venerdì 27 luglio 2012
Il ruolo delle nuove tecnologie informatiche per il miglioramento dei rapporti fra cittadini ed istituzioni sanitarie
Il nuovo portale della comunicazione sanitaria
Massimiliano Picardi illustra l’importanza dei nuovi mezzi, che non escludono però, quelli tradizionali. Lo scopo resta sempre uno
di LUCA CAVERA
Orientare positivamente le scelte per la salute dei cittadini. E' questo l'obiettivo più importante della comunicazione socio-sanitaria. Attraverso il quale passano per nodi di non semplice soluzione, come quello dell'influenza sulle future decisioni in materia di politica sanitaria e di contenimento dei disagi dell'utenza. Il punto di partenza però non può che essere quello di fornire al cittadino una comunicazione capillare, proponendo una socializzazione degli obiettivi, attraverso un potenziamento mediatico sui servizi d'eccellenza e un'informazione corretta e chiara, che umanizzi il più possibile il processo, riducendo le distanze tra le istituzioni e le persone. Questo quello che si propone il Progetto Archimede, portale sviluppato da Medilife, società che offre soluzioni strategiche nel panorama dei servizi alle imprese e che si è specializzata nella comunicazione in ambito sanitario.
Con Massimiliano Picardi, presidente del Cda della società, parliamo dei temi più attuali del marketing sociosanitario e dei nuovi strumenti per raggiungere il cittadino. Internet e i social network hanno aperto la strada a moltissime iniziative di comunicazione sociale. Nel vostro caso quale variabile rappresenta il web?
"Oggi non è più pensabile accostarsi alla comunicazione sociale e sanitaria senza l'uso del web e dei social network. Poiché la nostra priorità è informare il cittadino, non possiamo certo trascurare i canali di informazione che privilegia e quindi è inconcepibile restare fuori dalle logiche della Rete. Internet però non può essere uno strumento che esclude gli altri, per questo ci proponiamo di utilizzare tutte le risorse a nostra disposizione, comprese le news mensili sanitarie in formato cartaceo, che raggiungono i cittadini delle varie Asl con una distribuzione il più capillare possibile. Lo scopo resta quello di aiutare i cittadini a considerare le strutture sanitarie come soggetto di immediata e pratica utilità sociale, destinato a tutti senza distinzioni. E per raggiungere questo scopo è necessario integrare tutti gli strumenti e i mezzi di comunicazione".
giovedì 26 luglio 2012
Olimpiadi di Londra, accordo tra Coni e Telethon che sarà tra gli atleti per vincere la sua "medaglia"

«Noi atleti – ha dichiarato la campionessa di canoa Josefa Idem – guardiamo sempre e soltanto ai risultati assoluti e non ci accorgiamo delle bellissime storie che lo sport scrive, ogni giorno».
Sono storie di ragazzi, affetti da una patologia di origine genetica, che, alla vigilia dei Giochi, hanno incontrato i campioni in partenza per Londra. Gli incontri sono raccontati in altrettanti video e visibili nella sezione speciale del sito web Telethon.it “I nostri campioni”.
martedì 24 luglio 2012
Il doping fa male allo sport e alla salute

giovedì 19 luglio 2012
Oncologia, non tutti sono curati con la stessa… “cura”
33 strutture in 13 regioni italiane: è questo il campione al
quale fa riferimento il Rapporto “Oncologia: personalizzazione delle cure,
rispetto del tempo, consenso informato. Focus sul cancro al colon retto”
presentato a Roma da Cittadinanzattiva-Tribunale per i diritti del malato, in
collaborazione con FAIS (Federazione Associazioni Incontinenti e Stomizzati). E
tra queste 33 soltanto 3, a due anni di distanza dalla legge (la 38 del 2010),
applicano il sistema di incentivi o disincentivi per la registrazione in
cartella clinica del dolore provato dai pazienti durante il ricovero e le
terapie, che invece sarebbe previsto proprio da questa “recente” normativa.

“Uno dei punti che destano maggiore preoccupazione – si
legge nel comunicato diffuso da Cittadinanzattiva - è la difficoltà per i
cittadini di accesso ai tempi di attesa
per interventi chirurgici e procedure invasive in regime di ricovero
ordinario/day hospital, poiché in rarissimi casi l’informazione è trasparente e
immediatamente disponibile.
martedì 17 luglio 2012
"IL PD PER IL DIRITTO ALLA SALUTE"
Ecco la relazione introduttiva di Paolo Fontanelli all'incontro che si è svolto a Roma il 9 luglio scorso.
ll punto di partenza è ovviamente la necessità di fare i conti con l'emergenza crisi e il
contenimento della spesa pubblica. Ciò comporta, è inevitabile, anche l'impegno ad una
riflessione sul futuro del SSN per salvaguardare i servizi ai cittadini e tutelare il diritto alla
salute in una logica universalistica. Su queste esigenze la ri unione di oggi è una tappa di
partenza per arrivare a lla conferenza nazionale del PD sulla salute entro la fine del l'anno,
coinvolgendo i tanti e diversi attori che operano nella sanità italiana e attivando un
confronto politico e istituzionale volto a dare a questa materia l'attenzione che merita. Per
le tante professionalità che vi agiscono e, soprattutto, per il va lore primario che ha e
rappresenta il diritto alla salute.
Dunque vogliamo avviare un percorso per discutere e approfondire i problemi attuali e di
prospettiva. Nel documento approvato dall'Assemblea Nazionale del PD, intitolato "La
sa lute in tutte le politiche", ponevamo temi e quest ioni che restano tutt'ora valide. Ma oggi
sentiamo che su un punto come questo, un valore fondamentale , c'è bisogno di ricostruire
una visione di respiro più lungo perché la domanda di salute tende a mutare, sia per i
cambiamenti determinati dall'allungamento delle aspet1ative di vita e dai processi che ne
çcnseguonn, e sia per attese indotte da stili di vita diversi che modificano l'approccio con il
tema salute.
ll punto di partenza è ovviamente la necessità di fare i conti con l'emergenza crisi e il
contenimento della spesa pubblica. Ciò comporta, è inevitabile, anche l'impegno ad una
riflessione sul futuro del SSN per salvaguardare i servizi ai cittadini e tutelare il diritto alla
salute in una logica universalistica. Su queste esigenze la ri unione di oggi è una tappa di
partenza per arrivare a lla conferenza nazionale del PD sulla salute entro la fine del l'anno,
coinvolgendo i tanti e diversi attori che operano nella sanità italiana e attivando un
confronto politico e istituzionale volto a dare a questa materia l'attenzione che merita. Per
le tante professionalità che vi agiscono e, soprattutto, per il va lore primario che ha e
rappresenta il diritto alla salute.
Dunque vogliamo avviare un percorso per discutere e approfondire i problemi attuali e di
prospettiva. Nel documento approvato dall'Assemblea Nazionale del PD, intitolato "La
sa lute in tutte le politiche", ponevamo temi e quest ioni che restano tutt'ora valide. Ma oggi
sentiamo che su un punto come questo, un valore fondamentale , c'è bisogno di ricostruire
una visione di respiro più lungo perché la domanda di salute tende a mutare, sia per i
cambiamenti determinati dall'allungamento delle aspet1ative di vita e dai processi che ne
çcnseguonn, e sia per attese indotte da stili di vita diversi che modificano l'approccio con il
tema salute.
giovedì 12 luglio 2012
I tagli alla spesa sanitaria preoccupano gli italiani
L’equilibrio tra spending review ed efficienza del sistema sanitario nazionale non è certo uno scherzo: ne sono consapevoli tanto gli addetti ai lavori quanto i cittadini, che hanno manifestato non pochi dubbi rispetto ai tagli alla spesa pubblica previsti dal Governo Monti. Proprio a voler ribadire che la salute non si tocca.
Sono molto interessanti a questo proposito i dati diffusi dalla Società Italiana di Medicina Generale (Simg), cha ha prodotto un sondaggio online su un campione di circa 3.500 persone per misurare il livello di soddisfazione dei cittadini rispetto ai servizi sanitari. Ebbene, 8 italiani su 10 danno un giudizio complessivamente positivo, pur riscontrando come pecca e principale danno per la qualità del sistema la poca meritocrazia osservata nei nostri ospedali.
mercoledì 11 luglio 2012
Dal 12 luglio protesi mammarie vietate alle minorenni
Il 2011 si era chiuso con l’impegno del Ministero della Salute per una serie di azioni che, in accordo con le Regioni e Province autonome, mirassero a tutelare le donne italiane alle quali era stata impiantata unaprotesi mammaria cosiddetta PIP, dal nome della casa produttrice francese Poly Implant Prothèse. Una dichiarazione d’intenti che sei mesi dopo, tra silenzi, qualche polemica e tanto lavoro, è andata ben oltre ogni aspettativa.

Si tratta di un passaggio formale importante che, proprio per prevenire i rischi sollevati dal “caso PIP”, si concretizza con l’istituzione del registro nazionale e dei registri regionali degli impianti protesici mammari effettuati in Italia, nell’ambito della chirurgia plastica, ricostruttiva ed estetica. I registri consentiranno, infatti, un attento monitoraggio clinico delle persone impiantate, oltre al monitoraggio epidemiologico a scopo di studio e ricerca scientifica e di programmazione, gestione, controllo e valutazione dell’assistenza sanitaria. In realtà, anche l’allarme legato alle protesi francesi è pian piano rientrato, visto che non esistono prove di maggior rischio di cancerogenicità, pur essendo stata riscontrata una maggiore probabilità di rottura e di reazioni infiammatorie, dovute alla fuoriuscita del gel PIP; ma il clamore della notizia esplosa sul finire dello scorso anno ha creato le premesse senza le quali forse non si sarebbe mai arrivati a questo provvedimento che, oltre al monitoraggio, prevede il divieto di impianto di protesi mammaria a soli fini estetici sulle minorenni. Gli operatori sanitari che non rispetteranno questa prescrizione saranno puniti con il pagamento di una somma pari a 20.000 euro o con la sospensione dalla professione per tre mesi. Ovviamente non c’è nessun divieto nei casi di gravi malformazioni congenite purché certificate da un medico convenzionato con il Servizio sanitario nazionale o da una struttura sanitaria pubblica.
Si tratta di un provvedimento che sarà senz’altro ben accolto dalle donne che ne riconosceranno la doppia valenza sia medica, per l’istituzione dei registri, sia educativa, per questo che è anche un monito a privilegiare la salute rispetto all’estetica e a ponderare con maturità scelte che potrebbero condizionare anche la qualità della vita futura.
a cura del Progetto Archimede
Massimiliano Picardi
Prevenire è un diritto uguale per tutti?
“Ogni individuo ha diritto a servizi appropriati per prevenire la malattia”: è questo il primo dei 14 punti della Carta europea dei diritti del malato, la cui promozione in Italia è tra le priorità dell’impegno sul territorio di Cittadinanzattiva; ma siamo sicuri che sia un diritto uguale per tutti? Leggendo il Focus HPV pubblicato dal Tribunale dei diritti del malato sembrerebbe che le disparità in Italia sono di vario genere, ma comunque esistono, e la causa sta proprio nella natura stessa del nostro sistema sanitario.

Cittadinanzattiva parla di "federalismo vaccinale" quando allude all’intesa tra il Governo, le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano sul Piano nazionale per la prevenzione per gli anni 2010-2012, nel quale si stabilisce che ciascuna regione adotterà il piano regionale per la prevenzione. E l’indagine pubblicata nei giorni scorsi chiarisce bene le motivazioni per cui l’adozione di piani regionali per la prevenzione possa generare anche nell’ambito della prevenzione differenze a livello regionale non solo nella pianificazione, ma anche nella reale accessibilità per i cittadini a prestazioni che riducono il rischio di insorgenza di patologie o ne favoriscono la diagnosi precoce.
Basato sulla rilevazione civica, il Rapporto stilato dal Tribunale dei diritti del malato ha fornito una capillare valutazione delle possibilità di accesso ai servizi, al fine di individuare best practice e creare materiale conoscitivo e di approfondimento per gli operatori del settore. Parlando, ad esempio, di vaccinazioni in età evolutiva, emerge una grande disomogeneità, ad esempio per numero di centri vaccinali attivi per Asl, modalità di appuntamento per la somministrazione del vaccino e canali di prenotazione differenziati, collegamento tra registri aziendali e registri regionali. Uno degli indicatori selezionati ai fini della valutazione della qualità del servizio offerto è quello relativo ai tempi di attesa, che, stando a quanto emerge dalle interviste, sembra attestarsi ad un tempo medio di massimo una settimana. Fanno eccezione alcune realtà aziendali del Lazio, nelle quali i bambini che vogliono sottoporsi a vaccinazione, possono attendere anche un mese per ottenere l’appuntamento. E questo è dato preoccupante, non tanto in termini assoluti, ma perché le vaccinazioni hanno delle “tabelle di marcia” che andrebbero rispettate.
Le differenze nelle modalità organizzative, nei calendari vaccinali e negli oneri per i cittadini sono tali da richiedere un rafforzamento della politica nazionale sui vaccini, da una parte, e una crescita sul piano organizzativo a livello regionale, mettendo le singole Asl in condizioni di dare più attenzione a canali di comunicazione più innovativi, come i new media che si caratterizzano per bassi costi e intercettano anche i più giovani, oltre che puntare sul coinvolgimento delle scuole nelle attività di informazione sulle opportunità di prevenzione vaccinale, per informare i ragazzi e, indirettamente, anche le famiglie.
a cura del Progetto Archimede
Massimiliano Picardi
Disabili finalmente liberi di “sostare” in Europa

Il Consiglio europeo lo aveva già previsto nella “Raccomandazione” del 4 giugno del 1998, ma l’Italia ha dato il via libera soltanto adesso. 12 anni di attesa per i disabili italiani che hanno dovuto navigare a vista nel mare della burocrazia nostrana per permettersi il lusso di poter viaggiare e parcheggiare dove gli sarebbe spettato di diritto.
E’ arrivato, infatti, da pochi giorni il via libera del nostro Governo all’adozione in Italia del Contrassegno Unificato Disabili Europeo per la circolazione e la sosta dei veicoli in uso a persone invalide. A stabilirlo è stato uno schema di decreto del Presidente della Repubblica discusso dal Consiglio dei ministri durante la seduta del 25 maggio 2012 e, in particolare, alcune modifiche dell’articolo 381 del regolamento di esecuzione e attuazione del codice della strada.
Si legge, infatti, nel testo della nota del Consiglio dei Ministri: “Su proposta del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, il Consiglio ha approvato, in via definitiva, dopo il parere favorevole del Consiglio di Stato, un provvedimento di modifica del regolamento di esecuzione del Codice della strada, prevedendo l’adozione di un modello unico di contrassegno per i disabili conforme al modello comunitario, che garantisca adeguatamente la riservatezza degli interessati. La normativa risponde all’attesa delle principali associazioni delle categorie tutelate”. Insomma, servivano queste cinque righe e un pizzico di attenzione dei Palazzi del potere per semplificare di molto la vita a chi, pur viaggiando con qualche difficoltà, non deve perdere il gusto di muoversi liberamente in automobile attraverso l’Europa, ma anche solo spostarsi per brevi tratti lontano dalla propria città di residenza.
“Con l’adozione del Contrassegno Unificato Disabili Europeo (Cude), - dichiara Giovanni D’Agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori e fondatore dello “Sportello dei Diritti” - la persona disabile può circolare e veder riconosciuti i suoi diritti non solo se viaggia in auto per l’Europa, ma anche se circola o sosta in altri Comuni italiani. Ad oggi, infatti, il rilascio del Contrassegno è demandato ai Comuni di residenza e ognuno ha le sue regole: tante erano state segnalazioni di persone disabili multate, benché munite di contrassegno, in Zone a traffico limitato o in parcheggi riservati di altre città".
Oltre il danno di un diritto negato per dodici anni, c'era anche la beffa della multa.
A cura del Progetto Archimede
Massimiliano Picardi
martedì 10 luglio 2012
"Un donatore moltiplica la vita”
Se nei primi quattro mesi dell’anno i donatori di organi, cellule e tessuti sono aumentati, non sarà certo per merito del web (e in questo negli Stati Uniti Facebook è stato il pioniere dando agli utenti la possibilità di inserire tra i dati di ogni profilo la propria volontà a questo proposito), ma sicuramente la comunicazione c’entra molto. E lo sa bene il nostro Ministro della salute, prof. Renato Balduzzi, che, in occasione della Giornata nazionale per i trapianti, ha spiegato con grande efficacia senso e luogo della nuova campagna di comunicazione “Un donatore moltiplica la vita”, realizzata dal Ministero in collaborazione con il Centro Nazionale Trapianti e le principali associazioni di volontari e di pazienti di settore.
L’iniziativa centrale della campagna è rappresentata dall’attivazione di una vera e propria piazza virtuale all’indirizzo internet www.moltiplicalavita.it, dedicata integralmente al mondo delle donazioni e dei trapianti d’organi.

Realizzato in collaborazione con l’Università di Roma Tor Vergata, www.moltiplicalavita.it oltre a contenere informazioni e approfondimenti sui principali protagonisti della rete dei trapianti in Italia (istituzioni, associazioni di pazienti e volontari), permette di ottenere indicazioni pratiche sulla donazione e sul trapianto, fornendo preziosi e autorevoli chiarimenti sulla normativa, sul sistema delle dichiarazioni di volontà, sulle modalità di prelievo e sui servizi esistenti presenti sul territorio.
E la comunicazione va anche verso il 2.0: dai test online ai social network l’utente trova canali e luoghi di partecipazione. A pochi giorni dal lancio della campagna online sui Social network, sono quasi 300 gli utenti collegati alla pagina Facebook e più di 100 follower su Twitter.
E se è vero che il web amplifica il messaggio con rapidità straordinaria, ci aspettiamo che il primo quadrimestre del prossimo anno porti dati sulle donazioni ancora più confortanti, a dimostrazione che continuano a muoversi passi avanti verso un cambiamento culturale che nulla meglio del web può veicolare soprattutto tra i giovani. E allora sì che sarà anche per merito del nuovo sito internet www.moltiplicalavita.it
A cura del Progetto Archimede
Massimiliano Picardi
Santa Maria della Pietà, come visitare il Museo della mente

L'Azienda unità sanitaria locale Roma E nei mesi di luglio e settembre apre le porte del Museo Laboratorio della Mente anche per visite individuali e senza prenotazioni, nei seguenti giorni e orari: lunedì, mercoledì e venerdì dalle ore 09.00 alle ore 13.00.
Il Museo Laboratorio della Mente, inaugurato nel 2000, ripercorre la storia dell’Ospedale Santa Maria della Pietà, dalla sua fondazione in qualità di “Hospitale de’poveri forestieri et pazzi dell’Alma Città di Roma” alla definitiva chiusura nel 1999, cinque secoli dopo, come ospedale psichiatrico.
L’originale percorso di visita (coadiuvato dall’Archivio storico-audivisivo e dalla Biblioteca Cencelli del Santa Maria della Pietà) è articolato come cartografia storica delle prassi istituzionali e delle pratiche anti-istituzionali, come un doppio e continuo processo dialettico di decostruzione della geografia delle costrizioni spaziali, fisiche, psicologiche, sociali e di ricostruzione della soggettività: un’esperienza soggettiva che si genera nell’attraversamento degli spazi manicomiali e nell’apparire inatteso delle storie rievocate.
Per l''ingresso è richiesta una donazione di €3,00 fino a 18 anni/ €5,00 sopra i 18 anni.
Per maggiori informazioni, accedere al sito web del Museo Laboratorio della Mente
Irap, per le prestazioni intramoenia paga la Asl e non il medico

Anche se sono stati sottoscritti regolamenti aziendali nei quali viene previsto il recupero dell'imposta, non spetta al medico ma alla Asl pagare l'Irap sulle prestazioni mediche in regime di intramuraria. Lo ha stabilito la sezione lavoro della Cassazione con la sentenza n. 8533.
La decisione assume particolare rilevanza perché è prassi generalizzata, da parte delle aziende sanitarie, addebitare l'Irap ai medici sulle prestazioni; resta però sempre da verificare caso per caso il contenuto degli accordi sottoscritti tra la struttura sanitaria e i medici.
Nel caso specifico sia il tribunale sia la Corte di Appello avevano condiviso la tesi di alcuni medici che avevano chiesto inutilmente la restituzione dell'Irap trattenuta dall'azienda sanitaria sulle prestazioni in regime di intramuaria da loro eseguite. Era stata quindi ordinata la restituzione delle somme trattenute fino alla sentenza di primo grado.
La Asl aveva però fatto ricorso in Cassazione eccependo la sottoscrizione da parte dei medici di un modulo nel quale si dava atto dell'applicazione del regolamento aziendale sul recupero dell'Irap quale costo per l'azienda. Era stato inoltre evidenziato che le tariffe da applicare per le prestazioni in intramoenia avrebbero dovuto tener conto dell'onere aggiuntivo dell'Irap, con la conseguenza che i medici avevano comunque recuperato quanto trattenuto dall'azienda, salvo una loro negligenza nell'individuare il prezzo da praticare per le prestazioni eseguite.
lunedì 9 luglio 2012
Estate sicura, 20 ambulanze in più sul litorale laziale
31/05/2012

Una parte delle auto medicalizzate stanzierà nei pressi degli stabilimenti balneari sul litorale di Ostia, evitando in questo modo un afflusso eccessivo al pronto soccorso dell’ospedale Grassi.
Saranno inoltre potenziati i servizi sanitari attraverso progetti attivati dalle diverse Asl.
A Viterbo i cittadini potranno accedere ad un Corso BLS (Basic Life Support)per apprendere le tecniche di sostengo alle funzione vitali, organizzato dalla Asl di Viterbo; a Latina, grazie ad un accordo tra la Asl e la locale Scuola di infermieri, si potrà contare sul supporto degli allievi infermieri per l’accoglienza dei pazienti, 24 ore su 24 con almeno due allievi infermieri a turno; la Asl Roma F aprirà gliambulatori nei fine settimana nelle principali città balneari e di interesse turistico del territorio di competenza della Asl per una serie di prestazioni (visita pneumologica, chirurgia vascolare, oculistica, neurologica e visita neurologica U.V.A. (Unità valutazione Alzheimer), geriatrica e visita geriatrica U.V.A., diabetologica, cardiologica, Test Ergometrico (elettrocardiogramma da sforzo con cicloergometro), Test Ergometrico (elettrocardiogramma da sforzo con pedana mobile), Ecodoppler cardiaco a riposo o dopo prova fisica, Eco-colordoppler tronchi sovraaortici (Tsa), Eco-colordopplergrafia degli arti superiori/inferiori o distretturale arterioso/venoso, Radiografie, Mammografia bilaterale, Ecografia addome superiore / inferiore e completo, Ecografia tiroide, Ecografia mammaria, Ecografia muscolo - tendinea, Ecografia cute - sottocute, Tac con e senza mezzo di contrasto, Eco-colordoppler aorta addominale, Esame fundus oculi, Ecografia, Ecografia ostetrico ginecologica).
Sterilità maschile, intervista al dottor Rocco Rago dell'ospedale Santa Maria Goretti di Latina
30/04/2012
A poche settimane dall’incidente avvenuto presso il Centro romano del San Filippo Neri, nel quale “si è verificato - secondo quanto si legge nella nota della Direzione aziendale - un innalzamento della temperatura con azzeramento del livello di azoto, lo svuotamento del serbatoio e la conseguente perdita di 94 embrioni, 130 ovociti e 5 campioni di liquido seminale”, conoscere i processi che regolano un PMA può essere ancora più interessante per capire quanto delicata sia la materia con cui ci confrontiamo e quante implicazioni abbia non solo dal punto di vista sanitario ma anche da quello etico e morale.
Siamo stati guidati in questo viaggio attraverso la prevenzione andrologica e la conoscenza del funzionamento di un PMA dal dottor Rocco Rago, Dirigente responsabile dell’Unità operativa dipartimentale di andrologia e fisiopatologia della riproduzione dell’ospedale Santa Maria Goretti, all’interno del quale abbiamo uno dei quattro centri del Lazio dedicati alla sterilità di coppia e alla crioconservazione dei gameti.
Quali sono i dati frutto di questa seconda esperienza della campagna di prevenzione Androlife e che differenze avete registrato rispetto allo scorso anno?
“Rispetto allo scorso anno i dati sono quintuplicati. Se nella prima edizione avevamo effettuato in tutta Italia poco più di 1000 visite, quest’anno ne abbiamo effettuate 5112, e sono state 21.832 le telefonate ricevute dal call center i cui operatori erano medici quindi nell’immediatezza potevano rispondere a eventuali dubbi. Solo nel Lazio gli accessi ambulatoriali sono stati 448, Latina ne ha registrati intorno ai 100/120.
Un dato molto importante considerando il fatto che il numero va diviso per altre cinque strutture romane. Ciò che va sottolineato è il concetto fondamentale della campagna che non è quello di vedere più persone ma di sensibilizzare il più possibile.
E’ l’impatto mediatico ad essere importante. Inoltre c’è da dire che dietro questa manovra non c’è un soldo pubblico, non ci sono contributi. La Asl ha contribuito indirettamente fornendo le strutture ma senza alcun aggravio di spesa”.
Sono previste altre campagne?
“Abbiamo intrapreso la campagna “Semestre di prevenzione andrologica”, che viene effettuata all’interno delle strutture che aderiscono alla Società italiana di Andrologia, mentre “Androlife” è un progetto della Siams, Società Italiana di Andrologia e Medicina della Sessualità. In pratica un giorno al mese sarà dedicato alla prevenzione e le visite si svolgeranno presso ambulatori privati. A Latina le visite si svolgono presso il Centro Progenia Medicina della Riproduzione. Per prenotare la visita basta andare sul sito www.prevenzioneandrologica.it nell’area ‘prenota la tua visita’. Il mio sogno nel cassetto nell’operazione prevenzione è che riparta un progetto, attivo gli anni scorsi, nelle scuole secondarie, dedicato quindi a quei ragazzi che hanno già quasi completato lo sviluppo.
A 17 anni infatti, al di là dell’indirizzo dato dai genitori, si può avere la consapevolezza di concepire le problematiche.
Quando il giovane cresce entra in una sorta di limbo: a 17 anni si è troppo piccoli per andare dal medico di famiglia e troppo grandi per andare dal pediatra. Il giovane a quell’età è acerbo dal punto di vista sessuale, non perché sia incapace ma perché gli manca il confronto. Se si confronta con se stesso o con un amico non fa alcun passo avanti, i dubbi restano.
Ma se ci si confronta con uno specialista di passi avanti se ne fanno, eccome. E’ proprio a quell’età che può iniziare l’eiaculazione precoce con effetti sul futuro o comparire il varicocele che può portare all’infertilità; a quell’età inoltre si comincia a ricorrere agli stupefacenti per aumentare le prestazioni sessuali o si acquistano farmaci online. Questo sarebbe un progetto pilotato dalla Asl di Latina in collaborazione con quelle istituzioni che ne vogliano far parte”.
Il centro di Latina che dati ha prodotto fino ad oggi?
“Dall’anno della sua nascita, ossia il 2005, fino al 2011, (data degli ultimi dati disponibili, ndr) le coppie assistite perinfertilità sono state 2450. Le gravidanze spontanee sono state 212, quelle da inseminazione intrauterina 104 (10,3%), le gravidanze da ICSI/FIvET 126 (30,3%), per un totale di 443 gravidanze a termine e/o in corso. I bimbi nati da fecondazione assistita sono stati 107; il totale di crioconservazioni da pazienti oncologici e per PMA 172, gli embrioni congelati 80 e gli ovociti congelati 379, per un totale di campioni stoccati in azoto liquido pari a 631. Infine il tasso di fertilità a Latina è del 40% a fronte di una media nazionale del 30-35%”.
L’incidente all’impianto di crioconservazione del San Filippo Neri poteva essere evitato?
“Se parliamo con senno del poi ogni incidente può essere evitato. C’è ancora una commissione di esperti che sta valutando quindi non è il caso di pronunciarsi. C’è comunque una scarsa attenzione in generale della sanità verso l’infertilità che non è riconosciuta come malattia. Dal 2004 ad oggi il Ministero ha distribuito alle Regioni un milione di euro a testa l’anno da destinare a quelle strutture in cui erano presenti centri di PMA. Di fatto così non è stato perché nel Lazio non c’è una legge che regola tali centri. Dobbiamo rifarci ad una direttiva del Tavolo tecnico sulla PMA della Conferenza Stato Regioni che emana linee guida condivise dalla Regioni, di cui sono membro. La direttiva, approvata a dicembre e diventata attuativa il 15 marzo, recepisce direttive europee e stabilisce le regole del funzionamento di un centro di PMA e i vari livelli di sicurezza e tecnologici che deve avere e che a nostra conoscenza il San Filippo Nerinon aveva”.
Quali sono le procedure che un centro deve mettere in atto per garantire la maggiore sicurezza possibile?
"La direttiva del 15 marzo prevede che venga installato un sistema d'allarme che possa avvertire quando l'azoto per qualche motivo dovesse venire a mancare o si modifichi la temperatura. Attualmente comunque qui a Latina è quasi impossibile che si verifichi il problema del San Filippo Neri perché abbiamo il caricamento manuale dell'azoto, cinque bidoni in cui sono congelati gameti ed embrioni, che vengono riforniti una volta a settimana.
E' l'operatore che controlla. La nostra è una filiera certificata dall'accettazione del campione fino allo stoccaggio nel bidone di azoto. E' un iter molto severo e scrupoloso fatto anche di controlli incrociati proprio per evitare lo scambio di campioni.
Le misure che oggi la direttiva ci chiede di applicare, a Latina le applichiamo dal 2005 e ne è testimonianza il Manuale di Qualità ISo9000 nei centri di sterilità e banca dei gameti prodotto in quell'anno dalla nostra Asl".
Quali sono le novità che riguardano il centro?
"L'azienda si sta attivando per ridefinire l'assetto strutturale complessivo del centro e ha promosso un finanziamento di 400mila euro approvato dalla Regione per la ristrutturazione e la messa in sicurezza, in funzione di quanto è previsto nella direttiva del 15 marzo. E' importante che le Asl in generale diano più attenzione a queste strutture. Perché riconoscere come malattie solo ciò che è causa di morte o perdita di un arto o compromissione di un organo? E' riduttivo, perché l'infertilità di coppia causa malattie che non si vedono ma si percepiscono, dalla depressione al disadattamento alla vita di coppia e sociale, al calo demografico. Ci vogliono anni di attesa per effettuare un tentativo di procreazione medicalmente assistita, perché in una regione di circa 5 milioni di abitanti abbiamo attivi solo quattro centri di PMA, di cui uno è il San Filippo Neri. I dati attuali ci dicono che gran parte del 40% delle utenze che provengono da fuori Latina viene da Roma. Ci aspettiamo una sorta di "turismo" ulteriore da parte di Roma nonostante l'incidente difficilmente potrà risuccedere e di certo non andrà ad intaccare la qualità del centro".
Claudio Giorlandino, presidente della Società italiana di diagnosi prenatale e medicina materno fetale, a proposito dell'incidente al San Filippo Neri dice che "la sanità italiana fa parte da tutte le acque. Se non si hanno fondi a sufficienza per garantire un livello altissimo a questo tipo di strutture allora è meglio non aprirle e destinare il denaro ai Pronto Soccorso". Lei ritiene che davvero la sanità pubblica sia in sofferenza e che bisognerebbe magari delegare ai privati la PMA?
"Questo di Giorlandino è un messaggio che non può passare. Sono d'accordo con lui fino ad un certo punto, quando dice che questi centri sono altamente sofisticati, altamente tecnologici e necessitano di personale altamente qualificato perché lavorano con del materiale che ha un forte impatto anche dal punto di vista etico. Le aziende che hanno queste strutture però non devono chiuderle ma anzi, renderle sempre più fruibili al pubblico magari cercando delle compartecipazioni.
Tempo fa abbiamo fatto tra i nostri assistiti un piccolo sondaggio nel quale veniva chiesto se si sentivano più sicuri ad effettuare la PMA in una struttura pubblica o privata: il 90% ha risposto "pubblica"; e alla domanda se fossero stati disposti a pagare un ticket aggiuntivo ben l'80% degli intervistati ha risposto "sì", con un costo medio di circa duemila euro per avere un percorso pubblico di qualità. Assolutamente queste strutture non devono chiudere. Anzi si deve investire di più".
Sul web si rincorrono diversi commenti degli utenti dopo la perdita degli embrioni nel nosocomio romano. C'è chi dice che è una cosa grave ma che dovremmo stupirci di più delle morti di chi lavora nei nostri cantieri e chi dice che oltre ai 94 embrioni che sono andati distrutti al San Filippo Neri dovremmo piangere anche quelli che vengono ogni giorno scartati perché considerati non perfetti...
"Ci tengo subito a precisare che a Latina non ci sono embrioni in sovrannumero, semmai ovociti che se buoni vengono congelati per non costringere la donna a sottoporsi ad un trattamento poco piacevole più di una volta. Non si fa una selezione di embrioni. Inoltre non è giusto dare un valore “A” ad una patologia e valore B ad un'altra. La sanità non è un supermercato, ma un processo di qualità nel quale si deve investire per stare bene in salute nella società, evitando ogni spreco".
Intervista a cura di Silvia Frisina
giornalista de Il Settimanale di Latina
giornalista de Il Settimanale di Latina
Uno sportello legale gratuito per i malati di Aids
17/04/2012

Prima è stato ampliata l’assistenza e la consulenza a tutte le infezioni a trasmissione sessuale, poi è arrivato, proprio nei giorni scorsi, l’annuncio dell’inaugurazione di un vero e proprio sportello legale per la tutela dei diritti delle persone con Hiv e delle loro famiglie. Il legale, presente presso il servizio due volte a settimana, risponde sia in lingua italiana che in lingua inglese, mentre per tutti gli altri servizi di orientamento si potranno avere informazioni anche in lingua francese e portoghese.
Basta chiamare il numero verde 800 861061 e dall’altra parte troveremo gli operatori dell’Unità Operativa Ricerca psico-socio-comportamentale, Comunicazione, Formazione del Dipartimento di Malattie infettive, parassitarie e immunomediate dell’Istituto Superiore di Sanità, che ci orienteranno per ricevere tutte le informazioni utili.
Co-finanziato dal Ministero della salute, il Telefono Verde Aids e infezioni sessualmente trasmesse svolge attività dicounselling telefonico in modo gratuito e anonimo per le persone direttamente o indirettamente coinvolte nelle problematiche dal lunedì al venerdì, dalle ore 13.00 alle ore 18.00.
Si tratta di uno strumento, molto apprezzato dall’utenza, che negli anni ha raggiunto sempre maggiore efficacia, riuscendo a superare le barriere dei pregiudizi grazie alla professionalità degli operatori e alla massima tutela dell’anonimato.
venerdì 6 luglio 2012
Disabili, come ottenere gli assegni di assistenza domiciliare

Home Care Premium è una convenzione tra Assessorato Politiche sociali e Famiglia della Regione Lazio e Inpdap che prevede aiuti economici per interventi di assistenza domiciliare rivolti alle persone con disabilità.
Ne hanno diritto i dipendenti pubblici e pensionati INPDAP con disabilità certificata ai sensi della Legge 104/1992 residenti nel Lazio o i soggetti che sono coniugi conviventi o familiari di primo grado di dipendenti pubblici e pensionati INPDAP.
Per accedere a Home Care Premium, alla data di avvio del progetto (30 marzo 2012), i soggetti non devono essere già beneficiari di altra prestazione assistenziale pubblica.
Può, invece, accedere al progetto chi è già beneficiario di una "non adeguata" prestazione assistenziale pubblica. Per prestazione "non adeguata" si intende l'intervento pubblico, diretto e indiretto, parziale che non copra almeno il 50% del reale fabbisogno assistenziale del soggetto non auto-sufficiente, come attestato dai Comuni di residenza dei beneficiari.
È inoltre condizione di accesso ai benefici richiesti, essere in possesso dell'indicatore ISEE, valido alla data di presentazione della domanda (si può richiedere anche al CAF).
Infine, per evitare sovrapposizioni con i bacini di utenza già interessati da altri finanziamenti INPDAP attraverso il medesimo progetto Home Care Premium, sono esclusi dalla possibilità di accedere ai benefici del presente bando i cittadini residenti nei Comuni di Tivoli, Marino, Fonte Nuova, ambito territoriale della ASL RM H, Anticoli Corrado, Guidonia e Roma Capitale.
Gli interessati possono presentare domanda entro il 19 aprile, compilando il modello di domanda che si trova online sul sito http://www.socialelazio.it/prtl_socialelazio/ e inviandolo al fax N. 06.5168.8328, indirizzato alla Regione Lazio Direzione Regionale Politiche Sociali e Famiglia, Area Sostegno alla Disabilità con la documentazione descritta sulportale web della Regione Lazio.
Donazione organi, basta dichiarare la volontà al rinnovo della carta d'identità

Le città umbre di Terni e Perugia sono protagoniste di un progetto pilota sulla dichiarazione di volontà alla donazione di organi e tessuti, che presto sarà esteso a tutto il territorio nazionale. Il progetto nasce dalla collaborazione tra la Regione Umbria, il Ministero della Salute, il Centro Nazionale Trapianti e Federsanità-Anci. La novità sta nel poter indicare all'anagrafe comunale, in occasione del rilascio o del rinnovo della carta d'identità, la propria volontà sulla donazione di organi e tessuti, che sarà registrata direttamente, con valore legale, nel Sistema informativo trapianti del Ministero della Salute.
La dichiarazione, naturalmente, potrà essere effettuata solo da cittadini maggiorenni, cittadini che fin quando il progetto non entrerà in vigore in tutta Italia, possono dichiarare la propria volontà in quattro modi diversi, che resteranno comunque validi: compilando e firmando un modulo presso la ASL di appartenenza. In questo caso la volontà è registrata nel Sistema Informativo Trapianti (SIT), accessibile in tempo reale dai medici delcoordinamento trapianti in caso di possibile donazione. La riservatezza dei dati registrati nel SIT è garantita ai sensi del Dlgs. 196/2003; scrivendo su un foglio libero la propria volontà, indicando i dati personali e apponendovi la data e la propria firma. Anche in questo caso, è necessario che questa dichiarazione venga portata sempre con sé; firmando l'Atto Olografo dell'Associazione Italiana Donatori di Organi (AIDO). Grazie ad una convenzione del 2008 tra ilCentro Nazionale Trapianti e l'AIDO, queste dichiarazioni confluiscono nel SIT; compilando e firmando il tesserino blu del Ministero della Salute o le tessere delle Associazioni di settore. Questa tessera deve essere custodita insieme ai documenti personali. Nel caso in cui non sia stata sottoscritta alcuna dichiarazione il prelievo è consentito solo se i familiari aventi diritto (coniuge non separato, convivente more uxorio, figli maggiorenni, genitori, rappresentante legale) non si oppongono alla donazione.
L'informazione ai familiari sull'attivazione della procedura di accertamento di morte con criteri neurologici è obbligatoria.
"Si tratta di un progetto - ha affermato il Ministro Balduzzi - che aiuta a fare un passo avanti nella cultura della donazione. Con un accordo in sede di Conferenza unificata Stato-Regioni vogliamo estendere tale progetto in tutta Italia, e a tal fine abbiamo avviato un contatto con il Ministero dell'Interno".
Commenti anche da parte di Alessandro Nanni, direttore del Centro nazionale trapianti (Cnt): ''Oggi in Italia ci sono circa 10mila pazienti in lista di attesa per un trapianto e che possono essere curati solo con una donazione d'organo. Vogliamo che quella della donazione sia una scelta sempre più numerosa da parte di cittadini consapevoli e informati''.
«Ambulatori Med», la Regione coinvolge i Medici di base per ridurre le attese al Pronto Soccorso
28/03/2012

All'indomani dell'esperimento negli ospedali laziali degli "Ambulatori blu", strutture affiancate ai Pronto Soccorso e gestite dai medici di base per l'esclusiva cura dell'influenza, la Regione pensa a un nuovo progetto. Punto di partenza alcuni dati: ogni anno, due milioni di persone, nel Lazio, vanno al pronto soccorso. Il 78% di essi sono codici bianchi o verdi, ossia casi poco urgenti che la Regione vorrebbe ora dirottare su ambulatori allestiti all'interno dell'ospedale, detti "Ambulatori Med" e gestiti dai medici di medicina generale. L'intento è quello di ridurre i tempi d'attesa per i codici meno gravi, e consentire al personale del Pronto Soccorso di concentrarsi sui casi che richiedono più attenzione.
Questa nuova sperimentazione prevede dunque l'apertura degli "Ambulatori Med" presso alcuni ospedali laziali: i romani San Camillo, Sant'Andrea, San Giovanni Addolorata, Umberto I, Tor Vergata, Pertini e Civitavecchia, Latina, Frosinone, Cassino, Viterbo e Rieti. Gli «Ambulatori Med» saranno aperti tutti i giorni dalle 8 alle 20 in locali adiacenti (ma non all'interno) ai Pronto Soccorso. Il progetto dovrebbe essere operativo dalla primavera 2012 alla primavera 2013 e prevede che il paziente vada direttamente all'ambulatorio dei medici di base, nel caso in cui si renda conto che il proprio malanno è di limitata gravità. Si può accedere anche direttamente dal Pronto Soccorso, dove una volta che si è constatato tramite il triage che si tratta di un caso non grave si viene mandati all'«Ambulatorio Med». Se poi il medico dovesse verificare la presenza di complicazioni può decidere di chiedere l'intervento dei colleghi del pronto soccorso o anche di mandare il paziente ad ambulatori specialistici all'interno dell'ospedale.
Dalla lettura del Piano preparato d'accordo con i medici di base risulta chiaro che l'attività degli «Ambulatori Med»«consente la gestione dei pazienti per i quali sia inappropriato il ricorso al percorso ospedaliero, privi quindi di urgenza clinica, per ricollocarli nel giusto percorso e profilo assistenziale». Obiettivo «la riduzione delle attese particolarmente prolungate; una proporzionata riduzione dei tempi di attesa per gli altri pazienti; una riduzione dell'occupazione di ambulatori in pronto soccorso per problematiche improprie; maggiore appropriatezza di assegnazione del codice di priorità bianco; adeguata informazione sanitaria».
Il cammino per l'apertura degli «Ambulatori Med» però non sembra facile. Durante una riunione tra i rappresentanti della Regione e i direttori generali sono emerse alcune perplessità legate, da un lato, a un problema di responsabilità legale, visto che i medici di base non sono dipendenti dell'ospedale, ma opereranno all'interno della struttura; dall'altro, a una questione di ordine culturale: questo servizio rischia di alimentare l'abitudine del cittadino a rivolgersi all'ospedale anche per problemi piccoli invece di rivolgersi al medico di famiglia.
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