mercoledì 16 ottobre 2013

Presentato a Roma il I Rapporto sui farmaci biologici e biosimilari

Serve una legge per evitare le differenze regionali e i ricorsi al TAR
Una delle soluzioni possibili per arginare i ricorsi al TAR e ridurre le evidenti differenze presenti sul nostro territorio nazionale potrebbe essere quella di garantire nel più breve tempo possibile la partecipazione delle Associazioni dei cittadini e dei pazienti nei processi decisionali che interessano l’assistenza farmaceutica. E’ questo, in estrema sintesi, il primo suggerimento da seguire dopo aver letto il “Rapporto nazionale sui farmaci biologici e biosimilari. L’acquisto e l’accesso nelle Regioni” realizzato da Cittadinanzattiva-Tribunale per i diritti del malato in collaborazione con Fare, Federazione delle Associazioni Regionali degli Economi e Provveditori della sanità.

“L’obiettivo del Rapporto è quello di sistematizzare le tantissime informazioni esistenti sul tema, favorire il confronto tra i diversi stakeholder a partire dalle Associazioni dei pazienti, le Società scientifiche e le Aziende Sanitarie” , spiega Tonino Aceti, coordinatore nazionale del Tribunale per i diritti del malato - Cittadinanzattiva , puntando il dito sulle distorsioni e criticità, con un approccio sempre costruttivo visto che lo scopo di questo studio è quello di offrire alle Istituzioni un quadro chiaro sulla base del quale prendere provvedimenti specifici e adeguati.

Ed è proprio il fatto che i farmaci biologici e biosimilari siano regolati dai TAR a creare le maggiori difficoltà sia in termini di difformità, visto che le normative regionali non sono certo uguali, sia – proprio per l’assenza di uno standard – in termini di spesa e di diritto alla salute, per ciò che riguarda la continuità terapeutica e il diritto alla personalizzazione del trattamento dei pazienti.

Bisogna però precisare che la tendenza, in ambito normativo, pur favorendo l’apertura nelle gare alla concorrenza, richiama alle necessarie garanzie di continuità terapeutica e alla necessità di supportare le decisioni di gara con solide basi scientifiche.  Nonostante tutto a dominare è sempre l’interesse economico. In alcuni casi, come per il Friuli Venezia Giulia, Trentino Alto Adige e Veneto, vengono indicati specifici obiettivi di consumo (in Veneto si stabilisce che la percentuale di confezioni di farmaci biosimilare distribuite deve essere uguale o superiore al 60%).

E c’è poi un problema di trasparenza: all’interno dei siti web regionali e aziendali non è sempre facile o addirittura possibile trovare tutte le informazioni sulle procedure di gara. Ma su questo aspetto potrebbe essere risolutiva la Legge 33 del 14/3/2013 che introduce il meccanismo del riepilogo annuo sulle procedure attuate. Per tutto le altre problematiche serve invece un intervento normativo ulteriore, oltre che una maggiore attenzione alle esigenze provenienti da chi ogni giorno rivendica il proprio diritto alla salute.

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