Si è conclusa la Conferenza Stato-Regioni che ha convenuto
sull’importo di 2,352 miliardi da tagliare al fondo sanitario 2015, rinviando
però a nuova intesa (da adottare entro il prossimo 31 marzo) il dettaglio delle
misure da adottare per garantire i risparmi in sanità. Inoltre sono previsti
anche tagli per 285 milioni sull’edilizia sanitaria. Il tutto quindi porta la
cifra dei tagli per la sanità a quota 2,637 miliardi di euro. Sono state quindi
individuate misure di razionalizzazione ed efficienza della spesa del Sistema
sanitario nazionale ma al contempo al rafforzamento dei sistemi di monitoraggio
in ordine all’attuazione del Regolamento sugli standard ospedalieri. Le Regioni
e le province autonome potranno conseguire, comunque, il raggiungimento dell’obiettivo
finanziario intervenendo su altre aree della spesa sanitaria, alternative
rispetto a quelle individuate dall’intesa da sancire entro il 31 marzo
prossimo, ferma restando la garanzia del raggiungimento dell’equilibrio di
bilancio del proprio Sistema sanitario regionale, assicurando in ogni caso,
economie non inferiori a 2,352 miliardi di euro.
“Per un anno – ha ribadito – si può infatti accettare un
impegno di questo genere, ma tenendo conto della necessità di garantire nuovi
farmaci salvavita e i nuovi Lea definiti dallo stesso ministero della salute si
può tirare la corda solo nella prospettiva di tornare a lavorare per garantire
nel 2016 il livello di finanziamento previsto dal Patto per la Salute, o in
ogni caso, di dimensioni quantitative che consentano di far fronte alle due
esigenze che ho prospettato: Lea e farmaci salvavita”.
Da parte nostra, invece, resta il dubbio che i tagli alla
sanità pubblica non possono che andare a pesare sui cittadini più deboli, gli
unici che non possono ricorrere che al sistema sanitario nazionale per
affronatare i propri problemi di salute. Ci auguriamo, come Chiamparino, che
questa stretta creditizia si fermi soltanto al 2015, anche se già per molti non
sarà facile affrontare questi dodici mesi in maniera serena. Restiamo infatti
convinti che i tagli alla spesa pubblica dovrebbero riguardare altri sprechi e
non quelli legati ai diritti della popolazione da sempre vittima
dell’ingordigia di alcuni.
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