venerdì 3 luglio 2015

Secondo la Fnomceo tra 10 anni ci saranno almeno 25 mila medici disoccupati


Tempi duri per i medici. La scure governativa sulle spese della sanità non sono altro che uno dei problemi che investono il settore. Perché se fino a qualche decennio fa la professione medica era richiestissima per evidenti carenze di personale, oggi le università sfornano quotidianamente nuovi laureati in medicina che vanno ad ingolfare un settore ormai al collasso. “Se mettiamo a confronto il numero dei futuri laureati in medicina per anno con i posti disponibili per le specializzazioni mediche e il cfs in mg – lancia l’allarme la Fnomceo, ossia la Federazione degli ordini dei medici -, con le attuali disposizioni legislative, circa 2000/2500 laureati in medicina per ogni anno futuro non avranno opportunità di completare il percorso formativo post laurea e si può ipotizzare che nei prossimi 10 anni ci sarà una popolazione di circa 25.000 medici che non avranno possibilità di sbocchi occupazionali nel SSN”.
La Federazione resta dunque in attesa di una revisione dei criteri della programmazione del fabbisogno dei professionisti medici ritiene che la strada da percorrere sia ridurre il numero di accessi in medicina a 6.500 posti l’anno. Tutti numeri divulgati recentemente durante una conferenza sul tema in cui la Federazione ha evidenziato nero su bianco come Il numero dei contratti di formazione specialistica “non è assolutamente corrispondente alle reali necessità, né coerente con il numero dei laureati”.
Accesso a Medicina, Programma del Corso di Studi, Esame di Abilitazione, Programmazione: su tutti i fronti  la Fnomceo è decisa voltare pagina. E prende, nei confronti dei i giovani medici e delle Istituzioni, il forte impegno di fare della Formazione una sua priorità di governo. “È  una questione di giustizia – ha affermato la presidente della Fnomceo, Roberta Chersevani –. Non è giusto negare il futuro ai nostri giovani, costringendoli a perdere anni del loro percorso formativo, professionale, di vita. Comprendiamo le problematiche legate alla situazione finanziaria. Ma un paese che non investa sui giovani è un paese senza speranza. Non è più il tempo delle attese e dei rinvii: con estrema urgenza occorre invece garantire quelle opportunità di formazione - adeguate agli standard europei – che sono necessarie ai professionisti per poter svolgere con competenza il proprio ruolo all’interno dei Sistemi Sanitari e che sono indispensabili per assicurare cure di qualità ai cittadini”. Chersevani ha poi evidenziato come la presenza di Rossana Ugenti, Direttore generale delle professioni sanitarie e delle risorse umane del Servizio Sanitario Nazionale presso il ministero della Salute e Andrea Lenzi, Presidente della Conferenza Permanente dei Presidi dei Corsi Di Laurea in Medicina e Chirurgia, sia il “segnale forte di una grande collaborazione che da oggi deve vivere un nuovo punto di partenza”.
“Come ministero stiamo portando avanti un progetto pilota (legato ad un progetto europeo) che dovrebbe concludersi ad aprile 2016 per lavorare su una metodologia di analisi dei fabbisogni e vede la partecipazioni di tutte le professioni” ha affermato il Dg Ugenti. 
Ma forse il numero di 6.500 immatricolati l'anno è troppo basso. "Arrivare 6.500 immatricolati l’anno potrebbe rappresentare quasi una provocazione - ha detto Andrea Lenzi - Secondo me la cifra più vicina alla realtà è quella di avere 8000 immatricolati per avere la certezza di avere 7mila laureati e rispettare il turnover. Ma in ogni caso serve una programmazione europea, perché se i laureati italiani vanno a lavorare in Portogallo per esempio perché lì se ne formano di meno dobbiamo essere ricompensati”.

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