Serve una legge per evitare le differenze regionali e i
ricorsi al TAR
Una delle soluzioni possibili per arginare i ricorsi al TAR
e ridurre le evidenti differenze presenti sul nostro territorio nazionale
potrebbe essere quella di garantire nel più breve tempo possibile la
partecipazione delle Associazioni dei cittadini e dei pazienti nei processi
decisionali che interessano l’assistenza farmaceutica. E’ questo, in estrema
sintesi, il primo suggerimento da seguire dopo aver letto il “Rapporto
nazionale sui farmaci biologici e biosimilari. L’acquisto e l’accesso nelle
Regioni” realizzato da Cittadinanzattiva-Tribunale per i diritti del malato in
collaborazione con Fare, Federazione delle Associazioni Regionali degli Economi
e Provveditori della sanità.
“L’obiettivo del Rapporto è quello di sistematizzare le
tantissime informazioni esistenti sul tema, favorire il confronto tra i diversi
stakeholder a partire dalle Associazioni dei pazienti, le Società scientifiche
e le Aziende Sanitarie” , spiega Tonino Aceti, coordinatore nazionale del
Tribunale per i diritti del malato - Cittadinanzattiva , puntando il dito sulle
distorsioni e criticità, con un approccio sempre costruttivo visto che lo scopo
di questo studio è quello di offrire alle Istituzioni un quadro chiaro sulla
base del quale prendere provvedimenti specifici e adeguati.
Ed è proprio il fatto che i farmaci biologici e biosimilari siano
regolati dai TAR a creare le maggiori difficoltà sia in termini di difformità,
visto che le normative regionali non sono certo uguali, sia – proprio per
l’assenza di uno standard – in termini di spesa e di diritto alla salute, per
ciò che riguarda la continuità terapeutica e il diritto alla personalizzazione
del trattamento dei pazienti.
Bisogna però precisare che la tendenza, in ambito normativo,
pur favorendo l’apertura nelle gare alla concorrenza, richiama alle necessarie
garanzie di continuità terapeutica e alla necessità di supportare le decisioni
di gara con solide basi scientifiche. Nonostante
tutto a dominare è sempre l’interesse economico. In alcuni casi, come per il
Friuli Venezia Giulia, Trentino Alto Adige e Veneto, vengono indicati specifici
obiettivi di consumo (in Veneto si stabilisce che la percentuale di confezioni
di farmaci biosimilare distribuite deve essere uguale o superiore al 60%).
E c’è poi un problema di trasparenza: all’interno dei siti web
regionali e aziendali non è sempre facile o addirittura possibile trovare tutte
le informazioni sulle procedure di gara. Ma su questo aspetto potrebbe essere
risolutiva la Legge 33 del 14/3/2013 che introduce il meccanismo del riepilogo
annuo sulle procedure attuate. Per tutto le altre problematiche serve invece un
intervento normativo ulteriore, oltre che una maggiore attenzione alle esigenze
provenienti da chi ogni giorno rivendica il proprio diritto alla salute.
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