“La Relazione Salutare” metterà in evidenza il potenziale
del lavoro di chi a titolo gratuito assiste i malati
Nel mondo della sanità in questi giorni si parla soprattutto
di precari e di volontariato. Sarà forse il segnale palese di una situazione di
diffusa difficoltà gestionale? O semplicemente ci stiamo fasciando la testa
prima di cadere? Al di là della chiara volontà di arginare criticità che sono
ormai parte del sistema, andrebbe comunque fatta una riflessione sullo stato
attuale prima di trovare soluzioni realmente praticabili.
In questi giorni la proposta di decreto della Presidenza del
Consiglio dei Ministri per stabilizzare i precari della sanità è al centro del
confronto che il Sottosegretario di Stato alla Salute, Paolo Fadda ha avuto con
tutti i sindacati del comparto sanità, tra i quali anche le rappresentanze di
medici e di altra dirigenza.
“La priorità – afferma il Sottosegretario Fadda
- è data dalla considerazione che si
affronta la delicata, importante e strategica questione delle lavoratrici e dei
lavoratori precari dipendenti del Servizio Sanitario Nazionale per la duplice
seguente considerazione:
- La prima che
è giusto affrontare, in forma unitaria e radicale il problema di una generazione di
professionisti e di operatori che da anni, con rapporti di lavoro precario,
garantiscono, con competenza e generosità, prevenzione, cura, riabilitazione e
ricerca nelle aziende e istituzioni
sanitarie;
- La seconda è
che, finalmente, per medici ed altre professionalità laureate, è possibile
offrire una soluzione certa per tentare di uscire dal
tunnel del precariato”.
Ma se bisogna parlare di generosità, allora è il caso di
segnalare cosa sta accadendo nel mondo del volontariato che tanto supporto dà
nelle corsie di tutta Italia.
«Abbiamo puntato a mettere al centro il valore aggiunto che
il volontariato porta: la relazione con il malato come fattore che anche la
medicina ritiene sempre più decisiva nei percorsi di cura e guarigione», spiega
il direttore di Vita Giuseppe Frangi.
Il Volontariato nella Sanità ha acquisito in questi anni
un’importanza sempre maggiore:
a) in termini numerici (volontari e addetti nelle
istituzioni sanitarie non profit);
b) come produttore di relazioni fondamentali persino (come è
riconosciuto da tante ricerche scientifiche) nelle terapie;
c) come soggetto e motore di processi di
de-ospedalizzazione.
È un ambito in forte espansione che vede attivi oggi in
Italia 340.000 volontari impegnati, 11mila associazioni e istituzioni sanitarie
non profit che danno lavoro a 158mila addetti. Insomma, sono numeri importanti
in termini di efficienza per una struttura così complessa come il nostro
sistema sanitario nazionale.
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