venerdì 10 aprile 2015

Pari opportunità. Vigiliamo sull’attuazione delle leggi


La società, considerata nella sua completa essenza e cioè luogo comunitario, è in continua evoluzione. Con essa modelli e situazioni che creano sempre nuove e più complesse esigenze. Esigenze che presuppongono nuove dinamiche non soltanto relazionali, ma anche giurisprudenziali. Per questo oggi la nuova parola d’ordine è “conciliazione”. Ed è una sfida aperta che rientra in una dimensione generale di adeguamento ai nuovi mercati ed ai nuovi processi di lavoro, specialmente all’interno delle aziende sanitarie ed ospedaliere, vincolate come sono al mantenimento dei livelli essenziali di assistenza e con costanti ridotte risorse economiche disponibili. Conciliazione perché è divenuto oggi necessario, nei rapporti tra il mondo del lavoro e l’essenza della famiglia, predisporre direttive, informative, raccomandazioni e suggerimenti, affinché si adottino misure in grado di salvaguardare la possibilità di conciliare la vita familiare con quella lavorativa. E non si tratta certo di una questione meramente femminile includendo in essa equilibri famigliari riguardanti sia l’uomo, la donna che i figli. Una visione d’insieme pertanto risulta assolutamente necessaria per evitare una eccessiva “femminilizzazione” della questione conciliazione, cosa che impedirebbe nei fatti un’effettiva equità di genere, finendo con l’alterare la comprensione e la portata reale del problema; la conciliazione andrebbe considerata, invece, come una questione di famiglia, nella quale uomini e donne si sentano e siano ugualmente coinvolti.
Il Decreto Legislativo n. 150/2009 - meglio noto come Decreto Brunetta - porta a rilevanti novità nel campo delle pari opportunità, che è importante sottolineare. Tra queste, i fattori di misurazione e di valutazione della performance organizzativa di un’amministrazione. Il decreto Brunetta puntando sui principi della meritocrazia, trasparenza ed efficienza ammette che i principi della parità e delle pari opportunità facciano parte a pieno titolo di una normativa legata al funzionamento organizzativo. Il decreto viene spesso rigidamente applicato dalle direzioni generali delle aziende sanitarie ed ospedaliere, solo nelle formule inerenti le relazioni sindacali, con i sofismi della mancata concertazione sostituiti con la semplice informazione. “Come mai – si domandano la Dott.ssa Maria Ludovica Genna  e il Dott. Domenico Crea dell’Osservatorio Sanitario di Napoli - le importanti modifiche e funzioni del concetto di pari opportunità vengono - di fatto e frequentemente - abbandonate e tralasciate? Chi dovrebbe peritarsi di metterle in pratica? Chi controllarne l’avvenuta esecuzione? Chi deve governarne i processi di realizzazione? In quali limite di tempo devono realizzarsi? E i Comitati unici di Garanzia (CUG), che dovrebbero essere presenti ovunque nel panorama aziendale della P.A. - a maggior ragione nel mondo sanitari -  a che punto sono, insieme alla salvaguardia di tali opportunità? Per quale motivo la conciliazione e la flessibilità non paiono avere - nei fatti- la rilevanza che lo Stato, attraverso le norme redatte, attribuisce loro? Per favorire la cultura delle pari opportunità – concludono - , anche in ragione della maggiore presenza di donne nel servizio sanitario, occorre vigilare sull’assunzione dei criteri di attuazione delle leggi della Repubblica che tengano conto della conciliazione e della flessibilità e dei loro strumenti attuativi, nonché proporre la regolare pubblicazione delle realizzazioni avvenute, su tale traccia nella P.A. – AA.SS.LL./AA.OO, preferibilmente e regolarmente aggiornate nel corso del tempo”.

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