Potrebbe sembrare una
proposta dal gusto un pò retrò, ma avrebbe certamente un significato concreto,
ossia quello trovare una soluzione per combattere il dilagare delle malattie
infettive dei bambini: vaccinare i ragazzi, oltre che nelle sedi previste,
direttamente a scuola, a partire dalle elementari, come accadeva fino agli anni
'70. L'idea è stata lanciata dal presidente dell'Istituto superiore di sanità
(Iss), Walter Ricciardi, e dalla senatrice Laura Bianconi, raccogliendo subito
l'approvazione del presidente dell'Agenzia italiana del farmaco (Aifa), Sergio
Pecorelli, e della presidente della commissione Sanità del Senato, Emilia Grazia
De Biasi.
L'obiettivo, ha spiegato Ricciardi in occasione della presentazione al Senato
dello studio 'Il valore economico delle vaccinazioni’, ''è garantire
un'adeguata copertura contro le malattie infettive. Oltre alle altre sedi
vaccinali, cioè, sarebbe opportuno tornare ad effettuare le vaccinazioni anche
a scuola dalle elementari in poi, sia per i richiami sia per le vaccinazioni
del periodo dell'adolescenza''. Una sperimentazione di questo tipo, 'Vacciniamo
la scuola', ha sottolineato, ''è stata già fatta lo scorso anno in alcune città
come Roma e Palermo, promossa dall'Università Cattolica, ed è andata molto
bene''. Si tratta di una modalità utilizzata ad esempio in Inghilterra e lo
scopo è allargare le sedi vaccinali.
Gli esperti si interrogano dunque sul come promuovere le vaccinazioni, partendo
da un dato preoccupante: in Italia le coperture sono scese al di sotto del 95%
per malattie come poliomielite, difterite, tetano, Haemophilus influenzae di
tipo b ed epatite B, e sono addirittura sotto l'86% le coperture contro
morbillo, parotite e rosolia. Un trend da invertire, soprattutto scardinando i
pregiudizi nella popolazione e sempre più diffusi in rete: ''I vaccini sono la
tecnologia più sicura ed efficace per evitare le malattie - ha detto Ricciardi
- e sono oltre 500 i controlli che vengono effettuati durante la loro
produzione e commercializzazione''.
venerdì 27 novembre 2015
venerdì 20 novembre 2015
Responsabilità professionale, assicurazione obbligatoria per tutti: dipendenti e liberi professionisti, Asl e strutture private
Rivoluzione in sanità. Una rivoluzione della quale si
sentiva un gran bisogno e dà una stura al problema legato alla responsabilità
professionale. La commissione Affari Sociali della Camera, l’altro ieri, ha
approvato l’emendamento 8.50 al
disegno di legge sulla responsabilità professionale presentato lo scorso
venerdì dal relatore, Federico
Gelli (Pd), interamente sostitutivo dell’articolo 8 in tema di obbligo
di assicurazione.
In particolare, nel testo approvato viene previsto l'obbligo per tutti i dipendenti delle strutture sanitarie di essere provvisti di una copertura assicurativa. Tale misura viene estesa anche alle prestazioni sanitarie svolte in regime di libera professione intramuraria nonché attraverso la telemedicina. L'obbligo assicurativo viene previsto anche al fine di garantire efficacia all'azione di rivalsa da parte delle strutture nei confronti dei loro dipendenti. Quanto alla trasparenza, le aziende saranno obbligate a pubblicare sul loro sito internet la denominazione dell'impresa che presta la copertura assicurativa, indicando per esteso i contratti, le clausole assicurative, oltre a tutte le altre analoghe misure che determinano la copertura assicurativa. Viene poi previsto un apposito decreto del Ministero della Sviluppo economico, di concerto con il Ministero della Salute, che avrà il compito di definire i criteri e le modalità di vigilanza e controllo che l'Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni (Ivass) sarà tenuto ad effettuare sulle compagnie assicuratrici che intendano contrarre polizze con le strutture e con gli esercenti la professione sanitaria.
In particolare, nel testo approvato viene previsto l'obbligo per tutti i dipendenti delle strutture sanitarie di essere provvisti di una copertura assicurativa. Tale misura viene estesa anche alle prestazioni sanitarie svolte in regime di libera professione intramuraria nonché attraverso la telemedicina. L'obbligo assicurativo viene previsto anche al fine di garantire efficacia all'azione di rivalsa da parte delle strutture nei confronti dei loro dipendenti. Quanto alla trasparenza, le aziende saranno obbligate a pubblicare sul loro sito internet la denominazione dell'impresa che presta la copertura assicurativa, indicando per esteso i contratti, le clausole assicurative, oltre a tutte le altre analoghe misure che determinano la copertura assicurativa. Viene poi previsto un apposito decreto del Ministero della Sviluppo economico, di concerto con il Ministero della Salute, che avrà il compito di definire i criteri e le modalità di vigilanza e controllo che l'Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni (Ivass) sarà tenuto ad effettuare sulle compagnie assicuratrici che intendano contrarre polizze con le strutture e con gli esercenti la professione sanitaria.
venerdì 13 novembre 2015
In Italia la spesa sanitaria diminuisce ancora. E si allarga la forbice con l’Ue
“In Italia dunque si spende in sanità decisamente meno
rispetto ai Paesi europei più direttamente confrontabili con il nostro Paese e
i divari stanno crescendo nel tempo”. È quanto emerge dall’analisi dell’X
Rapporto Meridiano Sanità della European House Ambrosetti presentato recentemente a
Roma.
Il rapporto, come di consueto, ha scattato una fotografia delle performance sanitarie italiane ed europee mettendole a confronto attraverso il Meridiano Sanità Index. Quest’anno inoltre si è anche valutato come il contenimento della spesa sanitaria pubblica nel tempo ha compromesso le performance del sistema sanitario nazionale. E i dati, infatti, non sorridono, rispetto all’anno scorso l’Italia rispetto ai paesi dell’Ue 14 ha perso una posizione (dal 9° al 10° posto). Un peggioramento che dello stato di salute che se unito all’evoluzione del quadro demografico ed epidemiologico rischiano di portare la spesa sanitaria pubblica al 9,9% del Pil nel 2050 (la previsione dello scorso anno era di 9,5% del pil al 2050).
Il rapporto, come di consueto, ha scattato una fotografia delle performance sanitarie italiane ed europee mettendole a confronto attraverso il Meridiano Sanità Index. Quest’anno inoltre si è anche valutato come il contenimento della spesa sanitaria pubblica nel tempo ha compromesso le performance del sistema sanitario nazionale. E i dati, infatti, non sorridono, rispetto all’anno scorso l’Italia rispetto ai paesi dell’Ue 14 ha perso una posizione (dal 9° al 10° posto). Un peggioramento che dello stato di salute che se unito all’evoluzione del quadro demografico ed epidemiologico rischiano di portare la spesa sanitaria pubblica al 9,9% del Pil nel 2050 (la previsione dello scorso anno era di 9,5% del pil al 2050).
venerdì 6 novembre 2015
Promossi agli esami ma “rimandati” in stili di vita gli studenti universitari
C’è stato un periodo nel quale
l’università italiana era diventata un diplomificio. Tutti a rincorrere una
laurea per trovare un posto di lavoro sicuro. Per molti anche l’occasione di un
riscatto sociale per la propria famiglia e per sé stessi. C’è stato poi un
altro periodo nel quale gli atenei nazionali si erano trasformati in autentiche
zone di parcheggio nel quale svernare per qualche anno, in attesa di trovare
una collocazione lavorativa attraverso qualche concorso pubblico, visto che nei
concorsi statali si richiedeva al massimo un diploma di scuola secondaria
superiore. Questo “uso” o abuso dell’università non ha fatto altro che
promuovere tanti giovani senza cultura, perché la “Cultura” non è nozionismo
bensì conoscenza, al rango di studenti universitari, il massimo grado, o quasi,
della scala gerarchica scolastica, senza però renderli “universitari” nella
vita.
Il risultato di tutto ciò ce lo
presenta un rapporto su comportamenti alimentari, attività fisica, abitudine al
fumo, consumo di alcool e droghe, salute riproduttiva, attitudini verso
l’apprendimento e le tecnologie, salute percepita e stato di benessere generale
studiati dai ricercatori della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università
Cattolica del Sacro Cuore di Roma in collaborazione con l’Istituto Superiore di
Sanità e resi noti dai risultati dell’indagine “Sportello Salute Giovani”. La
ricerca integrale, pubblicata sugli Annali dell’Istituto Superiore di Sanità,
ha riguardato stili di vita e comportamenti di 8516 studenti di dieci
università italiane (di Nord, Centro e Sud del Paese), in età compresa tra 18 e
30 anni: 5702 donne (67%) e 2814 uomini (33%) con età media di 22,2 anni.
venerdì 30 ottobre 2015
Ricerca. Oltre 200 brevetti italiani finiscono all’estero, un danno di 1,5 mld di euro l’anno
Un miliardo e mezzo di euro l’anno. È quanto rendono ogni
anno gli oltre 240 brevetti prodotti dai migliori 50 ricercatori italiani.
Peccato che a beneficiarne non sia l’Italia, ma i Paesi dove sono andati a
lavorare. E così la “fuga di cervelli”, un danno per il patrimonio
intellettuale italiano, si traduce anche in uno “spreco di cervelli”. Basta
guardare ai dati dell’Ocse, dell’Agenzia nazionale di valutazione del sistema
Universitario e della Ricerca e dell’I-Com, l’Istituto per la Competitività:
nonostante i nostri ricercatori producano studi scientifici qualitativamente e
quantitativamente superiori alla media Ocse (siamo all’ottavo posto nel mondo),
solo una minima parte di questi si traduce in brevetti, produzione industriale
e quindi ricchezza, nove volte meno che in Danimarca, sette volte meno che in
Usa, quattro volte meno che in Germania, Francia e Spagna.
Come uscire dall’impasse? Dall’Italia una risposta per valorizzare il lavoro svolto dai ricercatori, e tradurlo in brevetti, in lavoro, in produzione industriale, arriva dal Sud Italia, esattamente dal Laboratorio di Ricerche Biomediche di Catania. Il laboratorio - presentato alla stampa in occasione del Convegno “Il valore della ricerca, la creazione di opportunità” a Catania - frutto di una collaborazione pubblico-privato, vede impegnate l’Università di Catania, l’Università La Sapienza di Roma ed Eli Lilly, oltre a poter contare sui fondi europei del Programma operativo nazionale (Pon) per il primo progetto portato avanti.
Obiettivo del laboratorio inaugurato nel 2013 è fare ricerca, adeguatamente finanziata, per poter tradurre poi le nuove scoperte e acquisizioni in brevetti e quindi in produzione industriale, invertendo la tendenza negativa del nostro Paese. E dare nuove opportunità ai ricercatori.
Come uscire dall’impasse? Dall’Italia una risposta per valorizzare il lavoro svolto dai ricercatori, e tradurlo in brevetti, in lavoro, in produzione industriale, arriva dal Sud Italia, esattamente dal Laboratorio di Ricerche Biomediche di Catania. Il laboratorio - presentato alla stampa in occasione del Convegno “Il valore della ricerca, la creazione di opportunità” a Catania - frutto di una collaborazione pubblico-privato, vede impegnate l’Università di Catania, l’Università La Sapienza di Roma ed Eli Lilly, oltre a poter contare sui fondi europei del Programma operativo nazionale (Pon) per il primo progetto portato avanti.
Obiettivo del laboratorio inaugurato nel 2013 è fare ricerca, adeguatamente finanziata, per poter tradurre poi le nuove scoperte e acquisizioni in brevetti e quindi in produzione industriale, invertendo la tendenza negativa del nostro Paese. E dare nuove opportunità ai ricercatori.
venerdì 23 ottobre 2015
Parlare con i pazienti riduce i ricoveri e migliora cure. Ma solo 1 medico su 5 sa ascoltare
Ascoltare fa bene, e se ad ascoltare è un medico il “fa
bene” acquista un valore doppio. Perché le parole del medico curano come i
farmaci: un rapporto empatico con il paziente riduce di quattro volte il
rischio di ricoveri e aumenta del 34-40% la probabilità di tenere sotto
controllo ipercolesterolemia, diabete, e rischio cardiovascolare, riducendo il
pericolo di complicanze e perfino lo stress generato dagli esami clinici. Ma pochi camici bianchi ascoltano davvero i
bisogni dei malati: solo il 22% instaura un rapporto empatico con gli
assistiti, il tempo medio di una visita non supera i 9 minuti e già dopo 20
secondi il racconto del paziente viene interrotto dalle domande del dottore,
che per due terzi del colloquio tiene gli occhi incollati al pc. Eppure,
anche ai medici farebbe bene essere empatici: instaurare relazioni più profonde
con i malati riduce le denunce per malpractice e soprattutto il rischio di
Burnout.
Questi i dati elaborati dalla Società Italiana di Medicina Interna (Simi) e presentati in occasione del 116° Congresso nazionale che si è tenuto a Roma fino al 12 ottobre. Per gli internisti il “feeling” con i pazienti migliora l’efficacia delle cure e fa bene anche al medico per questo hanno proposto di inserire nel corso di laurea in medicina e chirurgia un modulo di scienze umane, da seguire durante i sei anni di studio attraverso seminari e didattica teorico-pratica dedicata.
Questi i dati elaborati dalla Società Italiana di Medicina Interna (Simi) e presentati in occasione del 116° Congresso nazionale che si è tenuto a Roma fino al 12 ottobre. Per gli internisti il “feeling” con i pazienti migliora l’efficacia delle cure e fa bene anche al medico per questo hanno proposto di inserire nel corso di laurea in medicina e chirurgia un modulo di scienze umane, da seguire durante i sei anni di studio attraverso seminari e didattica teorico-pratica dedicata.
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giovedì 15 ottobre 2015
La mamma che non vaccina i propri figli è istruita, ha più di 30 anni e spesso lavora in sanità
Il ricorso al vaccino è in calo e difficile è anche dare
un guidizio sulla vicenda. Potrebbe sembrare una pessima notizia, ma andando
poi ad approfondire la cosa e ad indagare con cura, si scopre che le mamme più
restie a vaccinare i propri figli sono proprio quelle armate di maggiore
istruzione e, spesso, che lavorano proprio nella sanità. Particolare da non
sottovalutare nella maniera più assoluta, anche se non certo da prendere in
considerazione come una verità. Insomma, il tema è dibattuto e il Ministero
chiede di non abbassare mai la guardia e di tenere alta la memoria del passato.
Ma le coperture vaccinali nazionali contro la poliomielite, il tetano, la difterite
e l’epatite B scendono al di sotto del 95%, la soglia minima prevista dal Piano
Nazionale prevenzione vaccinale 2012-2014.
A fronte di questo calo vaccinale, iniziato in alcuni casi già negli anni scorsi, un’analisi scientifica svolta nel 2012 dalla Regione del Veneto ha indagato le motivazioni alla base della mancata vaccinazione. Il Report, intitolato “Indagine sui Determinanti del Rifiuto dell’ Offerta Vaccinale nella Regione Veneto”, ha effettuato una ‘fotografia’ dettagliata, a livello regionale, relativa principali fasce di popolazione che rientrano nelle percentuali di chi non aderisce alla vaccinazione. Con un questionario online e a libero accesso, gli esperti hanno effettuato l’analisi di un campione rappresentativo di genitori di bambini vaccinati e non vaccinati in sei ULSS regionali e in parte anche nel territorio al di fuori della Regione Veneto.
A fronte di questo calo vaccinale, iniziato in alcuni casi già negli anni scorsi, un’analisi scientifica svolta nel 2012 dalla Regione del Veneto ha indagato le motivazioni alla base della mancata vaccinazione. Il Report, intitolato “Indagine sui Determinanti del Rifiuto dell’ Offerta Vaccinale nella Regione Veneto”, ha effettuato una ‘fotografia’ dettagliata, a livello regionale, relativa principali fasce di popolazione che rientrano nelle percentuali di chi non aderisce alla vaccinazione. Con un questionario online e a libero accesso, gli esperti hanno effettuato l’analisi di un campione rappresentativo di genitori di bambini vaccinati e non vaccinati in sei ULSS regionali e in parte anche nel territorio al di fuori della Regione Veneto.
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giovedì 8 ottobre 2015
Orario di lavoro dei medici. Il 25 novembre sarà ripristinato il diritto al riposo
“Decorsi dodici mesi dalla data di entrata in vigore della
presente legge, sono abrogati il comma 13 dell'articolo 41 del decreto-legge 25
giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008,
n. 133, e il comma 6-bis dell'articolo 17 del decreto legislativo 8 aprile
2003, n. 66”. Con questa disposizione contenuta nell’art. 14 della Legge
161/2104 si conclude una lunga battaglia condotta dall’ Anaao Assomed a difesa
del diritto al riposo e a un tempo massimo di lavoro settimanale per i
dirigenti medici e sanitari dipendenti del SSN.
La storia è iniziata nel dicembre 2007 in occasione della discussione della Legge Finanziaria 2008. Per questioni di natura economica, con le quali la crisi ha poco a che vedere, è stata decisa a tavolino e concordata tra le diverse forze politiche e le Regioni, una deregulation totale degli orari di lavoro del personale medico e sanitario. In alcune fasi del suo iter questa idea ha raggiunto aberrazioni tali che i medici avrebbero potuto lavorare anche due giorni di fila senza che ciò fosse considerato un illecito. Sono stati quindi creati supporti legislativi impropri per modificare l’art. 7 (riposo giornaliero) e l’art. 4 (durata massima dell’orario di lavoro settimanale) del D.Lgs 66/2003 con cui era stata recepita in Italia la direttiva europea sulla organizzazione dell’orario di lavoro.
La storia è iniziata nel dicembre 2007 in occasione della discussione della Legge Finanziaria 2008. Per questioni di natura economica, con le quali la crisi ha poco a che vedere, è stata decisa a tavolino e concordata tra le diverse forze politiche e le Regioni, una deregulation totale degli orari di lavoro del personale medico e sanitario. In alcune fasi del suo iter questa idea ha raggiunto aberrazioni tali che i medici avrebbero potuto lavorare anche due giorni di fila senza che ciò fosse considerato un illecito. Sono stati quindi creati supporti legislativi impropri per modificare l’art. 7 (riposo giornaliero) e l’art. 4 (durata massima dell’orario di lavoro settimanale) del D.Lgs 66/2003 con cui era stata recepita in Italia la direttiva europea sulla organizzazione dell’orario di lavoro.
venerdì 2 ottobre 2015
Intervista al presidente della commissione Affari Costituzionali sul Ddl concorrenza
“In Aula, tra gli emendamenti presentati sul ddl
concorrenza, ci sono diverse proposte che riguardano le farmacie. Una di queste
propone l’eliminazione del numero programmato, che poi vorrebbe dire il
cambiamento dell’attuale sistema. Ce n’è poi un’altra che prevede l’obbligo per
i Comuni di vendere le farmacie comunali che sono in perdita da due anni.
Infine, ci sono gli emendamenti sulla liberalizzaizione della Fascia C”. Così
il presidente della commissione Affari Costituzionali alla Camera, Andrea
Mazziotti (Sc), a margine della festa di Scelta Civica a Salerno, in
quest’intervista rilasciata a Quotidiano Sanità fa il punto
sul al ddl concorrenza alla vigilia della ripresa della discussione in Aula.
venerdì 25 settembre 2015
Sono 2.177 i casi registrati di crimini farmaceutici nel mondo, tra furti, contraffazioni e commercio illegale
Tutto
ciò che muove ricchezza è terreno minato. Perché la frode è sempre dietro
l’angolo. E questo “terreno minato” non conosce limite né di spazio, di tempo e
di categoria. L’importante è generare ricchezza, senza porsi troppi scrupoli.
Anche quando ne va di mezzo la salute dell’uomo. Nel 2014 sono stati 2.177 i
casi relativi ai crimini farmaceutici nel mondo. Il 68% ha riguardato casi di
contraffazione, il 29% la distribuzione illegale e il 3% i furti. Numeri in
linea con il 2013 quando i casi registrati erano stati 2.193, ma in ogni caso
sempre superiore ai 2018 casi del 2012. In ogni caso aumentano anche gli
arresti, se nel 2012 sono stati 1.236, nel 2014 sono saliti a 1.488.
La fotografia l’ha scattata Ashley How del Pharmaceutical Security Institute (PSI) durante il workshop di approfondimento dal titolo “Pharmaceutical Crime and Falsified Medicines - New perspectives in the collaboration between public and private sectors”, organizzato dal Pharmaceutical Security Institute (PSI), in collaborazione con l’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) e con il supporto del Ministero dello Sviluppo Economico. Un incontro internazionale in cui sono intervenuti i rappresentanti delle Amministrazioni coinvolte, delle aziende farmaceutiche e delle associazioni di settore.
La fotografia l’ha scattata Ashley How del Pharmaceutical Security Institute (PSI) durante il workshop di approfondimento dal titolo “Pharmaceutical Crime and Falsified Medicines - New perspectives in the collaboration between public and private sectors”, organizzato dal Pharmaceutical Security Institute (PSI), in collaborazione con l’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) e con il supporto del Ministero dello Sviluppo Economico. Un incontro internazionale in cui sono intervenuti i rappresentanti delle Amministrazioni coinvolte, delle aziende farmaceutiche e delle associazioni di settore.
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venerdì 18 settembre 2015
In Francia via libera alla vendita in farmacia del test ‘fai da te’ per l’Hiv
Deve essere considerato un bene quello di poter accelerare
i tempi in caso di sospetto di aver contratto l’Hiv, anche se questi esami
potrebbero risultare non totalmente sicuri? Per molti no, per altri certamente sì. Da
qualche giorno, infatti, i cittadini francesi potranno acquistare in farmacia
un test 'fai da te' per verificare se un soggetto ha contratto il virus Hiv. “Nel
nostro paese - ha detto il Ministro della Salute transalpino, Marisol
Touraine- , dove 150.000 persone vivono con l'HIV, tra cui 30.000
inconsapevolmente, è una grande sfida. L'auto-test è uno strumento in più per
la lotta contro questa malattia. Non è destinato a sostituire lo screening
tradizionale dell’analisi del sangue”. Infatti non è destinato a sostituire
nulla, piuttosto ad ergersi come primo campanello di allarme capace di
indirizzare il malato verso un’indagine più approfondita. In caso di risultato
positivo sarà infatti necessario fare una seconda verifica, sottoponendosi al
test tradizionale. Tra gli altri limiti c'è il fatto che il test può dare un
risultato negativo se l'infezione è avvenuta a meno di 3 mesi di distanza,
rispetto alle sei settimane delle analisi tradizionali fatte in laboratorio.
Infine il test funziona solo sull'Aids, ma non per le altre infezioni a
trasmissione sessuale.
venerdì 11 settembre 2015
Prosegue la discesa dei ricoveri ospedalieri. Nel 2014 -3,2%. Rispetto al 2001 quasi il 30% in meno
La notizia è da incorniciare. Prosegue, infatti, il calo
dei ricoveri in ospedale. Se nel 2013 erano scesi del 4%
rispetto al 2012, il trend continua anche nel 2014: ne sono stati effettuati
9.526.832, per un totale di 63.129.031 giornate, con una riduzione rispetto al
2013 di circa 315 mila ricoveri (-3,2%) e 1.184.000 giornate (-1,8%). Dati che
evidenziano i progressi della medicina capace di garantire un rapido decorso
post-operatorio a differenza dei tempi biblici di un tempo. E' quanto
illustrato nel Rapporto annuale sull'attività di ricovero ospedaliero
(Dati SDO 2014), a cura dell'Ufficio VI della D.G. programmazione sanitaria del
Ministero della salute. Il report analizza anche l’andamento nell’ultimo
decennio. Dal 2001 al 2006 l’andamento sostanzialmente
costante, intorno a 13 milioni di dimissioni e poco più di 11 milioni di
giornate, mentre a partire dall’anno 2007 si osserva una chiara e costante
diminuzione, ottenuta grazie alle politiche di riduzione dell’inappropriatezza
dell’ospedalizzazione, e di trasferimento ad altri setting assistenziali. Nel
2014 i valori si attestano su circa 9,5 milioni di dimissioni (il 27% in meno
rispetto ai 13 mln del 2001) e poco più di 63 milioni di giornate erogate.
venerdì 4 settembre 2015
Carne bovina infetta da Aids. “Una bufala del Web” assicura l’Istituto Superiore di Sanità
Diffidare
dei social network, specialmente quando la notizia è allarmistica ai massimi
livelli. Perché un procurato allarme può generare una pericolosa reazione da
parte dei meno informati che non fa bene al vivere civile e comunitario. E i
social network stanno diventando, da una parte uno dei primi mezzi di
informazione da parte di molti, dall’altra uno dei sistemi più semplici da
usare per generare procurato allarme e destabilizzare l’opinione pubblica,
sempre più orientata verso un’informazione “lampo” ed in pillole ad uso e
consumo del superficialismo più becero.
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venerdì 28 agosto 2015
Ancora tagli alla sanità? Tutto si può fare, ma non raccontiamo più balle agli italiani
Manca poco più di un mese e mezzo al 15
ottobre. Entro quella data è attesa la nuova legge di stabilità. Un
appuntamento nevralgico per il Paese che ogni anno segna il passo dei Governi e
rispecchia la loro capacità di rispondere agli stimoli (positivi o negativi)
del contesto economico e sociale. Quest’anno, come annunciato e ribadito a più
riprese da Matteo Renzi, il “piatto forte” dovrebbe essere
l’abolizione di Tasi e Imu prima casa. Una promessa da almeno 4,5 miliardi, cui
bisogna aggiungere circa 22,5 miliardi (i calcoli sono della Cgia di Mestre)
necessari per evitare l’aumento dell’Iva, il ritocco all’insù delle accise
sui carburanti e per rispettare le disposizioni stabilite della Corte
Costituzionale con le sentenze sulle pensioni e sul rinnovo dei contratti del
Pubblico Impego. In sostanza stiamo parlando di almeno 27 miliardi di fondi da
reperire a fronte dei quali appare quindi evidente che, al di là delle speranze
su qualche bonus dall’Europa in materia di rispetto dei parametri di bilancio,
ci dobbiamo attendere una bella sforbiciata alla spesa pubblica. La domanda che più ci interessa è se questa ennesima
sforbiciata riguarderà anche la sanità.
venerdì 21 agosto 2015
Responsabilità medica e le proposte della Commissione del Ministero
E’ stato stilato e presentato il documento con le proposte della
commissione consultiva sulle problematiche in materia di medicina difensiva e
di responsabilità professionale degli esercenti le professioni sanitarie,
istituita dal ministro il 26 marzo e che ha concluso i lavori lo scorso 30
luglio. Quattro gli ambiti su cui la commissione ha proposto d’intervenire:
Responsabilità civile, Responsabilità penale, Assicurazione e Rischio clinico.
Come annunciato dal Ministro le proposte della commissione marceranno in
parallelo al Ddl sulla Responsabilità professionale in lavorazione alla Camera
dei deputati e al Dpr con le Regole sui Fondi assicurativi.
Responsabilità civile del medico: Prescrizione scende a 5 anni e onere della prova a carico del paziente.
La Commissione ministeriale propone di distinguere tra medico dipendente di una struttura sanitaria e medico libero professionista. Per il medico dipendente di una struttura sanitaria (ospedale o casa di cura, pubblica o privata) e per quello convenzionato la responsabilità professionale sarà di natura extracontrattuale, mentre per il medico libero professionista sarà di natura contrattuale. Per i medici dipendenti e convenzionati l’azione risarcitoria si prescriverà pertanto in 5 anni (non in 10) e l’onere della prova della colpa graverà sul paziente. Attualmente la giurisprudenza della Cassazione attribuisce al rapporto tra medico e paziente natura di rapporto contrattuale. Ne consegue che il medico risponde nei confronti del paziente per inadempimento contrattuale: la prescrizione dell’azione è quindi decennale ed opera la c.d. inversione dell’onere della prova (non è il paziente che deve dimostrare la colpa del medico, ma il medico che ha l’onere di provare in giudizio di aver agito senza colpa).
Saranno poi introdotti limiti all’azione di rivalsa da parte della struttura sul medico dipendente e nello stesso tempo si rivedrà il rapporto tra l’azione di rivalsa stessa ed il giudizio erariale della Corte dei conti, prevedendo che l’attivazione di quest’ultimo inibisca la prosecuzione della prima.
Responsabilità civile del medico: Prescrizione scende a 5 anni e onere della prova a carico del paziente.
La Commissione ministeriale propone di distinguere tra medico dipendente di una struttura sanitaria e medico libero professionista. Per il medico dipendente di una struttura sanitaria (ospedale o casa di cura, pubblica o privata) e per quello convenzionato la responsabilità professionale sarà di natura extracontrattuale, mentre per il medico libero professionista sarà di natura contrattuale. Per i medici dipendenti e convenzionati l’azione risarcitoria si prescriverà pertanto in 5 anni (non in 10) e l’onere della prova della colpa graverà sul paziente. Attualmente la giurisprudenza della Cassazione attribuisce al rapporto tra medico e paziente natura di rapporto contrattuale. Ne consegue che il medico risponde nei confronti del paziente per inadempimento contrattuale: la prescrizione dell’azione è quindi decennale ed opera la c.d. inversione dell’onere della prova (non è il paziente che deve dimostrare la colpa del medico, ma il medico che ha l’onere di provare in giudizio di aver agito senza colpa).
Saranno poi introdotti limiti all’azione di rivalsa da parte della struttura sul medico dipendente e nello stesso tempo si rivedrà il rapporto tra l’azione di rivalsa stessa ed il giudizio erariale della Corte dei conti, prevedendo che l’attivazione di quest’ultimo inibisca la prosecuzione della prima.
venerdì 14 agosto 2015
Quei maschi ‘drogati’ di palestra affetti da disturbi alimentari
Non è certo una notizia che desta scalpore, perché sull’esagerata cura
del proprio fisico si è già detto molto, e spesso non certo in maniera
positiva. Specie quando vedi un fisico scolpito, muscoli d’ordinanza in bella
mostra, dalla ‘tartaruga’, al bicipite guizzante, passando per le spalle
imponenti sorrette da un vitino da vespa. Merito di ore ed ore di allenamento
certo. Ma, non ci possono essere dubbi, anche di generose dosi di ‘supplementi’
che il palestrato ingurgita avidamente, dietro ‘prescrizione’ del vicino di
panca o del suo personal trainer.
Ma adesso, una ricerca presentata al congresso dell’American Psychological Association, propone di etichettare questa pratica estrema di ‘attrezzi-bibitoni’ come una nuova categoria di disturbi del comportamento alimentare, in quanto frutto di un complesso e profondo squilibrio nutrizional-psicologico.
In un’intervista rilasciata alla rete televisiva americana CBS News, Richard Achiro, della California School of Professional Psychology presso la Alliant International University di Los Angeles – sostiene dunque che “gli uomini ossessionati dall’aspetto fisico, spinti da fattori psicologici a raggiungere un livello di ‘perfezione’ fisica maschile, utilizzano farmaci e supplementi in maniera esagerata e assimilabile ad un disturbo del comportamento alimentare.”
Ma adesso, una ricerca presentata al congresso dell’American Psychological Association, propone di etichettare questa pratica estrema di ‘attrezzi-bibitoni’ come una nuova categoria di disturbi del comportamento alimentare, in quanto frutto di un complesso e profondo squilibrio nutrizional-psicologico.
In un’intervista rilasciata alla rete televisiva americana CBS News, Richard Achiro, della California School of Professional Psychology presso la Alliant International University di Los Angeles – sostiene dunque che “gli uomini ossessionati dall’aspetto fisico, spinti da fattori psicologici a raggiungere un livello di ‘perfezione’ fisica maschile, utilizzano farmaci e supplementi in maniera esagerata e assimilabile ad un disturbo del comportamento alimentare.”
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venerdì 7 agosto 2015
La proposta arriva dalla Toscana: “Istituire la figura del medico geriatra di Rsa”
Il grado di civiltà di un Paese si misura sotto diversi
aspetti. Ad esempio dalla capacità di gestire e tutelare la vita degli anziani.
Nei Paesi scandivani, ma anche in quelli anglosassoni e quelli alpini, la cura
dei nostri cari giunti in età pensionabile diventa una priorità, per non
parlare di quegli anziani colpiti da malattie croniche. Un sistema adeguato in
difesa di chi ha contribuito in maniera determinante alla nostra crescita e che
ora ha bisogno del nostro aiuto. Una dimostrazione di gratitudine,
responsabilità e di sensibilità, in sintesi di umanità. E l’attenzione verso i
senior si dimostra attraverso un’assistenza adeguata verso di essi.
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venerdì 31 luglio 2015
Emergenza invalidità. Un italiano su quattro vive con invalidità e cronicità gravi. In tutto 13 milioni

venerdì 24 luglio 2015
Il Virus Hiv arretra dopo 12 anni senza terapie antiretrovirali, in un bambino francese
Primo caso al mondo di remissione prolungata per 12 anni
in un bambino con infezione da HIV. Il caso riguarda una giovane donna francese
di 18 anni e mezzo con infezione da HIV dalla nascita che è risultata in
remissione virologica nonostante da 12 anni non avesse più assunto la terapia
antiretrovirale. A comunicarlo è il Dottor Asier Sáez-Cirion dell’Istituto
Pasteur di Parigi durante l’ottava Conferenza su HIV Patogenesi, trattamento e
la prevenzione organizzato dalla International AIDS Society (IAS) dal 19 al 22
luglio a Vancouver, in Canada.
venerdì 17 luglio 2015
Nel Lazio è vero allarme “alcool” tra i giovani
Che l’attuale sia un periodo di grande
sofferenza per i giovani è un dato di fatto. Dopo l’overdose di effimero che ha
nutrito gli adolescenti degli anni ’90 e duemila, il tentativo di raddrizzare
una barca ingovernabile come è il cervello quando non ha il timone fermo non è
per nulla semplice. Ad aiutare questo tentativo è arrivata, seppure in ritardo,
l’attuale crisi che ha portato molti a rimettere piede sulla terra. Ma per
risistemare il tutto dubito che ci si possa attendere grandi miglioramenti già
nei prossimi anni, sempre sperando che i danni causati non siano ormai
irrisolvibili. Per analizzare lo stile di vita, l’assetto psicologico e il
consumo di bevande, la Fondazione Italiana Ricerca in Epatologia (FIRE – Onlus)
ha elaborato e somministrato lo studio ‘Alcol e giovani’ sull’impatto
dell’alcol negli adolescenti nella regione Lazio, che ha visto coinvolto un
campione di 2700 ragazzi iscritti ai Licei di Roma, Frosinone e Latina di età
compresa tra i 14 ed i 19 anni. Alimentazione ipercalorica, ricca in grassi e
povera in fibre, uso inadeguato di bevande alcoliche sia per quanto riguarda la
quantità di etanolo che la modalità di assunzione: così stanno diventando le
abitudini degli adolescenti in Italia negli ultimi decenni.
Il progetto è stato reso possibile grazie al contributo della Fondazione Roma, da sempre attiva nel settore della Sanità e della ricerca scientifica su più linee di intervento, dalla ricerca in campo medico a quella in ambito socio-economico.
Il progetto è stato reso possibile grazie al contributo della Fondazione Roma, da sempre attiva nel settore della Sanità e della ricerca scientifica su più linee di intervento, dalla ricerca in campo medico a quella in ambito socio-economico.
venerdì 10 luglio 2015
Farmaci. Dagli anni senza regole al payback. Ma siamo ancora lontani dall’efficienza
Dal 2000 a oggi la struttura di governance della spesa
farmaceutica è cambiata molto. A fine anni ’90 la farmaceutica era quasi del
tutto sguarnita di regolazione. La governance confermava la spesa storica più,
quando le condizioni lo permettevano, un trascinamento positivo o, in caso di
necessità, interventi drastici di compressione il cui esempio più lampante è
arrivato nella fase di preparazione della finanza pubblica per l’ingresso
nell’Euro (prima metà degli anni Novanta). Oggi, gli abbattimenti generalizzati
dei prezzi e le revisioni frequenti dei Prontuari, cui si è fatto storicamente
ampio ricorso, hanno lasciato spazio al pay-back. Anche la struttura del
payback si è evoluta: il ripiano dello sfondamento ha passo per passo esentato
i farmaci di riferimento tra gli off-patent, gli orfani e quelli innovativi.
Per questi ultimi (sia di fascia “A” che “H) è previsto un apposito Fondo che
tuteli il loro prezzo/fatturato nei primi 1-3 anni dal lancio, chiamando al
ripiano, in loro vece, tutti i farmaci brevettati ma non innovativi.
venerdì 3 luglio 2015
Secondo la Fnomceo tra 10 anni ci saranno almeno 25 mila medici disoccupati
Tempi duri per i medici. La scure governativa sulle spese
della sanità non sono altro che uno dei problemi che investono il settore.
Perché se fino a qualche decennio fa la professione medica era richiestissima
per evidenti carenze di personale, oggi le università sfornano quotidianamente
nuovi laureati in medicina che vanno ad ingolfare un settore ormai al collasso.
“Se mettiamo a confronto il numero dei futuri laureati in medicina per anno con
i posti disponibili per le specializzazioni mediche e il cfs in mg – lancia
l’allarme la Fnomceo, ossia la Federazione degli ordini dei medici -, con le
attuali disposizioni legislative, circa 2000/2500 laureati in medicina per ogni
anno futuro non avranno opportunità di completare il percorso formativo post
laurea e si può ipotizzare che nei prossimi 10 anni ci sarà una
popolazione di circa 25.000 medici che non avranno possibilità di sbocchi
occupazionali nel SSN”.
sabato 27 giugno 2015
Attenzione a tatuaggi e piercing. In uno su 4 si verificano complicanze infettive
Tatuaggi e piercing sono sempre più amati dai
giovanissimi, una tendenza che non teme crisi ma che, considerate ‘pratiche
ornamentali’, sono talvolta effettuate con leggerezza. Una recente ricerca
condotta dall’Università di Tor Vergata su 2500 studenti liceali coinvolti con
questionario anonimo, ha rilevato come il 24% di essi abbia avuto complicanze
infettive; solo il 17% ha firmato un consenso informato; e uno scarno 54% è
sicuro della sterilità degli strumenti che sono stati utilizzati.
Scopo della ricerca è quello di informare gli adolescenti che “l’esecuzione di ornamenti estetici in locali non certificati senza rispetto delle norme igieniche, oppure pratiche fai da te con strumenti artigianali inadeguati, possono essere veicoli di trasmissione di malattie infettive, per via ematica. In particolare, ad esempio, quelle prodotte dal virus dell’epatite B e C – HBV e HCV – e dal virus dell’AIDS – HIV -, che a volte sono causa di morte; inoltre, da recenti studi scientifici, è stato rilevato come l’inoculazione nella cute di sostanze chimiche non controllate costituisca un rischio di reazioni indesiderate di tipo tossicologico o di sensibilizzazione allergica”.
Scopo della ricerca è quello di informare gli adolescenti che “l’esecuzione di ornamenti estetici in locali non certificati senza rispetto delle norme igieniche, oppure pratiche fai da te con strumenti artigianali inadeguati, possono essere veicoli di trasmissione di malattie infettive, per via ematica. In particolare, ad esempio, quelle prodotte dal virus dell’epatite B e C – HBV e HCV – e dal virus dell’AIDS – HIV -, che a volte sono causa di morte; inoltre, da recenti studi scientifici, è stato rilevato come l’inoculazione nella cute di sostanze chimiche non controllate costituisca un rischio di reazioni indesiderate di tipo tossicologico o di sensibilizzazione allergica”.
venerdì 19 giugno 2015
“Lo smantellamento della sanità pubblica e il silenzio della Fnomceo”
“Il fenomeno di progressiva “proletarizzazione” dei medici non trova
riscontro solo nel peggioramento delle loro condizioni economiche. A essere
sempre più compromessa è la capacità di incidere su aspetti vitali della loro
attività professionale: dalle condizioni di lavoro (orario, turni,
reperibilità), al salario; dalle modalità di conferimento degli incarichi alla
revoca di quelli di struttura semplice e complessa indipendentemente da ogni
procedura di valutazione. Un fenomeno che peraltro interessa, anche se in forma
più contenuta, tutto il comparto della pubblica amministrazione, additato dalla
stampa e da molti politici come il principale responsabile del dissesto
finanziario del paese. E basta a tal proposito ricordare le campagne lanciate
da Brunetta contro i fannulloni annidati nella pubblica amministrazione per
capire come l’operazione sia stata architettata a tavolino.
venerdì 12 giugno 2015
Chiudono gli ospedali pubblici e crescono le strutture residenziali private
Si può essere d’accordo o meno, vederla da una prospettiva o da
un’altra. Ma è certo che continua imperterrita la diminuzione delle strutture
ospedaliere pubbliche italiane che tra il 2009 e il 2012 si sono contratte del
3,2% (circa 60 ospedali in meno). Ma soprattutto continua il calo dei posti
letto che nel 2012 sono scesi a quota 232.652. Nel 2011 erano 242.285. Ben 9.643 letti
in meno (-4%). Al contempo, e quasi a rimarcare un andamento opposto e
concomitante, si registrano incrementi soprattutto per il privato accreditato, come
evidenziato dai trend dell’assistenza territoriale semiresidenziale (-0,3% per
il pubblico, +6% per il privato accreditato) dell’assistenza territoriale
residenziale (+1,0% per il pubblico, +5,7% per il privato accreditato. È questa
la fotografia del Ssn per l’anno 2012 scattata dal Ministero della Salute e contenuti
nell’Annuario Statistico del Servizio Sanitario Nazionale Assetto
organizzativo, attività e fattori produttivi del SSN per l’anno 2012.
giovedì 4 giugno 2015
Italiani secondi al mondo per aspettativa di vita (83 anni) secondo il WHO-World Health Statistics 2015
Nei giorni scorsi l’Organizzazione Mondiale
della Sanità ha reso disponibile sul proprio sito web il Report “World Health
Statistics”, che valuta i progressi relativi agli obiettivi legati alla salute
in ciascuno dei 194 Paesi per i quali sono disponibili statistiche sanitarie. Pubblicato
ogni anno a partire dal 2005, “World Health Statistics” rappresenta la fonte
ufficiale delle informazioni sullo stato di salute della popolazione mondiale.
Contiene i dati provenienti da 194 Paesi su una serie di indicatori di
mortalità, di malattia e relativi ai sistemi sanitari, tra cui la speranza di
vita, le morti per malattie, i servizi e trattamenti sanitari, gli investimenti
in materia di salute, così come i comportamenti e i fattori di rischio per la
salute.
Analizzando i dati contenuti nel Report riguardanti l'Italia, possiamo notare come, in quanto ad aspettativa di vita alla nascita, nel nostro Paese si è passati dai 77 anni del 1990 agli 83 del 2013 (80 uomini e 85 donne). Una crescita che ci porta al secondo posto al mondo, insieme a San Marino, Spagna, Svizzera e Singapore, in quanto a longevità, secondi solo al Giappone dove si raggiungono gli 84 anni. Di rilievo anche l'aspettativa di vita in salute che raggiunge i 73 anni. Un risultato, pari a quello della Spagna e secondo solo a Singapore (76 anni).
Analizzando i dati contenuti nel Report riguardanti l'Italia, possiamo notare come, in quanto ad aspettativa di vita alla nascita, nel nostro Paese si è passati dai 77 anni del 1990 agli 83 del 2013 (80 uomini e 85 donne). Una crescita che ci porta al secondo posto al mondo, insieme a San Marino, Spagna, Svizzera e Singapore, in quanto a longevità, secondi solo al Giappone dove si raggiungono gli 84 anni. Di rilievo anche l'aspettativa di vita in salute che raggiunge i 73 anni. Un risultato, pari a quello della Spagna e secondo solo a Singapore (76 anni).
venerdì 29 maggio 2015
Il Garante Privacy dice no alle mail con informazioni sulla salute di una persona
Potrebbe sembrare una cosa logica, eppure c’è voluto il
Garante Privacy per confermarlo attraverso un provvedimento: “non è lecito
inoltrare una mail con informazioni sulla salute e il numero di cellulare della
persona che l’ha inviata senza averla prima informata e avere avuto il suo
consenso”. E così la massima istituzione a tutela della nostra riservatezza ha
vietato a due società l’ulteriore trattamento dei dati contenuti in una mail ed
ha prescritto loro l’adozione di misure per garantire una scrupolosa vigilanza
sull’operato del personale che tratta i dati per loro conto o interesse.
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venerdì 22 maggio 2015
L’interessante punto di Assofarm sulla Farmacia dei servizi
Da
anni se ne parla, tutti la vogliono, la normativa lo consente, ma la “farmacia
dei servizi” non decolla. Eppure viene indicata come una soluzione ai problema
della Sanità pubblica che deve affrontare la crisi economica a fronte di un
aumento della richiesta di salute da parte dei cittadini, che grazie alle cure
beneficiano di una sopravvivenza più lunga. In questo contesto i farmacisti
pubblici vogliono riqualificare il loro ruolo diventando parte integrante del
Servizio sanitario nazionale, applicando in maniera sistematica e non a spot la
normativa vigente che consente alle farmacie di essere il primo e più facile
sportello di accesso alla prestazione dei servizi sanitari.
La rivoluzione è in corso ma deve essere avallata dalla convenzione scaduta che deve regolare il rapporto fra le Regioni e le farmacie. Praticamente la farmacia pubblica potrebbe diventare un presidio territoriale della Asl con molte funzioni, a partire dai cup e dal pagamento del ticket, già in atto in alcune strutture, ma anche erogazione di servizi e prestazioni a volte in convenzione, a volte con minima spesa per il cittadino, utilizzando anche figure professionali esterne. Ma ce la farà il Servizio Sanitario Nazionale ad organizzare un tale sistema e a sostenerlo finanziariamente? Assofarm ritiene di sì, perchè la medicina territoriale ha lo scopo di prevenire le malattie e di evitare gli innumerevoli ricoveri delle persone anziane che utilizzano una larga fetta dei costi della Sanità.
La rivoluzione è in corso ma deve essere avallata dalla convenzione scaduta che deve regolare il rapporto fra le Regioni e le farmacie. Praticamente la farmacia pubblica potrebbe diventare un presidio territoriale della Asl con molte funzioni, a partire dai cup e dal pagamento del ticket, già in atto in alcune strutture, ma anche erogazione di servizi e prestazioni a volte in convenzione, a volte con minima spesa per il cittadino, utilizzando anche figure professionali esterne. Ma ce la farà il Servizio Sanitario Nazionale ad organizzare un tale sistema e a sostenerlo finanziariamente? Assofarm ritiene di sì, perchè la medicina territoriale ha lo scopo di prevenire le malattie e di evitare gli innumerevoli ricoveri delle persone anziane che utilizzano una larga fetta dei costi della Sanità.
giovedì 14 maggio 2015
La violenza sugli operatori sanitari, un fenomeno in aumento da non sottovalutare
La violenza sugli operatori sanitari è un fenomeno che sta
registrando una crescita preoccupante, ma viene ancora notevolmente
sottostimato e sottovalutato in quanto le vittime tendono a non denunciare gli
episodi. Le conseguenze delle aggressioni subite sono però consistenti e
attengono a diverse sfera della vita privata e professionale. Dinamiche che
sono state analizzate e discusse nel corso del convegno ‘La violenza sugli
operatori sanitari’, promosso dal Tribunale dei diritti e dei doveri del
medico, con il supporto del centro studi Anaao Lazio, e svoltosi presso
l’Ospedale San Giovanni di Roma.
"La violenza sugli operatori sanitari, sia di tipo fisico che verbale, sta evidenziando un’imponente crescita strutturale - è grido d'allarme lanciato da Mario Falconi, presidente del Tribunale dei diritti e dei doveri del medico (TDMe) - Purtroppo le aziende non dispongono di strutture ad hoc per occuparsi della materia e per questo molti episodi rimangono in un cono d’ombra. Medici e infermieri finiscono quindi per sentirsi abbandonati. Si tratta di casi dovuti in gran parte alle mancanze del territorio che costringono i cittadini, sempre più esasperati, a recarsi in ospedale per ogni genere di accertamento. Le soluzioni da mettere in campo per modificare lo status quo non mancherebbero. Sarebbe opportuno istituire un osservatorio sul tema in ogni regione e creare delle unità specifiche di supporto psicologico per le numerose vittime. Purtroppo le aziende ancora non si stanno muovendo in questa direzione. Auspico, inoltre, un atteggiamento diverso da parte della politica, sempre pronta a rilasciare dichiarazioni a supporto dei cittadini soggetti a casi di malasanità, ma assente quando si tratta di esprimere solidarietà agli operatori che hanno subito aggressioni”.
"La violenza sugli operatori sanitari, sia di tipo fisico che verbale, sta evidenziando un’imponente crescita strutturale - è grido d'allarme lanciato da Mario Falconi, presidente del Tribunale dei diritti e dei doveri del medico (TDMe) - Purtroppo le aziende non dispongono di strutture ad hoc per occuparsi della materia e per questo molti episodi rimangono in un cono d’ombra. Medici e infermieri finiscono quindi per sentirsi abbandonati. Si tratta di casi dovuti in gran parte alle mancanze del territorio che costringono i cittadini, sempre più esasperati, a recarsi in ospedale per ogni genere di accertamento. Le soluzioni da mettere in campo per modificare lo status quo non mancherebbero. Sarebbe opportuno istituire un osservatorio sul tema in ogni regione e creare delle unità specifiche di supporto psicologico per le numerose vittime. Purtroppo le aziende ancora non si stanno muovendo in questa direzione. Auspico, inoltre, un atteggiamento diverso da parte della politica, sempre pronta a rilasciare dichiarazioni a supporto dei cittadini soggetti a casi di malasanità, ma assente quando si tratta di esprimere solidarietà agli operatori che hanno subito aggressioni”.
venerdì 8 maggio 2015
Settimana mondiale per la sicurezza stradale… e per la sicurezza dei minorenni
L’informazione, questa sconosciuta. Infatti, sono tante le
fobie che ci vengono trasmesse dall’informazione, che spesso è invece assente
per ciò che riguarda una corretta informazione. Ad esempio sono ancora molti
coloro che non sanno che è proprio l’automobile uno dei maggiori pericoli per
la propria incolumità. Si parla tanto di aerei, senza sapere che questo è uno
dei mezzi più sicuri che ci siano, pazzi depressi inclusi. Invece le stragi
sull’asfalto sono all’ordine del giorno, eppure sono pochi coloro che lo
pensano prendendo la propria automobile: come si sa poco sulla falcidia di
minorenni in corso quotidianamente sulle nostre strade.
E’ in corso in questi giorni la settimana mondiale per la
sicurezza stradale indetta dall’Oms. Quest’anno l'attenzione è focalizzata proprio
sui bambini e su come migliorare la loro sicurezza sulle strade. Secondo
un rapporto dell'Oms ogni anno nel mondo muoiono circa 186.300 bambini sotto i
18 anni a causa di un incidente stradale. La percentuale delle morti per
incidente stradale è tre volte superiore nei paesi in via di sviluppo rispetto
ai paesi sviluppati. Molti di più sono i feriti, spesso gravi.
giovedì 30 aprile 2015
I medici di famiglia divisi. Smi e Snami contro Fimmg

venerdì 24 aprile 2015
La FederAnziani ha una ricetta: “Ridurre premi a dirigenti pubblici per pagare farmaci ad anziani”
“Gli anziani italiani, che in questi giorni
corrono il rischio di ritrovare in fascia C tutta una grande quantità di
farmaci e quindi di dover cominciare a pagare di tasca propria. Difronte ad uno
scenario che indebolirebbe ulteriormente la loro già compromessa situazione
economica, avanzano una proposta. Perché non recuperare i fondi necessari
riducendo gli 800 milioni di euro che ogni anno i dirigenti pubblici
percepiscono come premio di risultato?". Lo chiede Roberto Messina,
Presidente di FederAnziani Senior Italia.
venerdì 17 aprile 2015
Ai medici il governo clinico e agli infermieri la gestione della cura *
Continua il dibattito sulla necessità di tracciare un
confine tra il ruolo del medico e quello dell’infermiere che troppo spesso
vanno in conflitto per una mancata intesa a monte e per una giurisprudenza “civica”
che non c’è. Diciamo che una sintesi, ascoltando le ragioni dei malati, degli
infermieri e dei medici, potrebbe essere questa: il malato vuole essere
trattato e assistito in modi diversi rispetto al passato; i medici vogliono la
titolarità incondizionata del governo clinico; agli infermieri spetta quella
che si potrebbe definire la “gestione integrata della cura”. In questo
prospettiva sarebbe il caso che lo stesso Ministero della Salute provveda a
stilare un documento di intenti che si potrebbe accordare su tre semplici
postulati:
· mettere
al centro il malato in modo che né i medici né gli infermieri definiscano le
loro faccende in modo auto referenziale;
· assumere i poteri dei soggetti professionali non le competenze, come terreno di mediazione e di cambiamento dei paradigmi professionali;
· assumere l’organizzazione del lavoro come il mezzo attraverso il quale garantire in modo compossibile, tanto al malato che al medico e all’infermiere, ciò che chiedono.
· assumere i poteri dei soggetti professionali non le competenze, come terreno di mediazione e di cambiamento dei paradigmi professionali;
· assumere l’organizzazione del lavoro come il mezzo attraverso il quale garantire in modo compossibile, tanto al malato che al medico e all’infermiere, ciò che chiedono.
venerdì 10 aprile 2015
Pari opportunità. Vigiliamo sull’attuazione delle leggi
La società, considerata nella sua completa essenza e cioè
luogo comunitario, è in continua evoluzione. Con essa modelli e situazioni che
creano sempre nuove e più complesse esigenze. Esigenze che presuppongono nuove
dinamiche non soltanto relazionali, ma anche giurisprudenziali. Per questo oggi
la nuova parola d’ordine è “conciliazione”. Ed è una sfida aperta che rientra
in una dimensione generale di adeguamento ai nuovi mercati ed ai nuovi processi
di lavoro, specialmente all’interno delle aziende sanitarie ed ospedaliere,
vincolate come sono al mantenimento dei livelli essenziali di assistenza e con
costanti ridotte risorse economiche disponibili. Conciliazione perché è
divenuto oggi necessario, nei rapporti tra il mondo del lavoro e l’essenza
della famiglia, predisporre direttive, informative, raccomandazioni e
suggerimenti, affinché si adottino misure in grado di salvaguardare la
possibilità di conciliare la vita familiare con quella lavorativa. E non si tratta certo
di una questione meramente femminile includendo in essa equilibri famigliari
riguardanti sia l’uomo, la donna che i figli. Una visione d’insieme pertanto
risulta assolutamente necessaria per evitare una eccessiva “femminilizzazione”
della questione conciliazione, cosa che impedirebbe nei fatti un’effettiva
equità di genere, finendo con l’alterare la comprensione e la portata reale del
problema; la conciliazione andrebbe considerata, invece, come una questione di
famiglia, nella quale uomini e donne si sentano e siano ugualmente coinvolti.
martedì 7 aprile 2015
Il Governo contro gli acquisti di droga ed il gioco d’azzardo anche sul web
Finalmente si comincia a lavorare sul serio per erigere un corposo
argine contro le dipendenze. Perché per combattere questo bubbone la severità
fine a se stessa non serve a nulla. C’è invece bisogno di prevenzione e di
educazione, diremo noi. Cultura della vita e visione positiva contro il
masochismo che si cela dietro la vita di molti adolescenti. Non è facile ma il
governo cerca di farlo. E lo fa con un protocollo siglato recentemente tra il
Dipartimento della Gioventù e del Servizio Civile Nazionale e il Dipartimento
per le Politiche Antidroga della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Con
questo vengono messi a punto interventi comuni per prevenire l’uso di sostanze
pericolose, lecite e illecite, anche diffuse dal web. E per scoraggiare
comportamenti dannosi per la salute, come il gioco d’azzardo patologico e l’uso
non controllato di internet.
venerdì 27 marzo 2015
Venti storie su come i media raccontano la disabilità. Il rapporto della Fondazione Matteotti
Fino a cinquanta anni fa la disabilità era indice di
vergogna. Tantissimi i casi, soprattutto nel nostro Meridione, nel quale il
figlio affetto da patologie invalidanti veniva recluso in casa e reso oggetto
di mistero agli altri perché considerato un segno punitivo del destino. Ci sono
voluti anni, studi, ma soprattutto cinema e televisione, a far uscire di casa e
far vivere diversamente la propria disabilità milioni di disabili, che
finalmente hanno potuto esprimersi e far capire che l’accoglienza e la partecipazione
possono fare miracoli.
Ora, la disabilità sta diventando una presenza che “pesa”.
Ma pesa non più come macigno di cui liberarsi, piuttosto che ha valore,
consistenza, efficacia. Il processo è lungo, la direzione incerta, gli esiti a
volte discutibili ma, comunque, qualcosa sta cambiando. È questa la diagnosi
emersa da “Disabilità e media”, il Rapporto della Fondazione Matteotti 2012
presentato a Roma, nella biblioteca della Camera dei Deputati che ha monitorato
una serie di storie di disabilità raccontate da alcune delle maggiori testate
nazionali di informazione di carta stampata e siti internet specializzati,
cogliendo peculiarità, dati emergenti e trend
nelle modalità di rappresentazione dei diversamente abili da parte dei
media.
venerdì 20 marzo 2015
Un selfie mentre si beve acqua per prevenire le malattie dei reni
Dopo la doccia ghiacciata dell’estate scorsa, oggi può
andare di moda un selfie mentre si beve acqua. E’ l’iniziativa lanciata in
occasione della Giornata mondiale del rene che sancisce il connubio tra SIN,
Società italiana di Nefrologia, Aned, l’Associazione nazionale emodializzati e
il gruppo San Pellegrino, per promuovere la diffusione della conoscenza delle
malattie renali, spesso trascurate e invece campanello d’allarme per le
malattie di cuore. “Water selfie Campaign” ci accompagnerà per un mese e più
dal 12 marzo scorso e per ogni fotografia inviata al sito della SIN
(www,sin.it), di Aned (www.aned-onlus.it) e di www.hydrationalab.it, il guppo
San Pellegrino verserà 50 centesimi per una guida educazionale con i principali
accorgimenti per mantenere sani i nostri reni: dalla giusta e corretta
alimentazione, all'idratazione, alla necessità di sottoporsi almeno ogni due
anni a esami di base, alla ricerca della creatinina e dell’albumina, oltre
all’esame delle urine. Con la guida, l'Aned potrà continuare per tutto l’anno a
parlare di prevenzione renale nelle scuole e negli ospedali.
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sabato 14 marzo 2015
Il sale, nemico o alleato della salute? Scienziati divisi
A distanza di pochi giorni, due articoli pubblicati su
prestigiose riviste internazionali giungono a conclusioni opposte sugli effetti
del sale sulla salute. Secondo la review pubblicata su JACC l’eccesso di sale è
un vero e proprio flagello, a prescindere che aumenti o no la pressione. Ma un
lavoro tedesco pubblicato su Cell Metabolism, lo propone addirittura come
strategia vincente contro le infezioni. Ora bisognerà mettersi d’accordo,
questo è il nostro pensiero, perché non c’è nulla di più dannoso per la salute
del cittadino, di una disputa su tematiche così delicate per la salute pubblica
da parte della scienza e della ricerca.
Qualche giorno fa la rivista Time ha dedicato al sale un
servizio nel quale veniva definito come potente alleato della salute nella
lotta contro i batteri. Ora arriva invece da JACC (Journal of the American
College of Cardiology), la rivista dei cardiologi americani, una revisione
degli articoli pubblicati in letteratura che porta gli autori di questo lavoro
a concludere che il sale fa male, sempre. A prescindere dal fatto che faccia o
meno aumentare la pressione arteriosa.
lunedì 9 marzo 2015
Lo “Sportello donna” del San Camillo deve continuare ad esistere
Esiste da cinque anni e mezzo il Centro di accoglienza al
Pronto Soccorso dell'ospedale San Camillo di Roma. Ed esiste a ragion veduta,
visto che in questi anni il centro ha dato assistenza ad oltre duemila donne
vittime di violenza. La stragrande maggioranza sono italiane, sposate o
conviventi, ma anche donne libere che spesso hanno detto basta a un rapporto
che non volevano più. Sono soprattutto donne tra i 30 e i cinquantacinque anni.
Madri di famiglia, studentesse ed anche pensionate. Sei su dieci hanno subito
anche più di una forma di violenza. Donne che conoscono bene loro carnefici:
sono i mariti, i conviventi, parenti e anche ex fidanzati; padri, fratelli e
figli. Ma possono essere anche conoscenti stretti e colleghi di lavoro.
Raramente l’aggressore è uno sconosciuto. E la maggioranza sono ancora sotto il
giogo di chi le ha maltrattate.
lunedì 2 marzo 2015
Sì ai tagli alla sanità, ma attenzione a non cancellare i diritti alla salute dei cittadini
Si è conclusa la Conferenza Stato-Regioni che ha convenuto
sull’importo di 2,352 miliardi da tagliare al fondo sanitario 2015, rinviando
però a nuova intesa (da adottare entro il prossimo 31 marzo) il dettaglio delle
misure da adottare per garantire i risparmi in sanità. Inoltre sono previsti
anche tagli per 285 milioni sull’edilizia sanitaria. Il tutto quindi porta la
cifra dei tagli per la sanità a quota 2,637 miliardi di euro. Sono state quindi
individuate misure di razionalizzazione ed efficienza della spesa del Sistema
sanitario nazionale ma al contempo al rafforzamento dei sistemi di monitoraggio
in ordine all’attuazione del Regolamento sugli standard ospedalieri. Le Regioni
e le province autonome potranno conseguire, comunque, il raggiungimento dell’obiettivo
finanziario intervenendo su altre aree della spesa sanitaria, alternative
rispetto a quelle individuate dall’intesa da sancire entro il 31 marzo
prossimo, ferma restando la garanzia del raggiungimento dell’equilibrio di
bilancio del proprio Sistema sanitario regionale, assicurando in ogni caso,
economie non inferiori a 2,352 miliardi di euro.
martedì 24 febbraio 2015
Per il ministro c’è un abuso nell’uso del Pronto Soccorso. E pensa ai Ticket
Le
recenti dichiarazioni del ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, in una
trasmissione televisiva, fanno riflettere. La prima reazione potrebbe essere di
fastidio, ossia pensare che così si chiude sempre più la porta nei confronti
degli indigenti. Ma a bene vedere le cose non starebbero così. Anche perché
troppi sono i nodi ancora irrisolti della sanità italiana: dai tagli agli
sprechi, fino alla disorganizzazione e alle differenze tra le varie Regioni. Ma
tutto deve partire dall’informatizzazione della rete in maniera capillare,
eliminando le diseguaglianze che caratterizzano le varie aree geografiche
d’Italia. Un modello unico da seguire, questo serve, anche se applicarlo, lo sappiamo
bene, non è facile.
Anche perché, come ha rimarcato la Lorenzin, oggi uno dei problemi in sanità è
“far applicare la legge nazionale alle Regioni” ribadendo che “se le Regioni
non applicano le norme si mandano i commissari”.
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venerdì 20 febbraio 2015
20 minuti al giorno di passo svelto allungano la vita di qualche anno
Uno studio americano condotto su 33 mila persone dimostra
quello a cui molti non vorrebbero credere. Infatti, pare che la sedentarietà è
causa di morte più dell’obesità. Anzi, a voler essere precisi, la prima uccide
il doppio della seconda. E questo studio, appena pubblicato su American Journal
of Clinical Nutritione, in origine era mirato a individuare possibili
correlazioni tra cancro e dieta e che tra le altre variabili ha registrato
anche attività fisica e indice di massa corporea (BMI).
La ricerca ha analizzato dati relativi a oltre 334 mila
persone di entrambi i sessi e, confrontando il numero dei decessi tra diversi
gruppi, ha scoperto che quelli
correlabili all’obesità erano circa la metà di quelli legati alla sedentarietà.
La buona notizia è che basta un minimo di attività fisica, ma praticata con
costanza, cioè tutti i giorni, per correggere questo elemento di rischio,
soprattutto tra i più giovani. E la ‘dose’ minima di attività fisica
raccomandata dal primo autore dello studio, Ulf Ekelund, professore di medicina
sportiva presso l’Unità di Epidemiologia del Medical Research Council
(Università di Cambridge), è una camminata a passo veloce per 20 minuti al
giorno.
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sabato 7 febbraio 2015
Allarme depressione. L’uso di antidepressivi è in costante aumento
E’
definita la malattia del secolo. Strisciante e subdola, colpisce nel segreto
dell’intimità umana e lascia tracce profonde. Una malattia a cui non piace il
palcoscenico, spesso sottovalutata dalla medicina tradizionale, eppure
altamente invasiva e drammaticamente attuale. E’ la depressione, che quando
colpisce lascia segni che vanno a stravolgere la vita di relazione degli esseri
umani. Il diffondersi sempre più evidente della depressione è evidente nei dati
del Rapporto Osmed 2014 diramati all'Aifa: nel nostro Paese il consumo di
antidepressivi è divenuto talmente ampio da costituire, a detta dei vertici
dell’agenzia, 'una delle principali componenti della spesa farmaceutica
pubblica'. Durante i primi 9 mesi del 2014, i nostri concittadini hanno acquistato
più antidepressivi, e contestualmente meno antibiotici e meno vaccini. Non c'è
da stupirsi: da tempo la rabbia e la depressione vengono individuati da enti di
ricerca e istituzioni quali fattori chiave della crisi sociale che stiamo
attraversando. Ciò che invece stupisce è che si continui a trascurare
l'opportunità di appropriatezza ed efficacia offerta dall'apporto di psicologi
e psicoterapeuti, le cui potenzialità vengono tuttora colpevolmente trascurate
dal Servizio Sanitario Nazionale. Eppure curare la depressione costa poco
rispetto ai costi diretti ed indiretti che genera.
martedì 3 febbraio 2015
Uno studio Istat svela il “sommerso” della sanità italiana e traccia nuove prospettive
Si
chiama Multiscopo ed ha venti anni l’indagine sulla salute che l’Istat ha pubblicato
recentemente creando un patrimonio informativo ricco e importantissimo per le
politiche sanitarie, e che permette di comprendere meglio le trasformazioni in
atto nel Paese. Le nuove caratteristiche e dimensioni
dell’abuso di alcol in Italia, la correlazione tra aumento della disabilità e
l’invecchiamento della popolazione, il legame tra rischio di morire e livello
di istruzione: si tratta di dinamiche essenziali per fotografare il quadro del
nostro Paese e che l’Istat ha potuto misurare soltanto grazie alle sue indagini.
Un sistema di rilevazioni che, dal 1993, costituisce uno spaccato per
eccellenza del nostro paese per ampiezza dei temi trattati, accuratezza
metodologica e campione raggiunto. Progettata per la produzione di dati sugli
individui e sulle famiglie, l'indagine Multiscopo è diventata una miniera
d'informazioni sulle trasformazioni della società italiana ed è stata dibattuta
nel convegno dal titolo ‘Qualità della vita in Italia: vent'anni di studi
attraverso l'indagine Multiscopo’, svoltosi presso la sede dell’Istat di Roma.
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venerdì 23 gennaio 2015
Per la Corte dei conti dal 2010 la spesa sanitaria è in calo di 3 miliardi di euro
Per
rendersi davvero conto di quanto superfluo produceva la sanità italiana in
questi ultimi anni, basta pensare che è stata segnalata dalla Corte dei Conti
una discesa della spesa sanitaria di 3,1 miliardi di euro tra il 2010 e il 2013
pari al -2,8%. Un risultato ottenuto soprattutto attraverso la contrazione della
spesa per il personale e della farmaceutica convenzionata, anche se si segnala
come i ticket sui medicinali siano cresciuti del 66% negli ultimi 4 anni.
Permangono invece “difficoltà” nel contenere la spesa farmaceutica ospedaliera
nonostante il ‘tetto’. E non si contrae nemmeno la spesa per beni e servizi.
Bene invece i conti delle Regioni in Piano di rientro che riducono i disavanzi,
anche se le coperture richieste ai cittadini in molte Regioni (con addizionali
Irpef e Irap alle stelle) continuano ad essere essenziali per far quadrare i
conti di Asl e ospedali. Ora bisognerà vedere, però, quanto di non superfluo,
ma essenziale, si è andato a tagliare, e qui comincia il dibattito.
Questo è quanto emerge dall’analisi dell’ampio capitolo che la Corte dei conti dedica alla Sanità nella sua ‘Relazione sulla gestione finanziaria per l’esercizio 2013 degli enti territoriali’.
Questo è quanto emerge dall’analisi dell’ampio capitolo che la Corte dei conti dedica alla Sanità nella sua ‘Relazione sulla gestione finanziaria per l’esercizio 2013 degli enti territoriali’.
martedì 20 gennaio 2015
L'Ocse promuove la sanità italiana, ma i tagli pregiudicano il futuro
Non
è facile gestire un bilancio risicato all’osso, specie quando questo bilancio
viene da gestioni dissennate. E quindi non è facile neanche garantire che gli
sforzi in atto per contenere la spesa in campo sanitario non vadano a intaccare
la qualità dei servizi, specie quelli imprescindibili legati alla salute
pubblica, facendo attenzione a non mettere in maggiore difficoltà le Regioni
dalle infrastrutture più deboli, ma, al contrario, permettendo a queste di
erogare servizi di qualità pari alle Regioni “migliori”. L'analisi è contenuta
nella ‘Revisione Ocse sulla qualità dell’assistenza sanitaria in Italia’,
frutto di un lavoro di indagine e ricerca avviato da un progetto del 2012
finanziato dal ministero della Salute ed elaborato dalla Divisione Salute
dell’Ocse di Parigi, con la collaborazione di Agenas e della Direzione Generale
della Programmazione Sanitaria del Ministero della Salute. Lo studio mette in
evidenza quelli che sono gli aspetti positivi del Sistema Sanitario nazionale
individuati nel documento. Emergono in primis gli indicatori di esito, qualità
ed efficienza che risultano uniformemente notevoli. L’aspettativa di vita, 82.3
anni, è la quinta più alta tra i Paesi Ocse.
sabato 10 gennaio 2015
Con la crisi il 15% degli italiani ha effettuato meno controlli per motivi economici
Nel 2013 si è registrato un calo dei controlli sanitari da
parte della popolazione italiana. Certamente dovuto alla crisi che ha portato
molti pazienti a rinunciare alla spesa legata ad un controllo spesso utile
soltanto a tranquillizzarci. Anche se la cosa non può rasserenarci, anzi.
Infatti la nostra salute dovrebbe avere sempre la precedenza sulle altre nostre
voci di spesa. Cosa che resta, certo, ma che il calo segnala con
preoccupazione. La maggioranza degli italiani, infatti, (53%) ha razionalizzato
negli ultimi 12 mesi le spese per la salute. Il 38% fa solo le visite
indispensabili quando ne ha davvero bisogno, mentre il 15% dichiara apertamente
di effettuare meno controlli per motivi economici.
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