Per il 10% degli italiani
ci sono gravi privazioni

Il Commissario europeo Tonio Borg ha dichiarato a questo
proposito: “Le disuguaglianze negli ultimi anni nell’Unione Europea si sono
ridotte. Questo è incoraggiante. Ma il nostro obiettivo resta sempre quello di
procedere nella riduzione del gap ancora presente per la salute tra diversi
gruppi sociali e tra le diverse aree. La nostra azione per superare le
disuguaglianze in termini di accesso alle cure deve essere una priorità diffusa
a tutti i livelli”.
Il Report focalizza la sua attenzione soprattutto sulle
cause della perdurante disuguaglianza nell’accesso alle cure analizzando
diversi fattori sociali come le disparità presenti in alcuni contesti nelle
condizioni di vita quotidiane, il reddito, i livelli di educazione e
l’incidenza del fenomeno della disoccupazione sulle rinunce che vanno a scapito
della tutela della salute.
E’ interessante ad esempio il dato relativo all’aspettativa
di vita distinto per livelli di educazione nei diversi Stati membri. Nel 2010,
ad esempio, sono stati intervistati campioni di trentenni più o meno colti e la
risposta è stata assai differenziata: la stima infatti nei diversi Paesi
variava da tre a diciassette anni (mentre per le donne il gap era più contenuto
e cioè da 1 a 9), con una speranza di vita molto più bassa per le persone con
un background culturale meno forte.
Nello scorso mese di febbraio, la Commissione ha adottato il
documento “Investire in salute”, che rafforza il legame tra le politiche
dell'UE per la salute e le riforme nazionali dei sistemi sanitari finalizzate a
investimenti intelligenti per i sistemi sanitari sostenibili, investire nella
salute delle persone e investire nella riduzione delle disuguaglianze.
Il Programma europeo per la Salute, la coesione e dei fondi
strutturali, oltre ai fondi per la ricerca e l’innovazione (Horizon 2020) sono
tutti strumenti in grado di sostenere gli investimenti in salute in tutta
l’Unione europea. Italia inclusa, ovviamente.
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