L’amianto è un problema nazionale, anzi, una vera e propria emergenza se si prendono in considerazione i dati relativi alle così dette patologie asbesto-correlate. E lo conferma anche l’impegno ormai assiduo del Ministero della Salute per cercare di individuare azioni comuni per dare luce a un problema rimasto per troppo tempo sotto traccia.
Sono proprio le parole del Ministro Balduzzi a trasmettere l’urgenza di produrre uno sforzo congiunto che riesca a coinvolgere anche i paesi europei: "In questi giorni - precisa Balduzzi, soffermandosi sulla dimensione internazionale del problema - abbiamo capito ancora meglio che un coordinamento sovranazionale è fondamentale e va tutelato, per esempio, difendendo e preservando il ruolo dell'Oms e delle istituzioni scientifiche correlate, pretendendo che esse appaiano e siano assolutamente indipendenti da portatori di interessi privati come i produttori di amianto, e mi farò carico di denunciare alla Direttrice generale Oms Margaret Chan le situazioni su cui ci sono dubbi che non dovrebbero esserci".
Il nostro Paese è stato, dal secondo dopoguerra fino al bando dell’amianto, avvenuto nel 1992, uno dei maggiori produttori e utilizzatori di amianto, con un consumo di oltre 3,5 milioni di tonnellate in questo arco di tempo. Le utilizzazioni hanno riguardato un amplissimo spettro di attività industriali, dalla cantieristica navale all’edilizia. Pur essendo la normativa italiana in tema di amianto tra le più avanzate in Europa e nel mondo, sono ancora presenti sul territorio nazionale diversi milioni di tonnellate di materiali compatti e molte tonnellate di amianto friabile in numerosi siti contaminati, di tipo industriale e non, tanto pubblici quanto privati.
Il Ministro assicura che il Piano nazionale amianto, obiettivo della II Conferenza Governativa sulle Patologie asbesto-correlate che si è svolta nei giorni scorsi, avrà strumenti e tempi certi: "Non saranno altre 200 pagine di analisi e prospettive, ma un piano di proposte di grande innovazione, come quella di utilizzare la fibulina come marcatore predittivo e quella di costituire una rete internazionale di banche dati di materiale biologico". E questo dovrebbe concretizzarsi in poche settimane: "Faremo subito una prima bozza condivisa con i Ministri Fornero e Clini, da inviare alla consultazione della Conferenza unificata e delle forze sociali. Entro Natale si può fare questo confronto e nei primi mesi del 2013 si può arrivare a un accordo operativo che abbia una tempistica chiara delle cose da fare".
Intanto già si parla di cifre: sono 23 i milioni stanziati dal Ministero della Salute e dovrebbero andare soprattutto a sostegno della prevenzione e del controllo delle malattie e della ricerca sui tumori rari come il mesotelioma pleurico, partendo questa volta da un punto fermo e cioè il necessario coinvolgimento di Centri di ricerca, Regioni ed Enti locali, parti sociali, Associazioni dei familiari delle vittime. Ed è questo l’unico modo per provare a sconfiggere i mali radicati nella nostra società: accerchiarli con un impegno condiviso e privato degli interessi di ciascuno.
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