mercoledì 2 ottobre 2013

Obesità fa rima con povertà

Il 10 ottobre l’ADI - Associazione Italiana di Dietetica e  Nutrizione Clinica organizza l’Obesity Day

Sono sconcertanti i dati diffusi dall’ADI - Associazione Italiana di Dietetica e  Nutrizione Clinica in vista della prossima giornata nazionale di sensibilizzazione al tema dell’obesità. Dati che ribaltano completamente l’associazione tra abuso di cibo e benessere economico e che vanno ben oltre l’indagine – ovviamente da tenere in massimo riguardo – rispetto ai danni alla salute di quello che non è soltanto un problema estetico ma una vera e propria patologia clinica.

L’ADI per questa tredicesima edizione dell’Obesity day ha voluto dare infatti risalto al sempre più preoccupante connubio che vede intrecciarsi la patologia dell’obesità ad una condizione di “povertà”.
L’indagine appena diffusa dimostra come nei paesi sviluppati l’obesità non interessi tutti i segmenti della popolazione nello stesso modo, ma sia più frequente nei quartieri degradati e tra i gruppi con minore livello di istruzione e di reddito. Il potere di acquisto che ha ciascuna famiglia incide dunque negativamente non solo sui comportamenti alimentari, ma anche sulle conseguenze che alimenti più ricchi di zuccheri e addizionati di grassi, spesso più economici e convenienti, hanno sul fisico.

Emblematico il caso degli Stati Uniti, dove un’alimentazione corretta è generalmente più costosa e dove vivere in immobili dal basso valore economico rappresenta un forte indicatore di rischio obesità. Lo stesso fenomeno si osserva anche nei paesi che stanno attraversando un periodo di transizione, come la Romania, dove l’obesità infantile è significativamente correlata allo stato socioeconomico.
Le cause di questo fenomeno spaventosamente diffuso sono lo stile di vita sedentario, le abitudini alimentari, il maggiore contenuto di grassi della dieta e il fatto che, ad esempio, i bambini obesi delle classi meno abbienti mangiano meno frutta.

Collegato all’Obesity Day, già da quattro anni, è attivo un Osservatorio sugli stili di vita e le abitudini alimentari (Osservatorio Fondazione ADI-NESTLE’), che ha l’obiettivo di educare i cittadini italiani alla scelta di un’alimentazione equilibrata. E la questione dell’aumento dei prezzi nel carrello della spesa è al centro dei risultati dell’ultima indagine dell’Osservatorio, dalla quale emerge che il 67% degli italiani, quando va al supermercato, fa molta attenzione alle offerte e confronta le proposte per individuare il prezzo più basso.

“Osserviamo una preoccupante predisposizione ad un acquisto conveniente a scapito di una valutazione ponderata della qualità organolettica e nutrizionale dei prodotti – commenta il Dott. Giuseppe Fatati, coordinatore scientifico dell’Obesity Day e dell’Osservatorio –. Per quanto possa essere inevitabile che in tempo di crisi gli italiani stringano la cinghia, è comunque necessario mantenere alta l’attenzione a corrette scelte alimentari per non compromettere la buona salute e non rinunciare alle proprie preferenze di gusto. Combattere la povertà può essere il migliore, se non l'unico, modo per fermare l'epidemia dell’obesità”.

A cura di Progetto Archimede

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