domenica 4 gennaio 2015

Spunta la sindrome di Munchausen, quando la mamma chiede attenzioni


La continua evoluzione della specie umana porta ad una sempre più approfondita analisi della ricerca e della scienza. Ad esempio, è recente la consapevolezza dell’esistenza di una nuova sindrome per secoli non contemplata. Si tratta della cosiddetta sindrome di Munchausen, ossia la presa in carico di un malessere di vivere da parte di alcune mamme che, richiamando l’attenzione su presunte malattie dei propri figli, pongono su loro stesse i riflettori diventando protagoniste indirette. Anche perché oggi essere genitori, accettare cioè di mettere al mondo dei figli, è divenuto un peso e, spesso, una sofferenza insostenibile a causa di almeno quattro decenni di storia italiana in cui il concetto di “Famiglia”, e dei ruoli atavici che essa rappresenta e contiene, è stato mistificato, demolito, frainteso, demonizzato e reso vuoto di valore.
In questo contesto deviante e violento della società italiana, in cui anche il cosiddetto “femminicidio” è parte integrante di questa deriva, si sono fatte strada anche tipologie di sindromi patologiche, una volta rarissime o comunque poco o per nulla diagnosticate. Dopo i recenti fatti di questo ultimo decennio, nella realtà psichiatrica e psicologica di età pediatrica, si è affacciata la sindrome di Munchausen, “un disturbo psichiatrico in cui le persone colpite fingono la malattia od un trauma psicologico per attirare attenzione e simpatia verso di sé. A volte è anche conosciuta come sindrome da dipendenza dell'ospedale. Ma, nella fattispecie, la sindrome ha un’altra valenza in quanto riguarda l'ambito dei bambini". Così la psicoterapeuta Sabrina Ulivi spiega la radice di questo "malessere" che porta, spesso, ad esiti nefandi.

Dai dati relativi ad una recentissima ricerca condotta presso il Policlinico Gemelli, lo studio condotto su 751 bambini ha evidenziato il 2% di questo tipo di sindrome quasi completamente indotta dai genitori (soprattutto dalle madri) convincendo i bambini in questione a soffrire di "un qualcosa", di essere fragili o, comunque, bisognosi di cure mediche.
Un modello di rifiuto di sè che, a volte, sfocia drammaticamente nell’infanticidio mimetizzandosi dietro un malessere depressivo del genitore responsabile. In questa dinamica non esiste più alcuna distinzione tra distruggere se stessi o l’altro, non importa l’atto, qualunque cosa è solo pura distruzione. Thanatos o istinto di morte come ricordava Freud. Non dimentichiamo mai che la base di ogni atto aggressivo va ricercata nelle emozioni primarie di paura e/o dolore. L’incertezza muove la paura, l’indifferenza e la mancanza di affetti sentiti, muove il dolore. Quello che ci attanaglia in questo fine/inizio 2014-15 è un malessere di vivere che coinvolge la struttura basica della società: la Famiglia.

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