
“Un decreto legislativo che colga l’occasione per ridurre le
differenze a livello regionale e che, in primo luogo, garantisca l’assistenza
diretta ai cittadini per evitare che la Direttiva sulle cure transfrontaliere
diventi una opportunità solo per ricchi. E soprattutto chiediamo un atto
formale di coinvolgimento della nostra associazione nell’implementazione della
Direttiva”, è quanto ha chiesto oggi Tonino Aceti, coordinatore nazionale del
Tribunale per i diritti del malato-Cittadinanzattiva nel corso dell’evento promosso
dalla associazione.
“La Direttiva ha un impianto positivo, e può diventare uno
strumento non solo per curarsi viaggiando, ma per pretendere che in ogni luogo
di cura, in ogni Stato, Regione o Asl, ci sia la possibilità di avere uguali
diritti all’accesso alle cure, all’informazione alla libera scelta, alla innovazione,
alla qualità e sicurezza delle cure, al reclamo. È una sfida dunque per tutti,
e lo è anche per l’Italia che deve rendere fruibili ai cittadini, e non solo
agli addetti ai lavori, i dati sulla qualità e la sicurezza delle strutture,
contenuti ad esempio nel programma Esiti di Agenas e nello stesso Audit civico
del nostro Tribunale per i diritti del malato”.
In Italia, mentre procede l’iter per il decreto legislativo
di attuazione della Direttiva, è stato attivato il Punto di Contatto Nazionale
(PCN), presso il Ministero della Salute, che in realtà ancora non è attivo e
manca una pagina internet dedicata. Stesso discorso vale per i punti di
contatto regionali, che sembrerebbero previsti in Veneto, Liguria, Trento e
Valle d’Aosta.
Dalla rilevazione effettuata tramite le associazioni europee
aderenti alla rete europea di Cittadinanzattiva, ACN (Active citizenship network),
risulta che sono in discussione leggi nazionali di applicazione della direttiva
in Austria, Croazia, Estonia, Francia, Malta, Norvegia. La Germania ha
affermato che non farà una legge ad hoc, perché molte delle previsioni della
Direttiva sono già contenute in altre leggi o atti vigenti.
Il punto di contatto nazionale è per il momento attivo solo
in Lettonia, anche se fornisce poche informazioni ai cittadini.
Le organizzazioni europee sono preoccupate che la Direttiva
lasci agli Stati un eccesso di discrezionalità e temono che i continui tagli
alla sanità pubblica rendano di fatto irrecepibili alcuni principi della stessa.
Inoltre, negli Stati più poveri o al alto impatto turistico, si teme che la
mobilità vada a svantaggio dei residenti, per il rischio dell’aumento dei tempi
di attesa e di un indebitamento del proprio servizio sanitario.
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