venerdì 6 luglio 2012

Consumo di alcol tra i giovani, pubblicata la relazione del Ministero della Salute


alcol
L’articolo 8 della legge 30.3.2001 n. 125 dispone che il Ministro della Salute trasmetta al Parlamento una relazione annuale sugli interventi realizzati e su quelli da predisporre sulla base delle relazioni sottoscritte dalle Regioni e dalle Province Autonome sul preoccpuante fenomeno dell'abuso di alcol tra i giovani.
I dati raccolti confermano una tendenza che vede i ragazzi italiani sempre di più assomigliare nelle loro abitudini di consumo ai giovani dell'Europa del Nord e non è certo questo il contesto nel quale conviene imitare quei Paesi.
 
Riportiamo di seguito alcuni passaggi della Premessa alla Relazione scritta proprio dal Ministro Balduzzi.
 
I più recenti dati rilevati sui consumi alcolici e i modelli di consumo del nostro Paese  consolidano la percezione di un avvenuto passaggio dal tradizionale modello  mediterraneo,  con consumi quotidiani e moderati, incentrati prevalentemente sul vino, a  un modello più articolato, che risente sempre più dell’influsso culturale dei Paesi del  Nord Europa, pur restando ancora  legato, soprattutto fra i soggetti più anziani, alle  tradizionali bevande alcoliche e abitudini di consumo. 
Il decennio 2000-2010 ha visto in particolare  la crescita fra i giovani e i giovani adulti dell’abitudine al consumo, oltre che di vino e birra, anche di superalcolici, aperitivi e  amari, che implicano spesso consumi lontano dai   pasti e con  frequenza occasionale. L’ aumento dei consumi fuori pasto è stato rilevante nel decennio sia fra gli uomini  che 
tra le donne,  che  hanno registrato un aumento quasi pari a quello degli uomini; il consumo fuori pasto si è particolarmente radicato tra i più giovani e i giovanissimi:  nella fascia di età 18-24 anni i consumatori fuori pasto sono passati dal 33,7%  al 41,9%   e  tra i giovanissimi di 14-17 anni  dal 14,5% al 16,9%. Tra le ragazze di quest’età 
nell’ultimo quindicennio la quota di consumatrici fuori pasto si è quasi  triplicata.  
Anche il binge drinking, modalità di bere di importazione nordeuropea che implica il consumo di numerose unità alcoliche in un breve arco di tempo, si è ormai diffuso stabilmente  a partire dal 2003, registrando un costante aumento in entrambi i sessi, e nel 2010 ha riguardato  il 13,4% degli uomini e il 3,5% delle donne. 
Queste nuove abitudini di consumo sono fenomeni indubbiamente preoccupanti, in quanto comportano l’esposizione della popolazione a nuovi rischi alcolcorrelati, legati ad una assunzione di alcol episodica, lontana dai pasti,  spesso in quantità eccessive, che si aggiungono a quelli legati al consumo tradizionale, quotidiano e protratto nel tempo, ancora persistente nel nostro Paese e che può essere dannoso quando non si accompagna alla necessaria, rigorosa moderazione. 
I nuovi rischi derivanti dalle nuove modalità di bere mettono a repentaglio più facilmente, oltre alla salute del singolo bevitore, anche la sicurezza sociale, quando il consumo di alcol avviene in contesti e situazioni particolari quali la guida o lo svolgimento di attività lavorative. 
Anche se l’Italia continua ad occupare un posto tra i più bassi nella graduatoria europea per consumo annuo pro capite di alcol puro ed è uno dei Paesi dell’Unione Europea con un maggior numero di astemi, la rilevante trasformazione avvenuta nei modelli di consumo attenua la positività di tali dati dando luogo a problemi che richiedono un attento monitoraggio e l’adozione di adeguate misure di contrasto.   
Complessivamente, secondo i dati dell’Istituto Superiore di Sanità,  il 25,4% degli uomini ed il 7,3% delle donne di età superiore a 11 anni,  circa 8.600.000 persone,  consumano alcolici senza rispettare le indicazioni di consumo delle agenzie di sanità pubblica, esponendosi a rischi alcolcorrelati.  Tale quadro appare ancora più preoccupante  se si 
considera che nei consumatori di  bevande alcoliche  sono presenti  più frequentemente che nei non consumatori comportamenti o abitudini che possono aggravare il rischio connesso all’uso di alcol quali l’uso quotidiano dell’automobile o l’abitudine al fumo.
 
Per leggere la Relazione si rimanda la sito web del Ministero della Salute

di Massimiliano Picardi

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