lunedì 9 marzo 2015

Lo “Sportello donna” del San Camillo deve continuare ad esistere

Esiste da cinque anni e mezzo il Centro di accoglienza al Pronto Soccorso dell'ospedale San Camillo di Roma. Ed esiste a ragion veduta, visto che in questi anni il centro ha dato assistenza ad oltre duemila donne vittime di violenza. La stragrande maggioranza sono italiane, sposate o conviventi, ma anche donne libere che spesso hanno detto basta a un rapporto che non volevano più. Sono soprattutto donne tra i 30 e i cinquantacinque anni. Madri di famiglia, studentesse ed anche pensionate. Sei su dieci hanno subito anche più di una forma di violenza. Donne che conoscono bene loro carnefici: sono i mariti, i conviventi, parenti e anche ex fidanzati; padri, fratelli e figli. Ma possono essere anche conoscenti stretti e colleghi di lavoro. Raramente l’aggressore è uno sconosciuto. E la maggioranza sono ancora sotto il giogo di chi le ha maltrattate.

Numeri ed esperienze che possono essere raccontate grazie al report dei cinque anni di attività condotto da Sportello Donna, un punto di riferimento per donne violate all’interno del Pronto Soccorso dell’azienda San Camillo-Forlanini di Roma. Un’oasi per quelle donne che vogliono uscire fuori da una situazione di prigionia fisica e psicologica, gestito da Be Free Cooperativa Sociale e finanziato dall’Azienda romana e sostenuto da Intervita We World. Un’ancora di salvezza importante, che però da luglio potrebbe però non esserci per mancanza di fondi.
Ecco quindi che per fare luce non soltanto su questo drammatico fenomeno e sollecitare le istituzioni alla massima attenzione verso le donne e quanti con enormi sforzi cercano di dare un supporto reale, ma anche trovare soluzioni per mantenere in vita lo sportello, è stato organizzato al San Camillo di Roma il convegno “Codice violenza” sui modelli di accoglienza per le donne vittime di violenza. Un incontro che il ministro della Salute Beatrice Lorenzin e la presidente della Camera Laura Boldrini hanno voluto sostenere con un messaggio chiaro che impegna ad un’azione continua prendendo in carico le vittime non solo da un punto di vista sanitario, ma anche psicologico e legale, per una cura delle persona nelle sua globalità.

Una risposta chiara. Per questo la minaccia di chiusura del centro ha visto il pronto intervento del governo con il nuovo piano nazionale antiviolenza che prevede un sostegno concreto alle persone vittime di violenze di genere e alle strutture che le supportano. Ad annunciare l’arrivo di un Dpcm, Giovanna Martelli, consigliere del presidente del Consiglio per le Pari Opportunità. Saranno stanziati 30 milioni di euro per il 2015 ripartiti per la presa in carico sul territorio, la formazione al personale e l’inserimento delle donne vittime di violenza nel mondo del lavoro. Sarà anche istituito all’interno Dipartimento Pari opportunità un Osservatorio per vigilare su fenomeno.

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