era di 9,5% del pil al 2050).
Il Meridiano Sanità Index - che valuta 4 diversi ambiti - mostra come il Paese ha ottenuto: ‒ performance superiori alla media europea nell’area “Stato di salute della popolazione”, sebbene ci siano criticità legate ai fattori di rischio per i bambini (obesità e sedentarietà) e all’aspettativa di vita in buona salute; ‒ performance in linea con la media europea nelle aree “Efficienza e appropriatezza dell’offerta sanitaria” e “Qualità dell’offerta sanitaria e responsiveness del sistema”; ‒ performance nettamente inferiori alla media europea per l’area “Capacità di risposta ai bisogni di salute” che monitora i tassi di copertura vaccinale (per bambini e anziani) e il tasso di copertura degli screening, il consumo di farmaci innovativi e i posti letto per long term care.
Le criticità maggiori riguardano i fattori di rischio per i bambini e l’aspettativa di vita in buona salute che è in calo. Aree nebulose anche per il tasso di copertura delle vaccinazioni, l’accesso alle innovazioni farmaceutiche, i posti letto nelle Rsa. Negativo anche il dato sul consumo di antibiotici, sulla soddisfazione dei pazienti e sull’informatizzazione.
I dati sulla spesa sanitaria che permettono di fare confronti internazionali - quelli pubblicati dall’OCSE nel report Health Statistics 2015 - fissano la spesa sanitaria pro capite totale (pubblica e privata) in Italia a quota 2.355 euro (valore espresso a parità di potere d’acquisto, anno 2013). Il confronto con la Germania, la Francia e il Regno Unito e con la media europea (UE- 14) evidenzia un divario molto rilevante, compreso tra il 13% con il Regno Unito e oltre il 51% con la Germania. Se questa fotografia fosse stata scattata nel 1990 la situazione sarebbe stata molto diversa, con la spesa pro capite degli italiani superiore del 25% rispetto a quella inglese, pressoché allineata a quella francese e inferiore a quella tedesca del 25%, la metà rispetto ad oggi.
“Le criticità riscontrate – si legge nel report -, se non adeguatamente affrontate rischiano di compromettere anche lo stato di salute futuro della popolazione. A fronte della performance media dell’Italia nel confronto europeo, si registrano forti difformità a livello regionale”. Il Meridiano Sanità Regional Index mostra che ci sono aree di indagine in cui le disomogeneità regionali sono più accentuate che in altre. Ad esempio, per quanto riguarda l’area dell’”Equità e della Capacità di risposta ai bisogni di salute”, ossia la dimensione che più ci penalizza rispetto ad altri Paesi europei, il livello di difformità è il maggiore registrato. Questo indica che la performance media nazionale viene drasticamente ridimensionata dalle Regioni del Sud che sui temi della prevenzione, di gestione degli anziani e delle cronicità e della equità del sistema devono compiere molti passi in avanti. C’è una relazione molto forte tra la ricchezza di una Regione (PIL pro-capite), le risorse che essa destina al settore della Salute e i risultati di performance che il sistema sanitario pubblico ottiene.
Insomma, un’altra leggenda metropolitana viene sfatata. In Italia la sanità non è sovrautilizzata, piuttosto il contrario. Un dato sul quale fare una profonda analisi.

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