Le
recenti dichiarazioni del ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, in una
trasmissione televisiva, fanno riflettere. La prima reazione potrebbe essere di
fastidio, ossia pensare che così si chiude sempre più la porta nei confronti
degli indigenti. Ma a bene vedere le cose non starebbero così. Anche perché
troppi sono i nodi ancora irrisolti della sanità italiana: dai tagli agli
sprechi, fino alla disorganizzazione e alle differenze tra le varie Regioni. Ma
tutto deve partire dall’informatizzazione della rete in maniera capillare,
eliminando le diseguaglianze che caratterizzano le varie aree geografiche
d’Italia. Un modello unico da seguire, questo serve, anche se applicarlo, lo sappiamo
bene, non è facile.
Anche perché, come ha rimarcato la Lorenzin, oggi uno dei problemi in sanità è
“far applicare la legge nazionale alle Regioni” ribadendo che “se le Regioni
non applicano le norme si mandano i commissari”.
Le polemiche con le Regioni, del resto, sono innumerevoli. Il ministro ha puntato il dito dichiarando che: “bisogna ammettere che c’è stato un fallimento del federalismo sanitario”, aggiungendo che “sono contraria ai tagli alla Stabilità. Le Regioni non possono auto tagliarsi le cifre che hanno annunciato. Motivo per cui è stato fatto un tavolo in cui sarò presente finalmente anch’io come Ministro per proporre delle alternative. Altrimenti non avremo la possibilità per il 2015 di poter introdurre delle novità” come il farmaco per l’epatite C e i nuovi Lea.
Sempre sulle Regioni il Ministro ha rivelato apertamente “di avercela con loro anche se nell’ultimo anno abbiamo lavorato bene insieme”. Il problema per il ministro è che "c’è un tasso di sprechi e inappropriatezze elevato ma non è che si può pensare che riducendo ancora i fondi si risolvono le cose”.
Ma il vero tema affrontato dal Ministro, secondo me, ha riguardato il caos dei Pronto soccorso. “C’è un abuso nell’utilizzo del Pronto Soccorso. Un’abitudine spesso impropria del cittadino di rivolgersi direttamente alla struttura anche per motivi inutili – ha sottolineato Lorenzin – e non sarei contraria a far pagare gli accessi inutili. Ci dovrebbe essere un ticket e con la tessera sanitaria tutti i dati sono noti”. Ma la questione è anche che “molto spesso il territorio non funziona. Ed è questo a cui stiamo lavorando”.
Sono d’accordo. Quello che dice è verissimo. Ma la mia domanda è quella semplice di ogni cittadino dotato di comprendonio: chi dice al malato che si rivolge al Pronto Soccorso perché sta male, se quello che ha non è una sciocchezza o piuttosto un problema grave? Non sarebbe dunque il caso di ristrutturare i Pronto Soccorso in 4 diverse aree, una per ogni codice con accessi diversi? O forse non sarebbe ancora meglio costringere i medici di base a consorziarsi e garantire gli studi aperti tutti i giorni dell’anno per smistare l’afflusso di pazienti ed indirizzarli loro stessi, con le dovute responsabilità del caso, verso i Pronto Soccorso soltanto in caso di effettivo bisogno?
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