La continua evoluzione della specie umana porta ad una
sempre più approfondita analisi della ricerca e della scienza. Ad esempio, è
recente la consapevolezza dell’esistenza di una nuova sindrome per secoli non
contemplata. Si tratta della cosiddetta sindrome di Munchausen, ossia la presa
in carico di un malessere di vivere da parte di alcune mamme che, richiamando
l’attenzione su presunte malattie dei propri figli, pongono su loro stesse i
riflettori diventando protagoniste indirette. Anche perché oggi essere
genitori, accettare cioè di mettere al mondo dei figli, è divenuto un peso e,
spesso, una sofferenza insostenibile a causa di almeno quattro decenni di storia
italiana in cui il concetto di “Famiglia”, e dei ruoli atavici che essa
rappresenta e contiene, è stato mistificato, demolito, frainteso, demonizzato e
reso vuoto di valore.
In questo contesto deviante e violento della società
italiana, in cui anche il cosiddetto “femminicidio” è parte integrante di
questa deriva, si sono fatte strada anche tipologie di sindromi patologiche,
una volta rarissime o comunque poco o per nulla diagnosticate. Dopo i recenti
fatti di questo ultimo decennio, nella realtà psichiatrica e psicologica di età
pediatrica, si è affacciata la sindrome di Munchausen, “un disturbo
psichiatrico in cui le persone colpite fingono la malattia od un trauma
psicologico per attirare attenzione e simpatia verso di sé. A volte è anche
conosciuta come sindrome da dipendenza dell'ospedale. Ma, nella fattispecie, la
sindrome ha un’altra valenza in quanto riguarda l'ambito dei bambini".
Così la psicoterapeuta Sabrina Ulivi spiega la radice di questo
"malessere" che porta, spesso, ad esiti nefandi.
Dai dati relativi ad una recentissima ricerca condotta
presso il Policlinico Gemelli, lo studio condotto su 751 bambini ha evidenziato
il 2% di questo tipo di sindrome quasi completamente indotta dai genitori
(soprattutto dalle madri) convincendo i bambini in questione a soffrire di
"un qualcosa", di essere fragili o, comunque, bisognosi di cure
mediche.
Un modello di rifiuto di sè che, a volte, sfocia
drammaticamente nell’infanticidio mimetizzandosi dietro un malessere depressivo
del genitore responsabile. In questa dinamica non esiste più alcuna distinzione
tra distruggere se stessi o l’altro, non importa l’atto, qualunque cosa è solo
pura distruzione. Thanatos o istinto di morte come ricordava Freud. Non
dimentichiamo mai che la base di ogni atto aggressivo va ricercata nelle
emozioni primarie di paura e/o dolore. L’incertezza muove la paura,
l’indifferenza e la mancanza di affetti sentiti, muove il dolore. Quello che ci
attanaglia in questo fine/inizio 2014-15 è un malessere di vivere che coinvolge
la struttura basica della società: la Famiglia.
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