33 strutture in 13 regioni italiane: è questo il campione al
quale fa riferimento il Rapporto “Oncologia: personalizzazione delle cure,
rispetto del tempo, consenso informato. Focus sul cancro al colon retto”
presentato a Roma da Cittadinanzattiva-Tribunale per i diritti del malato, in
collaborazione con FAIS (Federazione Associazioni Incontinenti e Stomizzati). E
tra queste 33 soltanto 3, a due anni di distanza dalla legge (la 38 del 2010),
applicano il sistema di incentivi o disincentivi per la registrazione in
cartella clinica del dolore provato dai pazienti durante il ricovero e le
terapie, che invece sarebbe previsto proprio da questa “recente” normativa.

“Uno dei punti che destano maggiore preoccupazione – si
legge nel comunicato diffuso da Cittadinanzattiva - è la difficoltà per i
cittadini di accesso ai tempi di attesa
per interventi chirurgici e procedure invasive in regime di ricovero
ordinario/day hospital, poiché in rarissimi casi l’informazione è trasparente e
immediatamente disponibile.
Una lettura dei dati relativi ai Percorsi Diagnostico Terapeutici (PDT) fa emergere drammaticamente la variabilità di tempi per le stesse prestazioni tra le diverse realtà ospedaliere. La sensazione che lascia è di smarrimento e della nascita di un vero e proprio federalismo delle attese nello stesso territorio regionale. Facciamo due esempi: uno relativo al cancro del colon retto e l’altro relativo al cancro della mammella. Nel PDT del cancro del colon retto l’erogazione della prima visita è prevista entro 3 giorni in 4 realtà, ma si può arrivare ad attendere, nel pieno rispetto del PDT stabilito ad esempio da singole realtà ospedaliere, anche 60 giorni; e ancora per l’intervento l’attesa può oscillare da 3 a 30 giorni; per la radioterapia da 10 a 30 giorni e così via. Quale sarà il PDT migliore? Come può sceglierlo il cittadino?”.
Una lettura dei dati relativi ai Percorsi Diagnostico Terapeutici (PDT) fa emergere drammaticamente la variabilità di tempi per le stesse prestazioni tra le diverse realtà ospedaliere. La sensazione che lascia è di smarrimento e della nascita di un vero e proprio federalismo delle attese nello stesso territorio regionale. Facciamo due esempi: uno relativo al cancro del colon retto e l’altro relativo al cancro della mammella. Nel PDT del cancro del colon retto l’erogazione della prima visita è prevista entro 3 giorni in 4 realtà, ma si può arrivare ad attendere, nel pieno rispetto del PDT stabilito ad esempio da singole realtà ospedaliere, anche 60 giorni; e ancora per l’intervento l’attesa può oscillare da 3 a 30 giorni; per la radioterapia da 10 a 30 giorni e così via. Quale sarà il PDT migliore? Come può sceglierlo il cittadino?”.
A cura del Progetto Archimede
http://www.progettoarchimede.com/
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