L’azienda sanitaria pontina mette a disposizione un sostegno per chi resta vittima del gioco. Ecco cosa dicono i nuovi decreti in materia

La distanza minima da scuole, ospedali e chiese è prima passata dai 500 ai 200 metri, ed infine è stata abolita. All'agenzia delle dogane e dei Monopoli spetterà verificare "possibili soluzioni tecniche" per impedire l'accesso per via telefonica o telematica al gioco per i minori di 18 anni. Inoltre nel decreto la "ludopatia" viene riconosciuta come una malattia vera e propria. A chi verrà diagnosticata saranno garantite cure gratuite e la sospensione di eventuali pignoramenti.
Le nuove regole, che entreranno in vigore dal prossimo anno, hanno già scatenato una serie di polemiche su più fronti. C'è chi si dice soddisfatto, chi ritiene invece che non siano sufficienti a mettere un freno a quella che è una vera e propria emergenza, chi vorrebbe che fossero ancora suscettibili di modifiche. Il passo più grande, al di là di tutto, è stato però l'aver riconosciuto la dipendenza dal gioco al pari di una malattia.
Apprendiamo da una scheda tecnica che il Gioco d'Azzardo Patologico (GAP) è una malattia mentale che è stata classificata dall'Associazione Psichiatrica Americana (APA American Psychiatric Association) all'interno dei "Disturbi del controllo degli impulsi" e che ha grande affinità con il gruppo dei Disturbi Ossessivo-Compulsivi (DOC) e soprattutto con i comportamenti d'abuso e le dipendenze.
Secondo gli esperti il fumo, l'alcol e il gioco d'azzardo rimangono un "vizio" finché non insorgono le caratteristiche tipiche della dipendenza e cioè la "tolleranza", ossia il bisogno di sempre più sostanza o più gioco per ottenere lo stesso livello di eccitamento; "l'astinenza" e che si traduce in nervosismo, ansia, tremori se si tenta di smettere e la "perdita di controllo" quale presunta capacità di poter smettere, senza riuscirci nella realtà.
I dati legati al gioco sembrano rappresentare lo specchio della disperazione, di una speranza di cambiar le cose con un colpo di spugna riposta nell'ignoto. Crollano i consumi alimentari, che secondo l'Istat nel 2010 hanno subito un ribasso notevole in quanto il 65,35% delle famiglie ha comprato meno cibo e il 13,6% ha diminuito anche la qualità, ma non si arrestano le spese per il gioco: dai 14,3 miliardi di euro del 2000, ai 24,8 del 2004, ai 47,5 del 2008, ai 79,9 miliardi del 2011. E per l'anno in corso si prevede che gli italiani si giocheranno una cifra pari a circa 130 miliardi.
L'approvazione del decreto arriva quasi in contemporanea con una comunicazione da parte della Asl di Latina inerente al Gioco D'Azzardo Patologico. L'azienda informa che presso il Centro di Salute Mentale di Latina e Sabaudia è possibile far fronte alle problematiche ad esso relative. Il servizio è rivolto a tutti coloro che ne sono coinvolti direttamente e ai loro famigliari.
Nel campione di pazienti trattato finora, il gioco d'azzardo prevalente, in relazione al quale si è andato strutturando un comportamento patologico compulsivo e di dipendenza, vede al primo posto per gli uomini con il 78% di preferenze, le slot machines, seguite dalle scommesse sportive (15%) e dal 7% che raggruppa Gratta&vinci, Poker on line e altro. Il 100% delle donne che sono ricorse ai due Centri di Salute mentale è invece dipendente dai Gratta&vinci.
Per conoscere meglio in cosa consiste la terapia applicata al Gioco d'Azzardo patologico abbiamo rivolto qualche domanda al referente di attività, il dottor Bruno Porcelli, psicologo e psicoterapeuta.
Da quanto è attivo il servizio?
"Abbiamo iniziato da qualche mese ad affrontare tale patologia e stiamo strutturando un percorso terapeutico. Esistono due "postazioni", Latina e Sabaudia, ma tutto fa capo al Distretto 2 Latina; siamo disposti anche ad accogliere pazienti di altri Distretti. Non c'è ancora un ambulatorio o personale dedicato, ma è un buon inizio".
Quante persone si sono rivolte finora a voi?
"Abbiamo avuto diversi contatti e segnalazioni. Alcuni avvengono tramite una telefonata, altri invece di persona, altri mediante i medici di famiglia. In tutto sono stati circa 70. Sono in cura più uomini che donne; queste ultime rappresentano all'incirca il 10% del totale. Da parte loro forse c'è più resistenza. Abbiamo persone che arrivano da Aprilia, Cisterna, Sezze, Terracina, Gaeta e, ripeto, siamo disponibili ad offrire sostegno a tutti".
In cosa consiste il vostro aiuto?
"L'approccio iniziale avviene attraverso un colloquio finalizzato all'accoglienza, al quale segue una serie di colloqui individuali con cadenza settimanale. Solo dopo questi il paziente è pronto per partecipare al gruppo di sostegno psicologico che attualmente tengo a Sabaudia ed è composto da una decina di pazienti".
La patologia legata al Gioco d'Azzardo è molto complessa in quanto sfocia in molteplici ambiti sociali...
"Le problematiche associate sono tante e non solo di carattere psico-fisico. Il gioco può condurre a comportamenti distruttivi, a disturbi gastrici, ansia, nervosismo e talora anche al suicidio. La cosa più importante è l'uso che si fa del denaro. Un giocatore solitamente attraversa diverse fasi: la ricerca del denaro, la perdita del denaro investito e i debiti che ne derivano. Quando si è usciti dal tunnel la prima cosa da fare è un ripianamento finanziario; funzionale in questo è la figura del tutor economico, che solitamente è un famigliare ma spesso è un esperto che mettiamo noi accanto al paziente. Serve insomma qualcuno che aiuti il soggetto in cura a non spendere più denaro e che indichi il modo più giusto e intelligente per ripianare i debiti. Gli vengono allora tolte le carte di credito e il soldi gli vengono dati giornalmente. La famiglia riveste un ruolo fondamentale nel percorso del giocatore, spesso sono proprio i famigliari a rivolgersi a noi. Attraverso loro forniamo un primo sostegno perché sono le persone di famiglia che possono motivare il paziente a venire. Di contro offriamo sostegno anche ai parenti; il gioco distrugge anche i rapporti e spesso porta al divorzio".
Cosa ne pensa dei nuovi decreti ministeriali sul gioco d'azzardo?
"L'idea di imporre una distanza tra scuole, ospedali e luoghi di culto, poi definitivamente abbandonata, è un mero fatto simbolico. Il ragazzo che esce da scuola e vuole andare a giocare ci va comunque. La distanza incide poco sul controllo del fenomeno. Ad incidere invece è la pubblicità, le norme che vietano la diffusione. Quello è l'aspetto su cui puntare per una vera prevenzione".
Ricordiamo i numeri e gli indirizzi ai quali rivolgersi per ottenere informazioni o fissare un appuntamento: Centro di Salute Mentale di Latina, Latina Fiori - Torrino 1, tel. 0773.6556505 (dalle ore 8 alle ore 20); Centro di Salute Mentale di Sabaudia, viale Conte Verde, tel. 0773.520891 (dalle ore 8 alle ore 14).
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