Si può per risparmiare, chiudere i posti letto o addirittura (si veda l’USL di provincia) chiudere intere strutture, senza al contempo avere chiaro l’atto aziendale sanitario regionale, l’insieme di tutti gli atti aziendali delle ASL che integrano la rete?
Calando il problema su esempi concreti: dove e quanti sono i reparti di cardio-chirurgia? Dove e quanti di Urologia? Dove e quanti di Ortopedia?
Ma cosa dobbiamo fare per soddisfare le esigenze del cittadino risparmiando su quelle strutture più costose e fatiscenti?
A) Potenziare strutture sul territorio gli Ambulatori, i Day Hospital pubblici e privati, ad esempio attraverso un accordo con i collaboratori di analisi affinché possano ampliarsi in de-ambulatori medici, con la funzione di medici ospedalieri e di primo soccorso.
B) Trasformare gli ospedali in RSA e grandi pronto soccorso con assistenza di I° livello, pediatrie, ortopedie, oculistica e pronto soccorso al cittadino.
C) Le strutture convenzionate di riabilitazione e le RSA devono essere riordinate territorialmente, tenendo presente che gli anziani sono sempre di più.
E poi c’è la questione più delicata dell’assistenza domiciliare. Servono infermieri, medici, assistenti per integrare i servizi aggiuntivi della medicina, coordinando la consegna di pannolini, carrozzine, strumenti di monitoraggio. Il paziente a casa fa risparmiare la Regione, crea occupazione, ricolloca infermieri e medici dell’ospedale al territorio.
Il programma sanità/sociale deve partire dal paziente e puntare ad assisterlo nel suo domicilio.
Qquando si parla di sanità regionale bisogna fare delle distinzioni nette:
A) Specialistica/chirurgia/ DEA Azienda Ospedaliera
B) ASL Territorio/ Assistenza Territoriale;
C) Sociale: disabili, anziani, bambini non autosufficienti.
Sono argomenti che non possono essere assimilati e affrontati in modo trasversale e soprattutto sono ben lontani dalle problematiche interne.
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