mercoledì 30 ottobre 2013

Cure senza frontiere: da oggi si può?

Il 25 ottobre è entrata in vigore la Direttiva europea sulle cure transfrontaliere che assicura a tutti i cittadini della Ue la possibilità di scegliere in quale Stato curarsi. L’Italia emanerà il decreto di attuazione entro il 4 dicembre. Ma a che punto siamo oggi nel nostro Paese e negli altri Stati membri? Sui rischi e le opportunità da cogliere, ne hanno discusso Cittadinanzattiva-Tribunale per i diritti del malato, insieme a numerosi interlocutori istituzionali, nel corso dell'evento "Cure senza frontiere; da oggi si può?", durante il quale è stata data particolare evidenza ai rischi economici e ai possibili contenziosi per il rimborso.
“Un decreto legislativo che colga l’occasione per ridurre le differenze a livello regionale e che, in primo luogo, garantisca l’assistenza diretta ai cittadini per evitare che la Direttiva sulle cure transfrontaliere diventi una opportunità solo per ricchi. E soprattutto chiediamo un atto formale di coinvolgimento della nostra associazione nell’implementazione della Direttiva”, è quanto ha chiesto oggi Tonino Aceti, coordinatore nazionale del Tribunale per i diritti del malato-Cittadinanzattiva nel corso dell’evento promosso dalla associazione.

“La Direttiva ha un impianto positivo, e può diventare uno strumento non solo per curarsi viaggiando, ma per pretendere che in ogni luogo di cura, in ogni Stato, Regione o Asl, ci sia la possibilità di avere uguali diritti all’accesso alle cure, all’informazione alla libera scelta, alla innovazione, alla qualità e sicurezza delle cure, al reclamo. È una sfida dunque per tutti, e lo è anche per l’Italia che deve rendere fruibili ai cittadini, e non solo agli addetti ai lavori, i dati sulla qualità e la sicurezza delle strutture, contenuti ad esempio nel programma Esiti di Agenas e nello stesso Audit civico del nostro Tribunale per i diritti del malato”.
In Italia, mentre procede l’iter per il decreto legislativo di attuazione della Direttiva, è stato attivato il Punto di Contatto Nazionale (PCN), presso il Ministero della Salute, che in realtà ancora non è attivo e manca una pagina internet dedicata. Stesso discorso vale per i punti di contatto regionali, che sembrerebbero previsti in Veneto, Liguria, Trento e Valle d’Aosta.
Dalla rilevazione effettuata tramite le associazioni europee aderenti alla rete europea di Cittadinanzattiva, ACN (Active citizenship network), risulta che sono in discussione leggi nazionali di applicazione della direttiva in Austria, Croazia, Estonia, Francia, Malta, Norvegia. La Germania ha affermato che non farà una legge ad hoc, perché molte delle previsioni della Direttiva sono già contenute in altre leggi o atti vigenti.
Il punto di contatto nazionale è per il momento attivo solo in Lettonia, anche se fornisce poche informazioni ai cittadini.

Le organizzazioni europee sono preoccupate che la Direttiva lasci agli Stati un eccesso di discrezionalità e temono che i continui tagli alla sanità pubblica rendano di fatto irrecepibili alcuni principi della stessa. Inoltre, negli Stati più poveri o al alto impatto turistico, si teme che la mobilità vada a svantaggio dei residenti, per il rischio dell’aumento dei tempi di attesa e di un indebitamento del proprio servizio sanitario.

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