venerdì 17 luglio 2015

Nel Lazio è vero allarme “alcool” tra i giovani

Che l’attuale sia un periodo di grande sofferenza per i giovani è un dato di fatto. Dopo l’overdose di effimero che ha nutrito gli adolescenti degli anni ’90 e duemila, il tentativo di raddrizzare una barca ingovernabile come è il cervello quando non ha il timone fermo non è per nulla semplice. Ad aiutare questo tentativo è arrivata, seppure in ritardo, l’attuale crisi che ha portato molti a rimettere piede sulla terra. Ma per risistemare il tutto dubito che ci si possa attendere grandi miglioramenti già nei prossimi anni, sempre sperando che i danni causati non siano ormai irrisolvibili. Per analizzare lo stile di vita, l’assetto psicologico e il consumo di bevande, la Fondazione Italiana Ricerca in Epatologia (FIRE – Onlus) ha elaborato e somministrato lo studio ‘Alcol e giovani’ sull’impatto dell’alcol negli adolescenti nella regione Lazio, che ha visto coinvolto un campione di 2700 ragazzi iscritti ai Licei di Roma, Frosinone e Latina di età compresa tra i 14 ed i 19 anni. Alimentazione ipercalorica, ricca in grassi e povera in fibre, uso inadeguato di bevande alcoliche sia per quanto riguarda la quantità di etanolo che la modalità di assunzione: così stanno diventando le abitudini degli adolescenti in Italia negli ultimi decenni.
Il progetto è stato reso possibile grazie al contributo della Fondazione Roma, da sempre attiva nel settore della Sanità e della ricerca scientifica su più linee di intervento, dalla ricerca in campo medico a quella in ambito socio-economico.
“La Fondazione Roma - ha dichiarato il Presidente Emmanuele Francesco Maria Emanuele - fin da subito, ha deciso di sostenere questo studio sugli adolescenti della Regione Lazio, vista la priorità della tematica, che lo rende unico nel suo genere. Abbiamo il dovere di supportare i nostri giovani di oggi, che saranno i nostri uomini del domani, per orientarli verso il tempo della maturità e della responsabilità, ma anche per accompagnarli a vivere i momenti di divertimento e di tempo libero in modo sano e consapevole”.
“I dati emersi dallo studio danno un quadro ben preciso della situazione dei nostri adolescenti: lo stile di vita è ad alto rischio, cattiva alimentazione da una parte e tendenza a bere troppo e in maniera concentrata. Si sta verificando un drammatico incremento del ‘binge drinking’, vere e proprie "abbuffate alcoliche" in un intervallo di tempo minimo, spesso un’unica serata, con lo scopo di ottenere un’ubriacatura immediata nonché la perdita di controllo. Dallo studio emerge come la modalità “binge drinking” rappresenti un fattore di rischio importantissimo per lo sviluppo sia di problemi alcol-correlati che di alcol-dipendenza. E’ vero che sono ancora giovani, ma inculcare oggi nei nostri adolescenti un corretto stile di vita, è la sicurezza che domani non sia un calvario verso una vita di sofferenza e malattia”. Spiega Antonio Gasbarrini, Professore di Gastroenterologia ‘Università Cattolica del Sacro Cuore’ di Roma.
Una parte fondamentale dello Studio è stata riservata alla valutazione degli stili di vita, delle abitudini alimentari e delle conoscenze nutrizionali, allo scopo di prevenire malattie croniche sempre più diffuse nei Paesi industrializzati (obesità, diabete, malattie cardiovascolari e alcuni tipi di tumore). Il 60 % degli intervistati non è informato sulle proporzioni di cibo raccomandate (carboidrati, grassi, proteine) nella dieta, non ha conoscenze adeguate sul contenuto di grassi negli alimenti, non sa indicare correttamente le proporzioni di frutta e verdura che è consigliato consumare giornalmente e poco al corrente sul ruolo della fibra e gli alimenti che la contengono.
“L’educazione alimentare è l’educazione alla salute – precisa il professor Gasbarrini -. L’alimentazione è uno dei fattori che più incide sullo sviluppo, rendimento e produttività delle persone, nonché sulla loro qualità di vita e sulle loro condizioni psico-fisiche. Una dieta corretta può prevenire molte malattie. Sarebbe fondamentale realizzare un Progetto di educazione alimentare nelle scuole per creare consapevolezza sia negli alunni sia nelle loro famiglie.”

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