22/03/2012

Era il gennaio del 2011 quando la stampa locale riportava le dichiarazioni del Direttore Generale della Asl di Latina, Renato Sponzilli, sulla necessità di aprire nuove sale operatorie e creare nuovi spazi al Goretti. Nel frattempo, il Direttore responsabile del Pronto Soccorso, Mario Mellacina, rendeva pubblico un progetto di riorganizzazione già iniziato e che sarebbe dovuto terminare entro l’aprile 2011. La riqualificazione avrebbe dovuto migliorare anche la gestione degli accessi che si aggiravano intorno agli 80mila l’anno, con una media di 200 al giorno, 350 nei periodi estivi.
A distanza di un anno, dentro fervono i lavori che secondo le previsioni dovrebbero terminare entro sei mesi, ma il dottor Mellacina prevede che per il completamento finale ci vorranno i primi mesi del 2013. Ma la “macchina” Pronto Soccorso non può fermarsi, deve convivere con la riorganizzazione, continuando a gestire gli stessi accessi del 2011. Nulla, infatti, secondo le stime numeriche è cambiato da un anno a questa parte.
Il Goretti resta il primo Pronto Soccorso del Lazio per numeri di accessi dopo i romani San Camillo e Pertini. E’ da questo dato che è dovuto partire il processo riorganizzativo ed è da qui che cominciano le nostre domande al dottor Mellacina.
In base a cosa è stata concepita la nuova riorganizzazione del Pronto Soccorso?
“Ci sono diversi elementi da tener in conto quando si opera una tale riorganizzazione. Va fatta una premessa. Il sistema di emergenza-urgenza dei Pronto Soccorso maggiori del Lazio è senza dubbio in difficoltà. Nel giro di dieci anni è stato chiuso il 15-20% dei posti letto senza considerare tre cose: l’aumento dell’età media, la vittoria contro le malattie acute e la maggior capacità diagnostica dei Pronto Soccorso, ossia la capacità di effettuare più esami. Questi tre dati per forza di cose hanno causato la necessità di avere più posti letto intermedi, ossia quelli presso le Rsa, le residenze sanitarie assistenziali, e i piccoli ospedali, che invece sono stati chiusi. La situazione si riflette sul Pronto Soccorso: 2/3 pazienti su 10 che non possono, perché non devono, essere ricoverati nell’area per acuti, restano nel Pronto Soccorso per mancanza di posti letto intermedi. Serve quindi uno spazio più grande”.
Come sarà strutturato il nuovo Pronto Soccorso?
“Dagli attuali 400 mq passeremo a 950 mq. Serve una maggiore estensione perché quella finora utilizzata era stata concepita su criteri vecchi, Nel 2000 il numero di accessi era pari a 57mila, oggi ne abbiamo oltre 77mila. L’ampliamento riguarderà tutto il Pronto Soccorso. Ci sarà una nuova entrata, un nuovo triage ben diverso e molto più funzionale: una grande area per i codici rossi, un’altra per i gialli e altre due per i codici verdi e bianchi. Questo raggruppamento è importante. Inoltre, con distaccamento al secondo piano, ci sarà un’area per l’osservazione temporanea con 10/12 letti. Il reparto sorgerà al posto di Chirurgia donne che è già stato spostato al quinto piano. Anche Medicina d’urgenza è stata già spostata dal piano terra al primo piano, vicino alla nuova rianimazione. Inoltre vi sarà l’arrivo di nuovo personale”.
Spazi più grandi consentiranno anche di migliorare la funzione di “filtro” in merito ai ricoveri...
“Il compito di un Pronto Soccorso è quello di fare selezione nei ricoveri. Da noi arrivano tre tipologie di pazienti: quelli che devono essere ricoverati; quelli che sono a metà tra il ricovero e le dimissioni e solitamente l’80% di questi vengono rimandati a casa e il 20% tenuto in osservazione temporanea; e infine i pazienti che non necessitano di ricovero. Le valutazioni oggi possono finalmente essere fatte anche in base alla possibilità di poter effettuare più esami diagnostici direttamente in Pronto Soccorso, senza dover ricoverare il paziente in reparto, cosa che non avveniva 10 anni fa quando avevamo 30mila accessi in meno all’anno. Oggi possiamo gestire l’iperflusso effettuando più esami. Questo permette una buona scrematura e quindi una maggior appropriatezza nell’accesso al ricovero. Sarà importante organizzare questo ospedale per acuti. Gli ospedali in generale devono gestire solo gli acuti e le strutture ambulatoriali i non acuti.
Il ricovero deve essere scelto come unica soluzione per migliorare la salute del paziente. Va bene che ci siano meno posti letto, ma servono grosse aree di emergenza, così da selezionare i pazienti da ricoverare. Se il Pronto Soccorso funziona, funziona anche l’ospedale”.
In percentuale che presenza di codici rossi, gialli, verdi e bianchi registrate giornalmente?
“In 24 ore abbiamo in media l’1-2% di codici rossi, che quindi sono in immediato pericolo di vita e il 21% di codici gialli, che sono in pericolo di vita in mezz’ora. Dunque 40 pazienti in codice giallo e dai 3 ai 6 in codice rosso. Il resto appartiene ai codici verde e bianco e dunque senza, o quasi, urgenza di visita”.
Rispetto alle altre strutture laziali il Pronto Soccorso del Goretti come riesce a gestire le proprie esigenze?
“Ausiliari, infermieri e medici fanno un lavoro encomiabile. Basta pensare al carico record di 108 pazienti che abbiamo avuto contemporaneamente. Mentre stiamo parlando abbiamo 40 pazienti seguiti da 5 medici e 6 infermieri, mentre in osservazione temporanea c’è un medico e due infermieri. La situazione certo non è facile ma il paziente che entra in Pronto Soccorso viene curato dal primo istante fino a quando non esce. Noi non mettiamo pazienti in corridoio, come purtroppo avviene in alcuni ospedali romani”.
Il prossimo passo sarà quindi l’assunzione di personale che riguarda anche il Pronto Soccorso pediatrico...
“Arriveranno altri medici e altri infermieri, assunzioni che erano ferme per via del Piano di rientro con il quale la Regione aveva impedito che al personale in pensione ne subentrasse altro. Anche il Pronto Soccorso pediatrico è in attesa di nuovi medici. Attualmente funziona ma anche lì ci sono difficoltà di risorse. Può capitare che 2 volte su 10 i bambini che arrivano siano costretti ad andare su al terzo piano perché non c’è il pediatra”.
Insomma, organizzazione e fattore umano sono al centro del progressivo e necessario miglioramento dei servizi sanitari. Latina apre la strada. Roma la segua!
di Massimiliano Picardi
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