venerdì 27 marzo 2015

Venti storie su come i media raccontano la disabilità. Il rapporto della Fondazione Matteotti

Fino a cinquanta anni fa la disabilità era indice di vergogna. Tantissimi i casi, soprattutto nel nostro Meridione, nel quale il figlio affetto da patologie invalidanti veniva recluso in casa e reso oggetto di mistero agli altri perché considerato un segno punitivo del destino. Ci sono voluti anni, studi, ma soprattutto cinema e televisione, a far uscire di casa e far vivere diversamente la propria disabilità milioni di disabili, che finalmente hanno potuto esprimersi e far capire che l’accoglienza e la partecipazione possono fare miracoli.
Ora, la disabilità sta diventando una presenza che “pesa”. Ma pesa non più come macigno di cui liberarsi, piuttosto che ha valore, consistenza, efficacia. Il processo è lungo, la direzione incerta, gli esiti a volte discutibili ma, comunque, qualcosa sta cambiando. È questa la diagnosi emersa da “Disabilità e media”, il Rapporto della Fondazione Matteotti 2012 presentato a Roma, nella biblioteca della Camera dei Deputati che ha monitorato una serie di storie di disabilità raccontate da alcune delle maggiori testate nazionali di informazione di carta stampata e siti internet specializzati, cogliendo peculiarità, dati emergenti e trend  nelle modalità di rappresentazione dei diversamente abili da parte dei media.

Al centro del Rapporto 2012 - realizzato con il contributo della Fondazione Terzo Pilastro - Italia e Mediterraneo - ci sono le storie: disabilità e diversità, di conflitto, a volte di lotta, di solitudine e di solidarietà di scienza e anche di speranza, storie di ordinaria e straordinaria disabilità. “Un approccio che non intende, e non può, essere esaustivo o “scientificamente” rigoroso – si legge nel Rapporto – ma che è sembrato abbia il pregio dell’evidenza e dell’efficacia espositiva: che riesca, cioè a tratteggiare, grazie a poche ma qualificate testimonianze, un clima, un orizzonte, un discorso breve ma in qualche misura compiuto”.
 Il risultato è stato un percorso di venti storie di ordinaria e straordinaria disabilità, da cui emerge che quando i media si occupano di questo argomento, lo fanno soprattutto attraverso la voce di genitori o familiari, nel 65% dei casi posizionando l’articolo come taglio alto della sezione Cronaca e corredandolo con un’immagine dalla funzione evocativa.
Sono varie le storie di ordinaria e straordinaria disabilità emerse dal monitoraggio delle notizie. Si va dall’odissea di Esharef, alle prese con un trasporto pubblico inadeguato (Il Messaggero) alla storia di ordinaria follia del politico che buca le gomme dell’auto di un disabile (la Repubblica), dal coraggio di Manuel, ragazzo down diventato atleta di successo (Avvenire) alla seconda vita di Samuel, disabile dopo un incidente in moto che torna alla vita sociale grazie all’aiuto del padre (Corriere della sera).
Ma c’è anche la storia del regista Bernardo Bertolucci, disabile in sedia a rotelle che si rivolge al sindaco di Roma Gianni Alemanno dal blog “Diversamente affabile”, denunciando la non accessibilità ai disabili del Campidoglio come una mancanza di rispetto e una porta sbattuta in faccia a turisti e romani. Non solo storie di persone ma anche di luoghi, dalla piazza che ha visto le proteste dei disabili contro il taglio dei fondi (Il Mattino) al carcere, dove la condizione di disabile diventa ancora più drammatica (Superando.it).

E poi ci sono le storie tracciate dalla fotografia del Censis sulla disabilità in Italia (Quotidiano Sanità.it).

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