Il 10 ottobre l’ADI - Associazione Italiana di Dietetica
e Nutrizione Clinica organizza l’Obesity
Day
Sono sconcertanti i dati diffusi dall’ADI - Associazione
Italiana di Dietetica e Nutrizione
Clinica in vista della prossima giornata nazionale di sensibilizzazione al tema
dell’obesità. Dati che ribaltano completamente l’associazione tra abuso di cibo
e benessere economico e che vanno ben oltre l’indagine – ovviamente da tenere
in massimo riguardo – rispetto ai danni alla salute di quello che non è
soltanto un problema estetico ma una vera e propria patologia clinica.
L’ADI per questa tredicesima edizione dell’Obesity day ha
voluto dare infatti risalto al sempre più preoccupante connubio che vede
intrecciarsi la patologia dell’obesità ad una condizione di “povertà”.
L’indagine appena diffusa dimostra come nei paesi sviluppati
l’obesità non interessi tutti i segmenti della popolazione nello stesso modo,
ma sia più frequente nei quartieri degradati e tra i gruppi con minore livello
di istruzione e di reddito. Il potere di acquisto che ha ciascuna famiglia incide
dunque negativamente non solo sui comportamenti alimentari, ma anche sulle
conseguenze che alimenti più ricchi di zuccheri e addizionati di grassi, spesso
più economici e convenienti, hanno sul fisico.
Emblematico il caso degli Stati Uniti, dove un’alimentazione
corretta è generalmente più costosa e dove vivere in immobili dal basso valore
economico rappresenta un forte indicatore di rischio obesità. Lo stesso
fenomeno si osserva anche nei paesi che stanno attraversando un periodo di
transizione, come la Romania, dove l’obesità infantile è significativamente
correlata allo stato socioeconomico.
Le cause di questo fenomeno spaventosamente diffuso sono lo
stile di vita sedentario, le abitudini alimentari, il maggiore contenuto di
grassi della dieta e il fatto che, ad esempio, i bambini obesi delle classi
meno abbienti mangiano meno frutta.
Collegato all’Obesity Day, già da quattro anni, è attivo un
Osservatorio sugli stili di vita e le abitudini alimentari (Osservatorio
Fondazione ADI-NESTLE’), che ha l’obiettivo di educare i cittadini italiani
alla scelta di un’alimentazione equilibrata. E la questione dell’aumento dei
prezzi nel carrello della spesa è al centro dei risultati dell’ultima indagine
dell’Osservatorio, dalla quale emerge che il 67% degli italiani, quando va al
supermercato, fa molta attenzione alle offerte e confronta le proposte per
individuare il prezzo più basso.
“Osserviamo una preoccupante predisposizione ad un acquisto
conveniente a scapito di una valutazione ponderata della qualità organolettica
e nutrizionale dei prodotti – commenta il Dott. Giuseppe Fatati, coordinatore
scientifico dell’Obesity Day e dell’Osservatorio –. Per quanto possa essere
inevitabile che in tempo di crisi gli italiani stringano la cinghia, è comunque
necessario mantenere alta l’attenzione a corrette scelte alimentari per non
compromettere la buona salute e non rinunciare alle proprie preferenze di
gusto. Combattere la povertà può essere il migliore, se non l'unico, modo per
fermare l'epidemia dell’obesità”.
A cura di Progetto Archimede
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