martedì 3 febbraio 2015

Uno studio Istat svela il “sommerso” della sanità italiana e traccia nuove prospettive

Si chiama Multiscopo ed ha venti anni l’indagine sulla salute che l’Istat ha pubblicato recentemente creando un patrimonio informativo ricco e importantissimo per le politiche sanitarie, e che permette di comprendere meglio le trasformazioni in atto nel Paese. Le nuove caratteristiche e dimensioni dell’abuso di alcol in Italia, la correlazione tra aumento della disabilità e l’invecchiamento della popolazione, il legame tra rischio di morire e livello di istruzione: si tratta di dinamiche essenziali per fotografare il quadro del nostro Paese e che l’Istat ha potuto misurare soltanto grazie alle sue indagini. Un sistema di rilevazioni che, dal 1993, costituisce uno spaccato per eccellenza del nostro paese per ampiezza dei temi trattati, accuratezza metodologica e campione raggiunto. Progettata per la produzione di dati sugli individui e sulle famiglie, l'indagine Multiscopo è diventata una miniera d'informazioni sulle trasformazioni della società italiana ed è stata dibattuta nel convegno dal titolo ‘Qualità della vita in Italia: vent'anni di studi attraverso l'indagine Multiscopo’, svoltosi presso la sede dell’Istat di Roma.


Tra gli ingredienti fondamentali introdotti dalla nuova metodologia la possibilità di documentare i fenomeni sociali e demografici, rendendo emerso ciò che è sommerso, e l’adozione un approccio per soggetti: bambini, anziani, disabili, donne e uomini si collocano al centro delle rilevazioni, con le loro specificità e i loro bisogni. Prende forma così una vera e propria rivoluzione informativa che coinvolge pienamente l’indagine sulle condizioni di salute, a carattere quinquennale. Vengono quindi valutati parametri diventati sempre più importanti: la percezione della salute, con il predittivo della mortalità che risulta fondamentale per misurare la qualità della sopravvivenza; disabilità; malattie croniche; ricorso e modalità del ricorso ai diversi tipi di servizi, medicina non convenzionale, uso di farmaci, giudizio sul funzionamento dei servizi sanitari.
Tra 2000 e 2010 si registra un definitivo consolidamento del sistema, che si arricchisce con indagini di ritorno su famiglie e disabili e con la prima ricerca relativa alla violenza sulle donne. E tra 2011 e 2014 vengono avviate nuove indagini speciali che si integrano nel sistema multiscopo:
- indagine sulla discriminazione per orientamento sessuale, genere, origine etnica (2011): omofobia, razzismo, stereotipi di genere e discriminazioni nel lavoro, nel percorso formativo, nel rapporto con i servizi, nell’accesso all’abitazione 
- indagine sull’integrazione sociale dei migranti (2012): benessere soggettivo confrontabile con gli italiani, condizioni di salute, contraccezione, storie lavorative, storie coniugali e riproduttive, storie migratorie, conoscenza lingua italiana, fruizione culturale , mass media, partecipazione sociale, vittimizzazione, discriminazione, intenzioni sulla permanenza in Italia 
- indagine sulla sicurezza delle donne ( 2014), con nuova edizione anche su migranti e disabili.
Un follow up che consente il salto di qualità è senza dubbio quello relativo a salute, ricoveri e mortalità.L’indagine sulla salute del 1999-2000, agganciata con sdo e cause di morte negli anni successivi, produce risultati rilevanti sulle disuguaglianze sociali in sanità. Prosegue poi l’aggiornamento dei dati e si estende alle due indagini successive e a quella della popolazione straniera per la prima volta rilevabile, sino a estendere il database anche alle prestazioni specialistiche e ai farmaci.
Senza la multiscopo sarebbe quindi stato impossibile giungere a una serie di conclusioni imprescindibili per immortale efficacemente la società italiana:
- Il calo delle nascite, la crescita dell’invecchiamento della popolazione, la crescita dell’occupazione femminile fanno sì che la famiglia sia sempre più stretta e lunga.
- Le nonne pilastro del sistema di welfare stanno diventando l’anello debole della catena: lavorano più a lungo, hanno genitori molto anziani non autosufficienti da accudire, e nipotini da accudire per sostenere figlie e nuore poco supportate ancora dai servizi all’infanzia.
E un fenomeno così discusso e studiato, come quello del binge drinking tra i giovani, sarebbe rimasto sommerso. Come non avremmo probabilmente colto che la disabilità sta crescendo in valore assoluto, ma diminuisce in termini relativi: questo perché essa cresce solo per effetto dell’invecchiamento della popolazione, calando al netto del fattore età. Nel 2000 le persone anziane con limitazioni funzionali erano quasi 2milioni, nel 2013 sono diventati 2milioni e mezzo, ma considerando il tasso standardizzato per età, la disabilità passa dal 22,0% al 19,8%.

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